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Conversioni forzate in Pakistan: 13enne rapita per sposare un musulmano

Proteste contro il rapimento di Arzoo Raja (nella foto sullo striscione) a Karachi.

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 26/10/20
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Arzoo Raja ha 13 anni, è cattolica e vive a Karachi. Dopo la sua scomparsa, la famiglia ha sporto denuncia alla polizia contro ignoti per il rapimento e la conversione forzata

Rapita il 13 ottobre scorso, costretta ad abbandonare la propria fede e a sposare il proprio rapitore, un uomo di 44 anni musulmano, Ali Azhar. Lei è Arzoo Raja, ha 13 anni, è cattolica e vive a Karachi, la megalopoli pakistana di 15 miglioni di abitanti, lungo la costa orientale del Mar Arabico. Questa adolescente è solo l’ultimo caso di conversione forzata.

Come rileva l’Ong “Human Rights Commission of Pakistan“, in una nota inviata all’Agenzia Fides, ogni anno almeno 1.000 donne cristiane e indù vengano rapite e costrette a convertirsi e sposare il loro aggressore. Molte famiglie non denunciano il reato o ritirano le loro denunce, di fronte alle minacce contro altri membri della famiglia.

Reati non puniti

Sabato scorso, 24 ottobre, un gruppo di cristiani e attivisti della società civile, guidato da due parlamentari, si è radunato di fronte al Karachi Press Club. Hanno denunciato la piaga dei rapimenti, delle conversioni forzate e dei matrimoni coatti ai danni di minorenni appartenenti alle minoranze religiose, anzitutto quella cristiana in Pakistan.

Questi reati dovrebbero essere perseguiti in base al Child Marriage Restraint Act del 2014, la cui applicazione tuttavia è spesso ostacolata dalle forze di polizia e da membri dell’autorità giudiziaria (La Repubblica, 26 ottobre).



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“Denuncia contro ignoti”

Nasir Raza, attivista per i diritti umani che assiste la famiglia cattolica di Raja in questo delicato frangente, parlando all’Agenzia Fides dichiara: «È l’ennesimo caso, una storia che si ripete. Il 13 ottobre la ragazza è stata rapita, e lo stesso giorno convertita con la forza all’Islam e costretta alle nozze islamiche impunemente. Arzoo stava giocando in casa, è uscita per andare in un negozio, poi non è più tornata. Dopo la sua scomparsa, la famiglia ha sporto denuncia alla polizia (First Information Report) contro ignoti intorno alle 17 del 13 ottobre».

Nasir Raza aggiunge: «Arzoo è una studentessa di 7a classe e, come attesta il regolare certificato di nascita della National Database and Registration Authority (NADRA), è nata il 31 luglio 2007». E spiega: «La famiglia della ragazza è sotto shock e molto tesa. Il comportamento inappropriato dei poliziotti alla stazione di polizia è un’altra sfida per la famiglia, in preda a sofferenza e disperazione». Non è il primo caso in cui si accusa la polizia locale di ritardo nell’avvio delle indagini sulle conversioni forzate in Pakistan.



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Prima udienza

La legale dell’adolescente rapita, l’avvocatessa Tabassum Yousaf, in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS Italia), ha comunicato di aver presentato un’istanza all’Alta Corte del Sindh di Karachi. La prima udienza per esaminare il caso è prevista per mercoledì, 28 ottobre. Secondo fonti locali, diversi familiari del rapitore sarebbero attualmente in stato di fermo.

“Configurano il reato di pedofilia”

Per Anjum James Paul, cattolico pakistano, presidente dell’Associazione degli insegnanti delle minoranze religiose del Pakistan, «questi rapimenti sono contro la legge e configurano il reato di pedofilia. Chiediamo un forte e deciso intervento del governo per fermare questo fenomeno criminale a danno delle ragazze. Un fenomeno che offre un pessima immagine del Pakistan».


HUMA, YOUNUS, PAKISTAN
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