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Cosa non voglio che manchi mai in casa mia? La carità e l’accoglienza

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Missionarie di San Carlo - pubblicato il 23/10/20
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Proprio l’isolamento ha rinnovato il bisogno di custodire tutto ciò che risolleva l’anima alla bellezza e alla verità.Di suor Federica Gissi

Nei mesi di lockdown abbiamo intensificato il silenzio, portando nella preghiera le tante intenzioni che ci arrivavano. Tutto questo ha alimentato il desiderio, una volta terminata la clausura, di poter fare compagnia ai nostri amici. Così, appena è stato possibile pensare concretamente all’estate, abbiamo deciso di aprire i cancelli della nostra Casa di formazione con alcune proposte.

Mille sfumature di carità

Io mi sono occupata di due aspetti di questa apertura estiva. Innanzitutto ho aiutato suor Valeska ad organizzare le serate culturali: tutti i venerdì e tutti i sabati sera infatti, nel cortile di casa nostra, con le sedie distanziate, sono venuti alcuni amici a presentarci qualche libro o film che li appassiona. Abbiamo spaziato da una presentazione sulle colonne sonore dei film al “Barbiere di Siviglia”, dai film cinesi a esperimenti teatrali.

Una delle prime sere, guardando le persone arrivate per l’incontro, ho proprio intuito che la carità ha tante sfumature: dopo questi mesi di isolamento poter godere di un altro che condivide con te la sua passione, che ti indica col dito la bellezza che lui vede, ecco, questo è essere oggetto di carità, che risolleva l’anima alla bellezza e alla verità.

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Accolti come Dio comanda

Ho poi curato l’accoglienza agli studenti universitari e a chiunque abbia avuto necessità di studiare in questi mesi estivi in cui molte biblioteche non sono state accessibili. Essendo noi in casa in numero ridotto rispetto all’inverno, abbiamo potuto riunirci tutte in una sola delle due sale da pranzo della nostra Casa di formazione e trasformare l’altra in una sala studio. Assieme a qualche sorella abbiamo pranzato in giardino con chi c’era ogni giorno: un modo semplice di far compagnia al bisogno dell’altro, di portare assieme il proprio “sì” di fronte a quello che a ciascuno è chiesto.


GIUDITTA, BOSCAGLI
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Il tema dell’accoglienza mi è sempre stato caro perché è segno evidente della presenza di Dio in un determinato luogo: Lui solo è capace di accogliermi interamente e continuamente. In queste settimane guardando i ragazzi che sono venuti a studiare ho riscoperto per me il bisogno di lasciarmi accogliere continuamente nell’abbraccio della casa, segno dell’abbraccio del Signore alla mia vita, e insieme a questo, di imparare sempre più ad avere cura, cioè avere a cuore il bisogno dell’altro, nel desiderio continuo che si allarghi il mio cuore.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA MISSIONARIE DI SAN CARLO

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