E se rileggere il proprio passato, prendere coscienza del presente e proiettarsi nel futuro permettesse di offrire una seconda chance alla propria relazione coniugale? È proprio quel che raccomanda il terapeuta americano Gary Chapman per tentare di salvare coppie sull’orlo del baratro.Se Gary Chapman è noto per aver enunciato i cinque linguaggi dell’amore e per aver così contribuito a migliorare la comunicazione e dunque la vita di migliaia di coppie, il suo metodo dei “tre padelle” ha riscosso minor attenzione. Senza dubbio perché egli non ha pubblicato alcuna opera teorica dedicata allo specifico argomento, bensì l’ha evocato in maniera poetica in un breve romanzo, A marriage carol, pubblicato negli USA nel 2011.
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Lungo una storia che sa di racconto iniziatico, sul crinale tra il reale e il fantastico, il celebre terapeuta tenta d’insufflare energia, alcuni consigli e molta speranza alle coppie in difficoltà. Al seguito di Marlee, banale protagonista che dopo vent’anni di matrimonio sta per divorziare, il lettore è sottilmente invitato a fare esperienza di tre padelle: tre padelle che simboleggiano il passato, il presente e il futuro di una coppia.
La prima padella permette di vedere i ricordi del passato, dolci o dolorosi, sui quali una coppia si è costruita. Una maniera di rivivere la storia di fondazione della coppia, ma soprattutto di prendere coscienza di un eventuale rimorso, non sempre formulato ma che avvelena la relazione – quello di non poter tornare indietro: «L’aspirazione a ritrovare quel luogo e quella stagione benedetta risuona in noi e fa sorgere una passione per qualcosa che non può essere vissuto di nuovo».
La seconda padella apre una finestra sul presente, e in particolare sui figli, sugli amici che circondano d’affetto la coppia. Realizzare quante persone «vi amino e si occupino di voi» fa riflettere. Il terapeuta non sottovaluta neppure il potere della preghiera per una coppia in difficoltà. Sapere che altri pregano per voi è una lezione di umiltà.
L’ultima padella lascia intravedere l’avvenire e offre una visione di quel che potrebbe essere la vita domani a seconda di ciò che si sceglie oggi. Gary Chapman non manca di sottolineare che l’erba del vicino può sembrare sempre più verde… Secondo lui, però, «la più grande speranza di un amore per tutta la vita non può concretarsi che con la persona cui avete detto “sì” in chiesa». Marlee trae tre grandi lezioni da queste fantastiche visioni.
1Una questione di scelta
Ogni scelta posta nella vita quotidiana ha una conseguenza sulla vita della coppia: o mi avvicina al mio coniuge o me ne allontana. «Le scelte che fate guidano il vostro cuore verso vostro marito o ve ne allontanano: mai sono senza conseguenze», avverte Gary Chapman. Tutto sta nel discernere le scelte che avvicinano i coniugi e quelle che li allontanano l’uno dall’altro. Un primo passo può consistere nell’adottare un nuovo modo di interagire col proprio coniuge, manifestandogli più tenerezza e affetto, più empatia. Allora «il partner si troverà a confrontarsi con una profonda evoluzione nella relazione», promette il terapeuta. «Quella di un altro voi-stesso che gli mostra di amarlo».
2Non perdere la speranza
«Non esiste al mondo un luogo così secco e sterile che l’amore non possa farne germogliare un giardino». Una frase che torna nel testo a due riprese. Una convinzione cara al terapeuta: la speranza di salvare una coppia resta sempre, anche quando i due coniugi non ci credono più. Del resto, Chapman confida che spesso quando le coppie arrivano in consulenza sono già disperate, e che allora lui propone ai coniugi di attaccarsi alla speranza che lui nutre per loro. Non la speranza di far rinascere la passione dei primi anni, ma quella di immaginare un avvenire insieme.
3Porre la propria fiducia in Dio
Se Chapman incita le coppie in difficoltà ad aggrapparsi alla speranza di un terzo, il vero salvatore nella storia non è certo il terapeuta, bensì Dio. Tutto sta nel lasciarlo agire e nel dargli fiducia.
La più grande speranza risiede in un amore che sta fuori di noi: l’amore di Dio nella sua volontà di riconciliarci con lui. Egli ha fatto la scelta di mandarci suo figlio per una missione di salvezza. È per questa ragione che celebriamo il Natale. La nostra preghiera è che l’immensa speranza apportata dalla venuta di Dio fatto uomo nutra la speranza che abbiamo nella nostra relazione col nostro coniuge.
Quando si è fatto tutto il possibile, arriva il momento di abbandonarsi totalmente a Dio: «L’importante è non fare altri sforzi», afferma il terapeuta, che è pure un pastore: «Lasciate che Dio faccia quel che voi non potete fare».
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]