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Cristofobia: allievo in Svezia costretto a togliersi il crocifisso per partecipare alla foto scolastica

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Francisco Vêneto - pubblicato il 21/10/20
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La cristofobia non esiste, dicono gli “esperti”. La fotografa ha “suggerito” che il crocifisso fosse un “insulto”La cristofobia non esiste, dicono i cosiddetti “esperti”, ma la sua inesistenza non le impedisce di manifestarsi tutti i giorni. I “grandi media” sviano la questione, ma i fatti si moltiplicano come parte della normalità, soprattutto nei Paesi occidentali del primo mondo che si dicono democratici e liberali.

La storia

Giorni fa, il quotidiano svedese Dagen ha riferito dell’ennesimo caso di cristofobia quotidiana nel Paese. Uno studente di 15 anni è stato “gentilmente invitato” a togliersi il crocifisso che portava al collo per partecipare a una foto scolastica.

Solo un “suggerimento” – in fondo la cristofobia “non esiste”…

Ad avanzare il “suggerimento” è stata la fotografa, affermando che il crocifisso era considerato un “insulto” (!) L’insulto della fotografa all’alunno cristiano è stato candidamente presentato come una “cortesia” nei confronti delle altre religioni. Le alunne che indossano il velo islamico, però, non hanno ricevuto alcun “suggerimento” per toglierlo.

Lo studente ha riferito al quotidiano che portava il crocifisso appeso al collo con una lunga catenina, ed è stato considerato “politicamente più corretto” farglielo togliere.

Il giovane ha detto di essersi sentito a disagio:

“Sono rimasto un po’ scioccato. Non mi era mai accaduto niente del genere. Allora ho tolto il crocifisso e l’ho messo in tasca, ma non mi sono sentito bene”.

È stato lui a indicare la contraddizione tra l’episodio del crocifisso e il fatto che lo stesso tipo di “suggerimento” non sia stato dato ai seguaci di altre religioni:

“So che chi usa il velo non ha dovuto toglierlo. Ovviamente non volevo che accadesse, ma se io sono stato costretto a togliermi la croce, dovrebbe valere lo stesso per gli altri simboli religiosi”.

Il padre dell’alunno ha criticato l’omissione da parte della direzione della scuola, che non ha agito per frenare la “gentile intolleranza” della fotografa.

“Può sembrare una questione di scarsa importanza, ma alla fin fine la questione fondamentale è il tipo di società che vogliamo e quanto vale la nostra libertà religiosa”, ha affermato. “Per questo, un incidente come questo diventa serio. È una questione di principio”.


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