Il desiderio appassionato di Trascendenza dell’artista dà vita, in piena pandemia, all’esposizione “Soglie. 2019-2020” accolta dal Museo di Arte Contemporanea di LissoneLa Chiesa Cattolica non è mai stata estranea all’arte moderna ma è stato il Concilio Vaticano II (1962-1965) che ha inaugurato un’inedita fase di apertura all’attualità, con un’attenzione forte verso la cultura contemporanea.
Arte contemporanea e Assoluto
Questo percorso è iniziato tra gli anni Sessanta e Settanta con la costituzione, da parte di San Paolo VI, della prima collezione di arte contemporanea del Vaticano (Papa Paolo VI ha iniziato a parlare pubblicamente di arte contemporanea nel 1963 e nel 1973 ha fondato la prima “Collezione d’Arte Religiosa Moderna” dei Musei Vaticani), in questo senso espressioni artistiche mai prima considerate dalla Chiesa divengono anch’esse, ufficialmente, strumenti di nuova evangelizzazione.
Nel tempo questa linea è proseguita con i successori di Papa Montini, attraverso le attente locuzioni dei pontefici san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ed infine, giungendo ai nostri giorni, con le esortazioni apostoliche di Papa Francesco, il quale ha sottolineato il concetto di bellezza come espressione di Dio e l’importanza dei nuovi linguaggi delle arti quali strumento di parabola e via di rivelazione (Papa Francesco, esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, n. 167).
L’arte contemporanea, certamente, non può trovare risposte definitive al mistero della Fede ma esprime le ragioni di una profonda inquietudine che, solo cercando di ascendere verso l’Assoluto, l’Uomo è in grado di quietare, e soddisfacendo in ciò il bisogno di purezza, bellezza, verità, che è insito in lui.
In raffronto a questo quadro di valori, nel panorama attuale, emerge l’esiguità di artisti contemporanei, soprattutto astratti e di giovane generazione, che manifestino con chiarezza la propria appartenenza alla cultura cattolica.
Raffaele Cioffi, “Alla luce della croce”
Tra questi pochi vi è senz’altro il pittore Raffaele Cioffi (Desio, 1971) il quale ha sempre mantenuto, come faro della sua ricerca, l’espressione visiva di un collegamento tra dimensione fisica e dimensione spirituale, pur non essendo un artista “religioso” nel senso stretto del termine.
L’occasione in cui Cioffi esprime un chiaro interesse verso la simbologia cristiana avviene nel 2014, con la sua mostra “Alla luce della croce” al Museo di Arte Sacra di Villa Clerici a Milano: tema importante, e dall’artista molto sentito, quello appunto della croce, inteso quale simbolo assoluto di salvazione dell’Uomo.
L’artista, in quell’occasione, interpreta l’icona cristiana in modo originale: un’immagine appena accennata, che emerge verso chi guarda attraverso aloni di luce e riflessi di colore, esprimendo in modo efficace la sintesi pura del suo significato e il carattere della sua trascendenza.
“Soglie”, non “porte”
In questi giorni di novembre 2020 – non senza notevoli difficoltà a causa della pandemia in atto – l’artista allestisce un’esposizione in uno dei musei più importanti del nord Italia, il MAC – Museo di Arte Contemporanea di Lissone, città dove lavora e nella quale ha sviluppato gli ultimi anni della sua ricerca che sono i passi più recenti di una attività artistica trentennale condotta in Italia e nel mondo.
La mostra, che chi scrive ha curato, si intitola “Soglie. 2019-2020” e presenta, nei vasti spazi del primo piano del museo, lavori inediti degli ultimi due anni e, soprattutto, grandi tele di due metri per due realizzate appositamente per l‘evento.
Il titolo scelto non è casuale: appunto “soglie”, non “porte”, proprio perché il termine sottolinea una demarcazione metafisica, non tangibile ma percepibile, che definisce il varco tra la dimensione fisica e il luogo dello spirito (e non solo della mente, cioè dell’immaginazione).
Dunque non si tratta più di partire da un simbolo preciso, come aveva fatto con la croce, ma di suggerire un movimento interiore stimolato da immagini al limite del definibile, di provocare una riflessione su ciò che noi possiamo percepire oltre la nostra dimensione umana.
Trascendenza
Questo desiderio appassionato di “trascendere” rappresenta l’essenza del fare pittura di Raffele Cioffi: oltrepassare la dimensione visibile e reale dell’opera d’arte provocando nell’osservatore una narrazione interiore, innescata proprio dalle sensazioni estetiche delle sue visioni.
In questo modo si attua il primato della pittura astratta (nelle sue varie espressioni), troppo spesso valutata come incomprensibile, criptica, sfuggente, in realtà capace di condurre lo spettatore verso stimoli profondi che trovano nella psiche, nell’inconscio, il terreno fertile per innescare la percezione del nostro intimo essere.
Le “Soglie” di Raffaele Cioffi aprono allo spettatore un mondo, di colore e di luce, in cui le composizioni pittoriche, caratterizzate da cromie fibrillanti e porose, costruite con una complessa tecnica di stratificazione dei pigmenti, permettono di coinvolgere chi guarda in una esperienza visiva sorprendente.
Bisogno universale di speranza
Ed è il colore l’elemento che trionfa nel linguaggio del pittore, un colore che sembra dissolversi e ricomporsi, facendo emergere, tra vapori e riflessi impossibili, le sfuggenti “soglie” fluttuanti. Questi varchi, in apparente continua pulsazione, sembrano oltrepassare il piano fisico della tela con un affascinante effetto tridimensionale.
L’artista, in questo modo, costruisce una pittura che esalta il ruolo dell’osservatore, elevato a protagonista di una esperienza di viaggio attraverso i passaggi ultra-dimensionali che gli aloni e i riflessi da lui creati, immediatamente, suggeriscono.
Mediante le sue opere Cioffi sottolinea il senso di una profonda presa di coscienza che investe la figura dell’artista quale interprete di un bisogno universale di speranza. Una rivelazione attesa, che superi la condizione oggettiva, talvolta difficile, in cui tutti noi ci troviamo.