A Malpique, nel sud dell’isola di La Palma, si trova questo cimitero particolare in cui nessuno, ovviamente, può accendere una candela
Alle isole Canarie c’è il cimitero subacqueo dei martiri gesuiti. Un cimitero situato a 20 metri di profondità, a Malpique, che è anche uno dei siti di immersione più conosciuti di La Palma, una delle isole più piccole dell’arcipelago spagnolo.
Questo particolare monumento, creato nel 2000, racconta La Nacion (4 novembre), ha 40 croci di pietra che rappresentano i 40 martiri di Tazacorte. Si tratta di un gruppo di monaci gesuiti di nazionalità portoghese e spagnola, che furono gettati in mare da una nave dopo un attacco dei pirati. Sicuramente la storia di questo cimitero è tra le più singolari al mondo.
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Immersi contro la loro volontà
Quasi 500 anni fa, 40 gesuiti si “immersero” lì contro la loro volontà, affogando nelle profondità dell’Oceano Atlantico soprattutto perché non potevano usare né braccia né gambe. Sì, la storia dei martiri di Tazacorte è sanguinosa e brutale, ma allo stesso tempo è molto interessante.
La storia del cimitero subacqueo alle isole Canarie inizia nel cuore e nella mente del beato padre Ignacio de Azevedo, un gesuita portoghese che dopo una missione di due anni in Brasile, commosso dalla povertà sia materiale che spirituale che vi aveva riscontrato, decise di organizzare un gruppo di chierici disposti a svolgervi l’attività evangelizzatrice. In poco tempo riuscì a convincere il generale dei Gesuiti, Francisco de Borja, e 69 volontari a recarsi nella colonia portoghese per sostenere la missione di evangelizzazione.
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La partenza alla volta di Madeira benedetta dal Papa
L’iniziativa venne anche benedetta da Papa Pio V, che consegnò al beato Ignacio l’immagine della Madonna della basilica di Santa Maria Maggiore. Dopo cinque mesi di preparativi, il 5 luglio 1570 sette navi e una caravella partirono alla volta di Madeira, dove giunsero dopo una settimana di navigazione. E lì terminò la parte gradevole del viaggio.
Nell’isola i missionari sentirono voci sul fatto che nelle acque circostanti giravano pirati francesi, che oltre alla nota ostilità nei confronti degli altri partecipanti al traffico marittimo avevano un’avversione particolare per i cattolici, essendo loro ugonotti. Una parte consistente della spedizione decise di rimanere a Madeira, tranne i 39 gesuiti temerari e il beato Ignacio, che nonostante tutto salparono sulla nave San Jacobo alla volta dell’isola di La Palma.
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La visione del martirio
Sull’isola padre Ignacio incontrò un suo amico di scuola, che invitò a casa sua per alcuni giorni tutta la spedizione. Secondo la leggenda, il beato Ignacio celebrò una Messa nella cappella locale, durante la quale ebbe la visione del suo martirio. A quanto pare, la rivelazione lo atterrì tanto che lasciò la traccia dei denti sul calice liturgico. Sarà vero? Non si sa, ma ancora oggi si conserva la casula con cui il beato celebrò quella Messa.
L’assalto dei pirati
Il 13 luglio, la squadra decise di navigare fino all’altro lato dell’isola raggiungendo il porto di Santa Cruz, ma quando erano più o meno a metà strada incontrò le navi francesi, comandate dal pirata Jacques de Sores. Erano molto più veloci della San Jacobo, e quindi tre pirati salirono rapidamente sull’imbarcazione dei missionari. Non si trattennero tuttavia molto, perché l’equipaggio della San Jacobo era più numeroso e li spedì rapidamente all’altro mondo, cosa che fece ovviamente infuriare gli altri pirati.
Il massacro e le torture
Padre Ignacio decise di tirar fuori l’immagine della Vergine donata dal papa, la collocò sull’albero maestro ed esortò l’equipaggio a pregare. Se a qualcuno sembra strana la decisione pacifista del religioso, pensi ai tanti pirati di fronte ai gesuiti disarmati e alle rapide imbarcazioni dei corsari. La sentenza di morte venne firmata nel momento in cui gli ugonotti francesi apparvero all’orizzonte.
Quelli che assalirono la San Jacobo diedero il via a un vero massacro. Tagliarono la testa dei gesuiti che pregavano in ginocchio. Ad alcuni tagliarono anche mani e piedi, gettando i corpi in mare perché affogassero nelle profondità dell’oceano senza poter far nulla.
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Il gesuita che si salvò
Come possiamo conoscere il resoconto in modo tanto dettagliato? Anche se i pirati uccidevano con particolare crudeltà chiunque indossasse una tonaca, un gesuita si salvò. Juan Sánchez sopravvisse solo perché era cuoco e i corsari ne avevano bisogno. Il gesuita fuggì quando arrivarono al porto più vicino.
Le beatificazione dei 40 martiri
Grazie al suo racconto, l’11 maggio 1854 Papa Pio IX beatificò i 40 martiri di La Palma. Nel 2000, per onorarne la memoria, sono state calate sul posto 40 grandi e pesanti croci di pietra. Così, in questa piccola isole delle Canarie è nato il cimitero subacqueo. I locali credono che grazie a loro le acque dell’oceano, in genere molto mosse, si siano calmate, come se volessero onorare la memoria dei gesuiti con il loro silenzio.
Forse qualcuno si chiederà perché i martiri siano 40 se uno è riuscito a fuggire. Il fatto è che il nipote del capitano dell’imbarcazione, Juan de San Juan, di 14 anni e candidato all’Ordine, è stato considerato uno dei martiri.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]
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