La recensione di due libri, diversi ma convergenti. Il primo è un’intervista al Card. Eijk avanguardia di fede e rinascita in un’Olanda scristianizzata e progressista fino alla disperazione. L’altro è il nuovo romanzo di Susanna Tamaro, che parla di un amore che dura per tutta la vita e che è attraversato e trasfigurato da un grande dolore.Di Costanza Miriano
La cosa bella di quando finisco di scrivere un libro (e le bozze e le revisioni e tutto) è che finalmente posso leggere a mia volta, e anche se il tempo è sempre poco, è comunque un sollievo veder scendere la pila dei volumi che torreggiano accanto al letto. Rimane il momento doloroso della scelta, da cosa cominciare, e a quale delle altre ottocentosedicimila cose dire di no, per dire sì alla lettura.
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Se “Dio vive in Olanda”, allora, c’è di che ben sperare!
Nel caso di “Dio vive in Olanda” l’elemento che ha fatto saltare la lunga fila a questo piccolo, prezioso volume è che il tema mi interessa moltissimo, in modo viscerale, quasi doloroso, direi. Lo esprime il sottotitolo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”
Andrea Galli, uomo di penna fine e sterminata cultura (benché giornalista), prova a rispondere alla domanda intervistando il Cardinale Eijk, che presidia l’ortodossia della fede in uno dei paesi più scristianizzati d’Europa e dunque del mondo, avamposto mondiale di suicidio di stato, farmaci per la cosiddetta disforia di genere, droga e prostituzione, insomma il regno della disperazione. Ne emerge innanzitutto il ritratto di un uomo dalla fede desiderata, cercata, strappata direi, visto il contesto familiare e culturale, un uomo che ha fatto un incontro vero con il Signore, che non ha ereditato la fede ma che ne è rimasto abbagliato e ha combattuto (per esempio innanzitutto contro la sua famiglia) per mantenerla. Un uomo che prega davvero, e che se combatte una battaglia culturale è perché prima ne ha vinta una spirituale.
Intorno ad un uomo di fede vera, il deserto fiorisce
È un libro intervista che appassiona come un romanzo, perché davvero mentre racconta la sua vita, la sua carriera di medico, gli studi teologici, la sua fatica in un paese dove le chiese chiudono a catena, a una velocità impressionante, in mezzo a episodi anche esilaranti (come quando va a fare una catechesi per il matrimonio a un ragazzo che gli annuncia tutto contento “io lo so chi è Gesù, è quello che è saltato fuori dalla grotta a Pasqua!”), in mezzo a tutto questo ti sembra di vedere sullo sfondo la lotta tra la donna e il dragone, in tempi che se non sono di Apocalisse, certo la ricordano un po’.
Intorno ad un uomo di Dio si raduna un piccolo popolo pieno di fede
E non voglio spoilerare il finale dell’epica battaglia, però i segnali che vengono dall’Olanda sono quasi entusiasmanti: dal deserto sta nascendo una nuova vita, i pochi fedeli sono solidissimi, e io sono convinta che stia accadendo anche grazie a questo uomo di Dio, che oltre a parlare, scrivere, lavorare, offre chissà quanto di sé, nel silenzio e nel dolore, come nei due anni di malattia che hanno segnato l’inizio del suo ministero.
Restaurare la Chiesa in rovina mettendosi in ginocchio
Quando c’è una persona che fa sul serio, ma davvero, le cose intorno a lei non possono rimanere uguali, Dio non permette che ciò che gli offriamo vada perduto, mai, e questo deve ricordarci da che parte si comincia a ricostruire la Chiesa e il regno dei cieli: dalle ginocchia. Stupenda stupendissima, per esempio, la pagina in cui parla della Liturgia delle ore come valvola di sfogo (non ve la anticipo).
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Un altro invito alla lettura: finalmente un libro su don Dolindo Ruotolo
Avevo incontrato il Cardinale una volta a un incontro su Humanae Vitae, e avevo intuito la sua solidità e grandezza, ma ero troppo impegnata a godermi la mia amica milanese che non vedo mai. Però adesso che ho letto mi rimane il rammarico di non avergli rubato qualche parola di più (d’altra parte avevo un body di Zara scomodossimo e dovevo per forza discettare di biancheria intima, non avrebbe mai potuto sostituire la Raffa). Dimenticavo, il libro è della Ares edizioni, che ha anche il merito per me imperituro di avere finalmente pubblicato qualcosa su don Dolindo Ruotolo, di cui da anni cercavo gli scritti (sto leggendo…).
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Il nuovo romanzo di Susanna Tamaro
E’ di Solferino invece l’altro libro in cui mi sono tuffata, e che nella pila di quelli da leggere non ci è neanche andato, perché è uscito il 17 settembre e io lo aspettavo da mesi. Si tratta di Una grande storia d’amore, di Susanna Tamaro. Il segno di quando un libro funziona è che fai tutte le cose della giornata portandotelo dietro nella speranza di trovare uno spiraglio per sbirciare qualche pagina, è ovviamente è l’unica volta dell’anno che la fila alla cassa del supermercato fila spedita, e i semafori sono tutti verdi.
Si parla di Dio senza imporlo
Confesso che sono amica di Susanna (tra di noi alcuni gemellaggi tipo la passione per Dio e per l’atletica, che abbiamo praticato entrambe sfoggiando ripugnanti tute di lana modello blocco sovietico) e appena ho finito il libro l’ho chiamata per tempestarla di domande sui personaggi, perché non volevo lasciarli andare, e lo so, è un privilegio che capita raramente, con Tolstoj non ho potuto, ma quando si può…
Un amore per tutta la vita
Di questi tempi una storia di un amore che dura tutta la vita è demodé come la tuta di lana, ed è raccontata con straordinaria delicatezza. Una storia di dolore e segreti e verità, e non fatemi raccontare altro perché poi finisce che spiffero tutto, e vi tolgo il gusto di leggere, io non sono brava a fare recensioni, se una cosa mi piace vorrei dirla a tutti, come coi regali di Natale che voglio sempre svelare a mio marito prima del tempo, e lui non vuole, ma dai ti dico solo le ultime lettere, finisce per glione, ed è una cosa calda che si indossa.
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Passando per un grande dolore…
In qualche modo anche questo libro racconta del rapporto tra la fede e il mondo come quello di prima sull’Olanda del Cardinale, almeno questa è una delle chiavi di lettura, quella che interessa a me. I protagonisti della storia d’amore non sono credenti, ma attraverso un grande dolore si mette in moto anche per loro una storia della salvezza, ed è un modo delicato di parlare di Dio senza imporlo, né darlo per scontato.
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