Pensieri che mi ronzano intorno, alcuni molesti altri belli: come quelli su Santa Teresina e Padre Pio; Gemma Galgani e San Gabriele dell’Addolorata. Che Meraviglia la comunione dei Santi!di Giuseppe Signorin
Un fine settembre freddo, ma oggi c’è il sole e passeggio al ralenti in giardino. Una mosca mi si appoggia al viso, se ne va, torna, mi ronza attorno. Una scena simile all’inizio di C’era una volta il West, film di Sergio Leone che ho intravisto ieri sera su Rai Movie, numero 24 del digitale terrestre, come gli anni di Teresina quando è volata in Cielo. Poi ho girato canale e ho provato a sentire, senza ascoltare, un po’ di dibattiti politici, che mi conciliano il sonno più dei lentissimi western di Sergio Leone.
Tornando in giardino, ora, insieme alla mosca, mi ronzano attorno alcuni pensieri: l’ultima giornata di campionato; perché preferisco Lou Reed a Stevie Wonder; il caso Inps. E poi santa Teresina e padre Pio in bilocazione. Bilocazione che non è una casa un po’ più grande di un monolocale, ma un fenomeno che accadeva a padre Pio.
Per esempio il 29 aprile del 1923, pur rimanendo a San Giovanni Rotondo, padre Pio era contemporaneamente al rito di beatificazione di santa Teresina all’interno della Basilica Vaticana di San Pietro. E padre Pio, per santa Teresina, ha fatto il bis di bilocazioni: due anni più tardi, infatti, il 17 maggio del 1925, pur rimanendo a San Giovanni Rotondo, era contemporaneamente a San Pietro per il rito di canonizzazione. Parola del santo fondatore della Piccola opera della Divina Provvidenza, don Orione, che ha visto e testimoniato tutto. Se c’era mia moglie ci scattava pure un selfie, con padre Pio in bilocazione. Ma pare che non appena qualcuno, tipo don Orione, si avvicinasse a padre Pio in bilocazione, lui sparisse. Magari mia moglie lo avrebbe convinto. Selfie in bilocazione. Sai quanti cuoricini su Instagram e Facebook.
In questi giorni, sia Teresina che Pio mi stanno portando a santa Gemma Galgani. Non in bilocazione. Nella mia location abituale, per usare un termine della lingua madre di mia moglie. Santa Gemma Galgani, Gemma per gli amici, aveva le stimmate come padre Pio, ma a lei si aprivano il giovedì sera e si richiudevano il venerdì alle tre del pomeriggio, mentre padre Pio le aveva in loop. Padre Pio era una specie di deejay della santità, poteva mettere su il super potere che preferiva quando voleva, come se fosse un disco. Lui li aveva tutti. Anche Gemma non scherzava, comunque. Era una ragazzina molto bella e crocifissa, una che per sfuggire alle tentazioni non si faceva problemi a gettarsi nel pozzo della famiglia in cui abitava.
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E poi a santa Gemma appariva san Gabriele dell’Addolorata, un piccolo passionista morto qualche tempo prima, a 24 anni, come Teresina, e come Teresina aveva avuto un’esistenza senza tanti effetti speciali, a differenza di Gemma e Pio. Così diversi, così uguali. Questi sono misteri, altro che l’Inps, soprattutto perché l’Onnipotente ha ritenuto opportuno mandare proprio lui, Gabriele, a istruire Gemma e prepararla alla sua missione, piena di effetti speciali.
Ne parlo così per non svenire, perché a pensarci bene certe cose mica lasciano tanto indifferenti. Ma per svenire preferisco rientrare in casa, non con la mosca che mi ronza attorno qui in giardino.
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