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Si può vivere (e morire) nella speranza

MEXICO
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Miriam Esteban Benito - pubblicato il 02/11/20
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Il rapporto con Dio ci apre alla saggezza che la morte è il principio e non c’è nulla da temereNon so a voi, ma a me piacerebbe che quando me ne andrò da questo mondo dei viventi ci sia qualcuno che preghi per me. Non vogliamo forse tutti andare in Cielo?

Curiosamente, negli ultimi tempi i cimiteri sono diventati luoghi in cui regnano paura e superstizione. Si sta diluendo l’idea di considerare la morte qualcosa di normale.

In molti casi ci sentiamo bloccati o violenti di fronte a certe situazioni sociali collegate al tema della morte o della vita eterna.

Da dove deriva questa paura? L’uomo è senz’altro affamato di eternità. Nel corso della storia lo hanno espresso scrittori, artisti e cantanti. L’essere umano ha un desiderio intrinseco e profondo di vivere per sempre.

L’ansia di eternità (ricerca della fama, sviluppo di progetti personali…) si annida in molti dei nostri comportamenti umani.

Per sempre

Per fortuna, ci viene incontro la speranza. Nei prossimi giorni celebreremo la festa di Tutti i Santi e commemoreremo i fedeli defunti.

È un ricordo del fatto che l’uomo è stato creato da Dio per essere felice sulla Terra e in seguito anche in Cielo.

Come esseri umani, la morte ci fa vedere la nostra finitezza, ci mette per qualche secondo davanti agli occhi la realtà dell’effimero. Ci limita anche, può farci venire le vertigini, perché pone fine a tutti i sogni vani dell’uomo.

Allo stesso tempo, senza di essa la nostra vita non avrebbe alcun significato, non avremmo un destino, e i nostri fini, le azioni o le scelte non darebbero senso alla nostra quotidianità.

Due tipi di vita

Nessuno mette in dubbio il fatto che nell’essere umano esista una vita naturale in cui la nostra libertà è la protagonista principale.

Questa vita naturale è segnata dalle nostre azioni o condotte, che costruiscono a poco a poco la nostra esistenza.

Ogni giorno, però, conviviamo anche con una vita soprannaturale. È più presente di quanto immaginiamo, ed è riflesso dell’azione divina nella nostra vita.

In questo periodo più che mai siamo invitati a tener presente che i nostri cari defunti continuano ad essere vivi, ma non in un “nulla” privo di senso, quanto nella grandezza e nella sublimità di una vita eterna dopo il Giudizio di Dio.

Quanto impegno mettiamo noi uomini nei doveri terreni, e quanto poco nella nostra quotidianità viviamo con lo sguardo volto all’eternità!

Il rapporto con Dio ci apre alla saggezza sul fatto che la morte è il principio e non c’è nulla da temere.

Nell’antichità i morti erano molto presenti nella vita quotidiana, e in un certo modo aiutavano e guidavano i vivi.

Oggi parte di questa cultura si mantiene nel popolo messicano. Questo ci fa riflettere sul valore della vita terrena e sul senso del passaggio dalla morte alla vita eterna.

Nell’Angelus del 2 novembre 2014, Papa Francesco ha affermato:

“Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio”.

Non basta, quindi, che i defunti siano ricordati e onorati con fiori o preziose sepolture.

La Chiesa ci invita annualmente ad approfondire la convivenza tra la Chiesa militante (noi, i vivi), la Chiesa trionfante (quelli che sono già in Cielo) e la Chiesa purgante (chi è in Purgatorio).

E quante cose può fare per noi un’anima che abbiamo aiutato ad arrivare in Cielo!

Per questo in queste date le anime del Purgatorio potrebbero essere oggetto di “dayketing”, anche se in questo caso non si tratterebbe di una strategia di marketing orientata ad approfittare di date segnalate per aumentare la redditività di azioni commerciali.

Piuttosto, fatti salvi i paragoni, abbiamo la festività dei santi e dei defunti dietro l’angolo ed è importante aumentare le preghiere per le anime di chi ha lasciato questa vita.

Le anime del Purgatorio non possono più guadagnarsi dei meriti per uscire da lì, ma noi possiamo farlo per loro e aiutarle mediante preghiere, sacrifici (soprattutto la Santa Messa) e le indulgenze.

Speriamo che queste date siano l’occasione per:

. rafforzare, attraverso la preghiera, i legami con i nostri familiari defunti, che neanche la morte può spezzare; che siano anche ora il nostro sostegno, e noi il loro;

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AFP

. ricordare i defunti non con tristezza ma con gioia (andiamo a visitarli e ad abbellire i nostri cimiteri), la stessa con cui stanno godendo del banchetto celeste che non finisce mai: la Casa del Padre;

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pixabay

. chiedere la grazia per poter vivere in questo periodo di tempo in cui coincidono il presente e l’eterno: impariamo a vivere con senso di speranza e di eternità;

NOSTALGIA

Monkey business images – Shutterstock

. interessarci di imparare qualcosa sui santi, godere e approfittare del tempo per riempirlo di buone opere. Dio ci ha donato il tempo per il nostro progresso, e la vita è un cammino di misericordia e redenzione. Lasciamoci sorprendere dalla Provvidenza divina perché si compia il progetto divine nella storia dell’umanità.

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Erica Tighe

Ci vediamo in Cielo?

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