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Le apparizioni più clamorose delle anime del purgatorio

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/11/20
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Dall’esorcista Tommaselli a santa Teresa d’Avila: ecco le richieste delle anime per uscire dal purgatorio e approdare verso Dio

Il soprannaturale esiste e, se esiste, deve potersi manifestare. La vita delle anime del purgatorio è ‘vita’, e perciò ammette manifestazioni. E’ la tesi di don Marcello Stanzione In “Apparizioni straordinarie delle anime del purgatorio” (Edizioni Segno).

Il purgatorio è la condizione, il processo o il luogo di purificazione o di pena temporanea in cui, secondo la credenza cattolica, le anime di coloro che muoiono in uno stato di grazia sono preparate per il paradiso. Nel libro, don Marcello raccoglie una serie di testimonianze su apparizioni clamorose di anime purganti.

El purgatorio y el deseo del cielo – fr

iStockPhoto

La madre dell’esorcista Tommasellii

Don Giuseppe Tommaselli (1902-1989), noto esorcista, ha riportato nei suoi scritti l’apparizione dell’anima di sua madre.

«Da due anni e mezzo mia madre era morta. Ecco all’improvviso apparire nella stanza, sotto sembianze umane. Era triste assai. – Mi avete lasciata nel Purgatorio!. – Sinora in Purgatorio siete stata? – E ci sono ancora!. L’anima mia è circondata di oscurità e non posso vedere la Luce, che è Dio! Sono alla soglia del Paradiso, vicino al gaudio eterno, e spasimo del desiderio di entrarvi; ma non posso! Quante volte ho detto: Se i miei figli conoscessero il mio terribile tormento, ah! Come verrebbero in mio aiuto! – E perché non veniste prima ad avvisare? – Non era in mio potere. – Ancora non avete visto il Signore? – Appena spirata, ho visto Dio, ma non in tutta la sua luce».

don giuseppe tommaselli

Padre Tommaselli.

“Ho bisogno di una sola messa”

Il dialogo tra Tommaselli e sua madre prosegue così:

«Cosa possiamo fare per liberarvi subito? – Ho bisogno di una sola Messa. Iddio mi ha permesso di venirla a chiedere. – Appena entrate in paradiso, ritornate a darne notizia! – Se il Signore lo permetterà! … Che Luce … che splendore! … – Così dicendo si dileguò la visione.

Si celebrarono due Messe e dopo un giorno riapparve, dicendo: Sono entrata in Paradiso! – Dopo quanto ho esposto, dico a me stesso: Una vita esemplarmente cristiana, una grande quantità di suffragi … e due anni e mezzo di Purgatorio! … Altro che i giudizi degli uomini!» (Don Giuseppe Tomaselli, I Nostri Morti, Messina, 1953, pagg. 7-10).


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L’amico del beato Suso

Nella biografia del frate domenicano, il beato Enrico Suso di Ulm, ci sono episodi di apparizioni di anime del purgatorio. Si racconta che durante gli anni di studio a Colonia, egli aveva avuto un caro amico col quale, al momento di separarsi, aveva fatto il patto che quando l’uno dei due morisse, l’altro gli avrebbe dimostrato la propria amicizia anche dopo la morte, celebrandogli per un anno due Messe alla settimana: al lunedì una Messa da morto, al venerdì una Messa in memoria della passione del Signore.

HENRY SUSO

Public Domain

Il beato Suso.

“Mi sono ricordato di te durante le mie messe”

Parecchi anni dopo morì l’amico di Suso, ma il beato, pur ricordando sempre fedelmente il defunto, aveva dimenticato il patto. Un giorno, mentre era nella cappella, immerso in meditazione, l’amico gli si pre- sentò e gli disse in tono di rimprovero: “Ahimè amico, quanto è grande la tua infedeltà! Come ti sei dimenticato di me!” Suso rispose: “Ma mi sono sempre ricordato di te durante le mie messe!”.

Il morto però rispose: “Questo non basta; mantieni il nostro patto delle Messe di modo che il Sangue Innocente estingua per me il fuoco che mi punisce, ed io possa esser liberato dal Purgatorio”. Da allora egli lo fece di cuore, rammaricandosi di essersene dimenticato.


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La liberazione dell’anima di santa Teresa d’Avila

Santa Teresa d’Avila ci narra come scorse la liberazione di un’anima del purgatorio, mentre andava a ricevere la S. Comunione. L’esempio è di grande interesse anche perché mostra quanto piaccia a Dio che si aiutino le anime purganti, e come dobbiamo affrettarci ad aiutarle. La Santa racconta dunque nel suo libro sulla fondazione dei conventi: “Il giorno dei morti, l’onorevolissimo Sig. Don Bernardino de Mendoza mi regalò una casa ed un giardino a Valladolid, perché vi fondassi un convento in onore della S. Vergine”.

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L’apparizione del Signore

Santa Teresa continua la sua accurata descrizione:

«Due mesi dopo quel buon signore ebbe un colpo apoplettico in seguito al quale perdette la parola, ma il Signore mi fece sapere della morte del nostro gran benefattore e mi comunicò anche che era salvo, ma avrebbe dovuto rimanere in purgatorio fino a che venisse celebrata la prima S. Messa nella nostra nuova casa a Valladolid.

Questo mi addolorò molto e per quanto avessi desiderato di poter iniziare la costruzione del nuovo convento a Toledo prima che fosse terminata quella del convento di Valladolid, ritornai immediatamente quivi, per affrettare il più possibile i lavori. Un giorno, mentre pregavo nella chiesa di Medina del Campo, mi apparve il Signore che mi incitò ad aprire presto il convento di Valladolid, poiché l’anima di Mendoza soffriva delle pene indicibili».


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Il ritorno a Valladolid e l’anima del benefattore

Allora la santa tornò subito a Valladolid «per incitare gli operai ad un maggiore zelo. Ma quando vidi che, non ostante tutti gli sforzi degli operai, occorrevano ancora alcune settimane perché la nuova chiesa potesse essere tanto avanti coi lavori da potervi tenere il Servizio divino, chiesi al Vescovo il permesso di poter adattare ad uso delle suore una cappella provvisoria, fino a completamento della chiesa. Cosa che mi fu subito concessa».

Si preparò la cappella in tutta fretta, e «quando vi fu celebrato per la prima volta il Santo Sacrificio, nell’attimo in cui mi avvicinavo all’altare per ricevere la santa comunione, con mia grande gioia scorsi l’anima del nostro benefattore che a mani giunte e con volto luminoso mi ringraziava ed entrava in cielo».


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Il messaggio a padre Wimmer: da 76 anni sono in purgatorio

Il 26 febbraio 1860 padre Bonifacio Wimmer, che viveva in America, rese noto questo fatto:

«Nel nostro convento di S. Vincenzo, nei pressi di Latrobe, un novizio ebbe l’apparizione di un monaco benedettino, in veste da coro. Era il 18 settembre 1859, e l’apparizione si ripeté da allora fino al 19 novembre tutti i giorni, ora di giorno, tra le 11 e le 12, ora di notte tra mezzanotte e le due. Solo il 19 novembre il novizio, in pre- senza di un confratello, chiese all’apparizione che cosa volesse»

La risposta fu: «Da 76 anni languo in purgatorio, perché non ho celebrato 17 S. Messe che avevo il dovere di celebrare. Fra 11 anni dovrò ancora apparire così se tu non mi aiuti». Poi l’apparizione chiese che venissero celebrate per lei 7 S. Messe e che il novizio facesse gli esercizi per 7 giorni.


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