Una volta mi commosse una donna, moglie e madre, che mi disse: “Stavo male perché facevo solo il mio dovere, ma non mi ero mai chiesta il perché ne valesse la pena. Bastò questa sola domanda a ridarmi pace”. Ecco cos’è il giudizio di cui parla il Vangelo di oggiIn quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo». (Lc 12,54-59)
“Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?”. La società contemporanea è tutta costruita attorno alla specializzazione del sapere.
Siamo esperti di ogni piccolo dettaglio, ma la verità è che ci manca una sana visione di insieme. E una persona scopre la visione d’insieme solo se arriva a porsi una domanda di senso. Siamo incapaci a saperci porre questa domanda. Delle volte è questa domanda che ci brucia dentro, che si fa sentire attraverso l’angoscia, l’ansia, gli attacchi di panico, i disturbi alimentari.
Ma preferiamo curare questi sintomi più che metterci in ascolto della domanda che sottintendono tutte queste cose. Non si può guarire da questa domanda, si può solo prenderla sul serio e tentare una risposta.
Diversamente passeremo tutta la nostra vita a gestirne i sintomi e a tenere in cantina un mostro di angoscia che ci terrifica perché immaginiamo che un giorno verrà fuori e noi ne saremo divorati. Una volta mi commosse una donna, moglie e madre, che mi disse:
Stavo male perché facevo solo il mio dovere, ma non mi ero mai chiesta il perché ne valesse la pena. Bastò questa sola domanda a ridarmi pace.
Ecco cos’è il giudizio di cui parla il Vangelo di oggi. È imparare a dare un nome alle cose. È domandarci il nome delle cose. È cercare il senso nascosto nel nome delle cose. Siamo umani nella misura in cui impariamo questo giudizio, questa capacità di nominare la realtà, la vita.
Ma purtroppo l’unico giudizio che conosciamo è quello che brandiamo come una spada non per cercare di dare un nome alle cose ma per spettegolare, giudicare, condannare, emarginare, escludere, far male.
Chi non è più abitato dal bisogno di trovare il senso delle cose, usa le cose solo per ferire e perde completamente di vista ciò che per cui vale la pena vivere.
Luca 12,54-59
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