Tutti lo ricordiamo nei panni di Hercules, ma ora ha compiuto la sua impresa più titanica: è un documentario intitolato Against The Tide (Controcorrente). “Occorre che ci dotiamo di strumenti per difendere la realtà di Dio e di Gesù”.Uscirà il 19 Novembre e si intitola Against The Tide – Controcorrente. È un film documentario nato da un’idea di Kevin Sorbo, attore che il grande pubblico conosce soprattutto per aver vestito i panni di Hercules. Ed è un’impresa titanica anche quella che si prefigge in questa pellicola: trovare Dio nell’epoca della scienza.
Ci sono molti cristiani che sfuggono dal confronto con i dubbi posti dalla scienza, anche io ero così.
Lo ha dichiarato in un’intervista a Jeanne Dennis, indicando anche il sentiero coraggioso su cui ha voluto incamminarsi:
Occorre che ci dotiamo di strumenti per difendere la realtà di Dio e di Gesù. […] E mi sono reso conto che l’apologetica è un ottimo strumento per la gente, per entrare nel dibattito con gentilezza senza attaccare. Perché noi non vogliamo cacciare nessuno. Incontro persone che mi chiedono: “Perché voi cristiani sputate sempre giudizi?”. E io rispondo che non è vero. Stiamo dalla parte del perdono e non siamo affatto noi quelli chiusi dentro la mentalità del “tu hai torto e io ho ragione”.
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Una doppia lebbra
L’ultima puntata di Hercules andò in onda nel 1999 e da quel momento, nonostante altre interpretazioni e comparse, il grande pubblico ha perso di vista Kevin Sorbo. Ma il suo lavoro, paradossalmente, è cresciuto … solo che non è molto visibile. Inutile nascondersi dietro un dito, è stata la sua sempre più chiara appartenenza al credo cristiano a volerlo escluso dal regno di Hollywood, che gradisce solo un certo tipo di outing.
Il mio agente mi disse che essere cristiano ed essere conservatore è una doppia lebbra a Hollywood. (Ibid)
Nato e cresciuto in una famiglia luterana, Kevin racconta di essere sempre stato accompagnato dalla fede, ma in forma superficiale. Quando le cose si sono messe male, ecco che la Bibbia è diventata la voce di un amico e non solo un libro. Proprio mentre interpretava il semidio muscoloso tanto acclamato dal pubblico, fu colpito da aneurisma e da una serie di infarti: toccare con mano la propria mortalità è stato il punto di svolta. La fede da quel momento si è fatta esperienza determinante, che Sorbo vive frequentando una chiesa cristiana nondenominational (un tipo di credo protestante che ha larga diffusione negli Stati Uniti).
Per quanto distante dal cattolicesimo, possiamo guardare con ammirazione l’impegno cinematografico che ha intrapreso. La scelta di fare un film sulla ragionevolezza della fede, e avendo come diretto interlocutore l’ateismo contemporaneo devoto a scienza e tecnologia, parte da uno spunto notevole:
Perché c’è qualcosa e non il nulla? è una domanda enorme oggi. (dal trailer di Against The Tide)
Controcorrente, non da solo
Non appena ho guardato il trailer del film-documentario Against The Tide, un’immagine ha catturato la mia attenzione: una scena girata nel pub inglese The Eagle and The Child.
Eh sì, è proorio quello frequentato da Tolkien, C. S. Lewis e dal gruppo di letterati che si diede il nome di Inklings. Le imprese toste non si compiono da soli e anche Kevin Sorbo ha deciso di farsi accompagnare nel tentativo di porgere al pubblico l’ipotesi opposta a chi sostiene che credere in Dio è la via per chi non vuole impegnarsi a capire come stanno davvero le cose. E perciò entra in scena accanto a Sorbo un professore di Oxford che ha molto in comune con Lewis. Si tratta di John Lennox, la cui biografia sintetica ci apre una finestra umana meravigliosa: è matematico e apologeta cristiano. Per lui il verbo “credere” significa essere profondamente convinto delle verità cristiane con tutto il bagaglio di conoscenze che la formazione scientifica gli ha dato.
Conosciamolo meglio partendo da un episodio. Lennox è famoso soprattutto per aver incontrato in molti dibattiti pubblici i più famosi atei contemporanei, da Richard Dawkins a Christopher Hitchens. Quest’ultimo gli pose un quesito subdolo:
C’è un’azione che può essere compiuta solo da un cristiano e non da un ateo?
Era una domanda che partiva dalla logica ingannevole del “si può fare il bene anche se non si crede in Dio”. E Lennox rispose:
Sono seduto qui e ho di fronte a me gente che sarà cristiana, atea, o qualsiasi altra cosa; ma io vedo solo persone che, essendo fatte a immagine di Dio, sono tutte creature morali.
Ecco il punto: separare o abbracciare. L’ateo ha mostrato la sua capacità di distinguere, il credente di accogliere. Lo sguardo di Hitchens ha suddiviso la platea, lo sguardo cristiano di Lennox ha colto un punto di unità che rende tutti davvero uguali. Se non siamo tutti figli di Dio, siamo schiavi delle barre di separazione che ognuno tira fuori a piacimento, anche mosso da illuminate cause umanitarie.
Tolkien e Lewis conversavano insieme al pub perché credevano davvero che può esistere una compagnia tra gli uomini. Nel documentario che uscirà presto John Lennox accompagna chi voglia incamminarsi alla scoperta di un Padre Creatore con questo invito di benvenuto:
Sostengo che ci sono prove che dimostrano l’esistenza di Dio indagando l’universo. Il Cristianesimo risponde alla domanda: «Chi è questo Dio?»
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Da Oxford a Israele
Il viaggio ha inizio, dall’incontro nel pub inglese la scena si sposta lì dove Dio ha camminato tra gli uomini, in Israele.
Kevin Sorbo e il professor John Lennox ripercorrono l’esperienza cristiana ponendosi domande e offrendo risposte proprio sui punti più esplosivi della nostra fede che secondo una narrazione stereotipata sarebbero in antitesi con le conoscenze e conquiste scientifiche. Alla domanda: «Cosa mi dici della Resurrezione?», Lennox risponde:
La Resurrezione possiede elementi che si prestano a una spiegazione che non teme rivali.
Auguriamoci che questa pellicola arrivi anche in Italia, perché sono curiosa di ascoltare proprio questa parte.
Ma è già un gesto che contiene una spiegazione molto precisa la scelta parlare del cristianesimo lì dove Gesù ha camminato, incontrato e poi è stato crocifisso. È proprio l’Incarnazione che trasforma l’orizzonte delle nostra vita e ne fa una terra feconda di ragioni e di occhi spalancati a una conoscenza totale.
Il primo ad appogiarsi sui pregiudizi spesso è proprio l’ateo che loda i dubbi della scienza e punta il dito verso il cristiano. Può far riflettere un altro episodio accaduto nel corso di un dibattito pubblico tra Richard Dawkins e il professor Lennox dal titolo La scienza ha sepolto Dio?. La differenza della loro tempra è emersa subito. Dawkins ha esordito guardando il pubblico e dicendo:
Avete di fronte a voi John Lennox, un matematico che crede che Gesù abbia trasformato l’acqua in vino.
Lennox ha risposto guardando in faccia Dawkins:
Caro Richard, volevo precisare che il Dio in cui credo io non è solo una forza ma è proprio una persona, che ha creato noi a sua immagine.
La straordinaria rivoluzione dell’Incarnazione è quella che ti fa guardare in faccia ogni uomo e parlargli come a un amico. L’asetticità della scienza riduce anche la persona che si ha di fronte a un caso da analizzare. Lungi dall’essere garanzia di attendibilità, l’ateismo in ambito scientifico risulta essere una posizione molto più astratta e dogmatica dello stupore cristiano.
La fede è proprio quel trampolino che invita a chiedersi ragione di tutto, dal moto delle stelle alla vita che si forma nel grembo. Il vero scienziato non è solo capace di porre quesiti su ciò che è incognito, ma dovrebbe essere così libero da non censurare le risposte che l’universo gli porge sull’inequivocabile presenza di un senso.