L’amore degli Sposi è fatto della stessa pasta di quello di Cristo che si offre sulla Croce.Oggi (il 7 ottobre per chi legge, NdR), festa della Madonna del Rosario, è anche l’anniversario di matrimonio dei nostri amici Nicolò e Giulia (in foto qui sopra)!!! Siamo legati a loro per tanti motivi, fra cui Medjugorje e il libro che Giulia ha pubblicato nella collana UOMOVIVO, a cura dello pseudo chitarrista: Guida bioetica per terrestri. Da Fulton Sheen al cybersesso. Di seguito vi proponiamo un breve ma densissimo estratto.
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Giurare fedeltà davanti al sacrificio della Croce significa protendere alla permanenza definitiva; esser-ci qui ed ora in eterno nonostante tutto ciò che sei, sarai e diventerai. Questo è il sì per cui “vale la pena” letteralmente: tu marito, tu moglie, «giogo soave» o spada di Damocle, varrai tutte le pene che sceglierci comporterà, qualunque sarà causa di sofferenza, essa risponde alla consapevolezza appesa all’ingresso della nuova Casa abitata col matrimonio, di Colui che lì ha espiato per la miseria dei suoi figli.
Quando la tempesta arriverà, turbando i cuori di timori, insicurezze, paure fa, caro marito, che il tuo risollevarti sia anche il mio e io mi occuperò che il mio sia anche il tuo. Quando le turbolenze ci chiederanno prova del nostro amore coniugale, della nostra fede che oggi ha sigillato una misera promessa umana, che essa sola nulla potrebbe, ti prego, caro sposo, ti prego fratello e amico, di invitarmi a guardare la croce: ce lo siamo detti più volte che le nostre mani in questo giorno sono fuse sulla croce che abbiamo deciso di abbracciare, sull’amore più grande che in lei si fa memoria, quello di dare la vita per amore. Così, la mia preghiera è la promessa di un impegno a levare lo sguardo, sapendo che la tentazione di abbandonare l’uno o l’altro magari quando malati, burberi o banalmente un po’ meno carini, sarà in realtà la tentazione di abbandonare la Croce. Inginocchiamoci insieme davanti a questo Amore, mai stanco dei nostri errori, pronto a perdonare la nostra tiepidezza. So che un simile impegno abita il tuo cuore e per questo non temo nulla, grande è la fiducia e con essa la speranza che ho riposto nella nostra unione, nuova alleanza, nuova Casa. (Estratto di un articolo di Giulia inserito nel libro ma pubblicato anche da Famiglia Cristiana: lo trovate intero a questo link).
Con la contrizione dell’Io riusciamo ad accedere all’oasi desertica che può refrigerarci nel pellegrinaggio familiare. Elevando i doveri positivi della scelta totalizzante di farsi carico reciprocamente della sofferenza sulle spalle della prova, inclusa nel pacchetto nuziale giurando fedeltà nel bene e nel male. Certo, nessuno ammette sia facile, anzi ci chiede di essere funamboli sospesi sul vuoto di bivi laceranti la coscienza, contro i quali si scagliano l’ego e l’istinto di proseguire l’autostrada diritta del godimento “vivi e lascia vivere”, evitando i tornanti nauseabondi. Eppure l’equilibrio si fa precario, perché quando ci prepariamo al matrimonio non educhiamo la nostra persona al sacrificio; alla conversione del patimento in offerta, possibile solamente con la grazia trasmutativa del dolore in abitacolo caritativo. D’altronde, per quale ragione storie di vita vissuta nella santità, come quella di Chiara Corbella Petrillo e suo marito Enrico, ci commuovono e tolgono il fiato mettendo in discussione ogni cellula del nostro organismo, trainando alla luce del sole le più recondite angustie da combattersi in un pugilato contro noi stessi? Perché sono la testimonianza che l’oblazione è possibile, a disposizione di tutti. E la donazione è sconvolgente.
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QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA MIENMIUAIF MIA MOGLIE ED IO