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Pandemia: la preghiera, più ricercata che mai secondo Google

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Cecilia Zinicola - pubblicato il 20/10/20
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Un’inchiesta dimostra che il 68% della popolazione mondiale ha fatto ricorso alla fede per far fronte alle avversità provocate dalla pandemiaL’instabilità è una costante della vita, e anche se non sempre accettiamo questa realtà, quando ci ammaliamo gravemente o muore un familiare, oppure ci minaccia un virus come il Covid-19, questa verità prende forza. Ci sentiamo toccati e commossi, e cerchiamo con un istinto sano quello che in ultima istanza è stabile.

In un’inchiesta in cui sono stati utilizzati dati quotidiani sulle ricerche di Google in un campione di 95 Paesi con accesso a Internet, la professoressa Jeanet Sinding Bentzen, dell’Università di Copenhagen, ha scoperto che l’aumento del numero di consultazioni su “preghiera per coronavirus” era un fenomeno globale.

Boom di preghiere su Google

Le ricerche di Google riflettono l’interesse delle persone in tempo reale, e a marzo 2020, quando l’OMS ha dichiarato la pandemia, le ricerche di preghiera hanno raggiunto il livello più alto mai registrato, mostrando un aumento significativo e superando gli eventi religiosi più importanti dell’anno, come Natale, Pasqua e Ramadan.

Le ricerche sono aumentate nella maggior parte delle regioni, anche quelle più secolari del nord Europa, dove poche persone cercavano la preghiera prima che si venisse a sapere del virus. L’interesse si è verificato in tutti i continenti e tra tutte le denominazioni religiose, i livelli economici e i background educativi.


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Gli aumenti più consistenti in assoluto si sono verificati in America Latina e in Africa, tra le zone più religiose del mondo, e nella maggior parte dei casi hanno riguardato cristiani. Un altro dato da considerare è il fatto che la cattura dei dati non è completa, visto che non include molte persone anziane che magari conoscono meno Internet o non vi hanno accesso.

Ciò che è certo è che l’aumento è evidente, e lo studio afferma che “non si è verificato semplicemente come sostituto dei servizi nelle chiese fisiche, chiuse per limitare la diffusione del virus. L’aumento è dovuto a una domanda intensificata della religione: preghiamo per far fronte alle avversità”.

Momenti difficili come quelli che il mondo sta vivendo attualmente provocano un risveglio di una maggiore coscienza. Le esperienze forti sono capaci di aprire la mente e il cuore a Dio nella ricerca di pace interiore, consolazione e applicazione. I risultati rivelano che molte persone di tutto il mondo pregano e cercano un rapporto più stretto con Dio.

Preghiere per porre fine alla pandemia

Più della metà della popolazione mondiale ha pregato per la fine del coronavirus. La fede non è solo un sostegno, ma offre un modo di guardare le esperienze di vita che va al di là dell’immediato per trovare un proposito più elevato comprendendo che non si tratta di una questione legata al caso. La fede agisce come un vero scudo che ci protegge nei tempi di crisi.



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Dal punto di vista cristiano, la fede ha come base la vulnerabilità umana. Dio stesso, in Cristo, prende la sofferenza, l’abbandono e la morte stessa. Non c’è nulla che possiamo sperimentare che non sia stato sperimentato da Lui, mosso da un amore che dà la vita per gli amici. Una grande forza consolatrice che ci unisce in modo speciale alle persone che amiamo di più nei momenti di dolore.

Allo stesso tempo, la fede ha componenti positive per il benessere fisico e spirituale, e l’isolamento ha fatto sì che queste risorse arrivassero a molte persone. La trasmissione dal vivo della Messa, le meditazioni e le attività virtuali hanno fatto sì che la chiesa sia passata dall’essere un’attività domenicale a un’esperienza quotidiana per persone che prima della pandemia dicevano di “essere troppo occupate o di non trovare il tempo”.

Le prove dimostrano che la crisi ha rafforzato il ruolo della religione in tutto il mondo e in modo permanente. Anche se questo aumento si verifica nell’immediato, poco tempo dopo lo scoppio della tragedia, resta un residuo che si trasmette per anni alle generazioni future, com’è accaduto dopo la II Guerra Mondiale e in occasione di altri eventi, come i disastri naturali.

Il fenomeno della tragedia risveglia una coscienza che dà luogo a un senso più profondo di Dio. Un invito a esplorare il mondo interiore, a collegarsi a se stessi, a tirar fuori tutto il proprio potenziale, aiutare gli altri e abbracciare la vita con più speranza. Solo il tempo mostrerà se varrà anche con la crisi del Covid-19.


CHORA KOBIETA
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