Una giovane laureata barese trapiantata in Friuli, mandata a casa a gravidanza inoltrata, riconverte le sue aspirazioni professionali promuovendo libri itineranti per l’infanzia. “È la rivincita per me, per tutte le donne, mamme, Arabe Fenici dalla forza unica. Risorgiamo sempre anche dalle ceneri più nere”.L’edizione del 4 ottobre della Gazzetta del Mezzogiorno riporta la spiacevole vicenda di una giovane barese trapiantata in Friuli Venezia Giulia, costretta a confrontarsi – una volta andata in gravidanza – con l’atteggiamento ostile della ditta in cui era impiegata. Ilaria, laureata in lingue e letteratura straniere, conosce a Matera, dove lavorava per un’azienda produttrice di divani, il suo compagno, militare dell’Esercito, che da 17 anni vive in Friuli, e nel 2012 decide di seguirlo stabilendosi a Fagagna (UD).
“Sono incinta”, “troveremo una soluzione”
Qui cerca lavoro nel campo del commerciale estero in cui ha già fatto delle soddisfacenti esperienze, e nel gennaio del 2017 viene assunta a tempo indeterminato da una azienda con 10 dipendenti che inizialmente produceva macchinari in metallo per poi riconvertirsi nel settore del design dell’ottica.
Sono stata assunta in prova come impiegata per il commercio estero, – racconta – ma di fatto ero export manager. Le mie esperienze lavorative precedenti avevano conquistato il mio datore di lavoro e a me piaceva molto quello che facevo, i contatti con i distributori di tutto il mondo: Singapore, Taiwan, Turchia, Asia. Quando sono rimasta incinta l’ho subito riferito – continua – e mi hanno detto che avrebbero trovato una soluzione. (Ibidem)
Licenziata al sesto mese di gravidanza
Invece, al sesto mese di gravidanza e mentre stava per organizzare una fiera internazionale, viene convocata per ricevere il “ben servito” con queste parole:
Mi dispiace ma siamo costretti a licenziarti perché ci rendiamo conto che non ti sarà possibile dedicarti al lavoro quando nascerà la bambina. Senza alcun aiuto, nemmeno i nonni, lontani chilometri da qui. (lagazzettadelmezzogiorno)
Tanti pregiudizi, come se la maternità fosse una malattia
La famiglia di Ilaria vive a Capurso (BA), e suo fratello avvocato le propone di iniziare un contenzioso giudiziario in quanto il suo licenziamento è un atto illegittimo, ma lei preferisce di no:
Purtroppo qui ho visto ancora molti pregiudizi per chi arriva dal sud – commenta amaramente – e non solo verso le lavoratrici mamme, quasi che la maternità fosse una malattia. (Ibidem)
Leggi anche:
Se torni al lavoro, ti faranno morire. Minacce ad una donna che “osa” fare il secondo figlio
La rivincita di Ilaria
A novembre 2017 nasce una bellissima bambina, e per alcuni mesi Ilaria torna in Puglia mentre il compagno parte per una missione semestrale in Afghanistan. Ma non si perde d’animo rispetto al suo futuro lavorativo: navigando su Facebook risponde ad un annuncio di una casa editrice inglese, la Usborne, specializzata in libri per l’infanzia, e così entra a far parte della loro comunità di organizzatori indipendenti.
Ufficialmente ho cominciato il 30 gennaio e ho sfruttato in positivo anche lo stesso periodo di lockdown. Con il mio “Baule dei libri Incantati” consiglio libri in inglese ed attività creative per bambini con i libri Usborne. Organizzo book party, libromerende, come il “book picnic in the park” al parco del Cormor di Udine, e storytelling. Partecipo ai mercatini con la mia libreria itinerante. È la rivincita – prosegue – per me, per tutte le donne, mamme, Arabe Fenici dalla forza unica. Risorgiamo sempre anche dalle ceneri più nere. (lagazzettadelmezzogiorno)
Forza straordinaria che deriva dal “privilegio” di generare la vita e difenderla ad ogni costo, contro tutto e tutti.