Il 3 ottobre 1226 moriva il santo di Assisi. Nel momento del “passaggio” si lascia deporre nudo a terra in una cappellina dai frati. Questo gesto è il senso del Transito
Il Transito di San Francesco raccontato dai Frati Minori della Porziuncola. Il 3 ottobre entra nel vivo la festa del santo di Assisi con la celebrazione del “passaggio” di Francesco dalla vita terrena alla vita eterna.
San Francesco trascorre qui gli ultimi giorni della sua vita a Santa Maria degli Angeli, all’interno di una cappellino, dove deposto nudo sulla nuda terra, vi muore la sera del 3 ottobre 1226, dopo aver aggiunto gli ultimi versi al suo Cantico delle creature:
“Laudato sii mi’ Signore, per sora nostra morte corporale da la quale nullo homo vivente po skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntate, ka la morte secunda nol farrà male”.
La Leggenda Maggiore
Il Transito di Francesco è raccontato nella Leggenda maggiore (cfr. FF 1239-1245):
Tutti i fratelli gli stavano intorno; egli stese sopra di loro le mani intrecciando le braccia a forma di croce, un gesto che egli tanto amava, e li benedisse presenti e futuri, nella potenza e nel nome del Crocifisso.Si fece poi portare del pane, lo benedisse, lo spezzò ed a ciascuno nè diede un pezzo da mangiare.
Volle anche gli portassero il libro dei Vangeli e chiese gli leggessero quel brano di Giovanni che inizia: “Prima della festa di Pasqua”. Lo fece in memoria di quell’ultima e santissima cena che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli e per dimostrare ai fratelli la sua tenerezza d’amore. Passò in inni di lode i giorni successivi, invitando i compagni prediletti a lodare con lui il Cristo. Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio e con certi versi poetici, già altra volta composti, le esortava al Divino Amore. E perfino la morte, a tutti terribile ed odiosa esortava alla lode.
Le correva dietro incontro, invitandola: “Ben venga mia sorella morte!”Diceva ai fratelli:” Quando mi vedrete sul punto di spirare, deponetemi sulla terra nuda come l’altro ieri e morto che sia, lasciatemi giacere così, per il tempo che ci vuole a percorrere comodamente un miglio di strada. E come gli fù possibile proruppe in quel salmo:”con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore”.
Lo disse fino al versetto finale:”Strappa dal carcere la mia vita, perchè io renda grazia al Tuo nome. I giusti mi fanno corona quando mi concederai la tua grazia”.Giunse infine la sua ora ed essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio.
Le allodole, che sono amiche della luce ed han paura del buio della sera, pure essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto del luogo e roteando a lungo con insolito giubilo,resero testimonianza alla gloria del Santo che tante volte le aveva invitate a lodare Dio. Era il 3 Ottobre 1226,di Sabato.
L’antica infermeria dei frati
Frate Emanuele Gelmi, della Comunità dei Frati Minori della Porziuncola, illustra ad Aleteia il significato del Transito: «La cappella del Transito era l’antica infermeria dei Frati, il luogo dove San Francesco ha trascorso gli ultimi attimi della sua vita, circondato dall’affetto dei frati, una comunità che tanto amava. Qui ha vissuto momenti intensi, profondi, significativi. Era molto malato, aveva problemi alla vista, era quasi cieco, aveva preso la malaria durante il suo viaggio in Terra Santa, aveva problemi allo stomaco. Francesco quando avverte che Sorella morte stava per bussare alla sua porta, chiede di poter venire a passare gli ultimi giorni della sua vita qui, a casa sua».
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“Faccia a faccia con il Signore”
«Il Transito – aggiunge fra Emanuele – per noi cristiani non è inteso solo come la morte e fine di tutto, ma un passaggio da una vita, la nostra, bella, vissuta, ad un’altra, quella dove vedremo il Signore faccia a faccia, nel Paradiso, che però inizia già qui, praticando la carità, la verità l’amore, come ci insegna proprio il Signore. Francesco ci comunica questa gioia nella cappella del Transito, dove chiede ai frati di essere appoggiato nudo. Nudo perché voleva nascere al cielo – la morte per i cristiani è come una seconda nascita – come un bambino al momento del parto: senza nulla, nudo».
Perchè “Sorella morte”
I gesti che seguono, addolciscono la “nascita al cielo”. «Chiede che gli venga letto il Vangelo di Giovanni, che sia cosparso il capo di cenere, e poi il gesto francescano forse più forte: dice ai frati di cantargli il Cantico delle Creature, la poesia che ha scritto a San Damiano quando era molto malato e il Signore gli aveva confermato la Salvezza..La morte – conclude fra Emanuele – accolta così, non è più un carnefice, ma una Sorella».
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