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Confessione drive-in: la misericordia di Dio vince sulla pandemia

MAN, PRAY, COVID
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Fraternità San Carlo Borromeo - pubblicato il 01/10/20
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“Molti di loro tornano a celebrare il sacramento, in questa strana modalità, dopo una pausa di anni” così un sacerdote canadese ringrazia che Dio crei occasioni dove gli uomini sembrano vedere solo ostacoli. Di John Roderick

Qualche settimana fa, nella provincia di New Brunswick, il funzionario provinciale della Salute ha annunciato la riduzione di alcune restrizioni della quarantena. Veniva permessa la celebrazione dei “servizi religiosi” che si fossero svolti all’esterno, in luoghi dove le persone potessero mantenere la distanza di sicurezza. Alla luce di questo cambiamento, alcuni miei amici, sacerdoti della diocesi di Saint John, hanno proposto momenti di adorazione eucaristica nel parcheggio delle parrocchie. Volevano offrire anche la celebrazione della confessione e hanno avuto l’idea di proporla in stile “drive-through”. I concetti di “drive-through” e “drive-in” sono molto popolari in Nord America.


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Nei McDonald’s o negli Starbucks, le persone sono abituate ad ordinare cibo e caffè da una finestra, stando in fila ad un metro di distanza. In estate, i cinema “drive-in” sono destinazioni in voga. Perché non offrire alle persone della parrocchia – si sono detti i miei amici – la possibilità di una confessione “drive-through”? Per confessarsi, i penitenti si mettono in fila restando in macchina. Uno alla volta, si avvicinano all’entrata principale della chiesa dove il prete li aspetta. Il penitente quindi spegne il motore e la celebrazione del sacramento inizia da una distanza di sicurezza. Dopo aver ricevuto l’assoluzione, l’auto procede (drive-through) lasciando spazio a quella che segue.

SPOWIEDŹ SAMOCHODOWA

fot. Robert Woźniak

Anch’io ho iniziato a confessare nelle parrocchie dei miei amici. Mi piace sventolare le mani per invitare le macchine ad avvicinarsi. Mi fa pensare alla storia del figliol prodigo, al grande desiderio del padre che lo spinge a correre fuori per abbracciare il figlio che si era smarrito. Le persone che si avvicinano al sacramento si sentono spesso schiacciate dalle difficoltà familiari, sociali ed economiche emerse a causa del virus, dalla solitudine dovuta alla mancanza di interazioni umane.

Molti di loro tornano a celebrare il sacramento, in questa strana modalità, dopo una pausa di anni. Per me, è un’esperienza di grande gioia. Osservo come la vittoria della resurrezione di Cristo continui ad essere presente, nonostante il permanere di tutte le difficoltà causate dal Coronavirus. Questo tempo di pandemia mi sta aiutando a riconoscere che non ci sono ostacoli, piccoli o grandi, che possano impedire all’iniziativa della misericordia di Dio di raggiungere le persone che più ne hanno bisogno.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA FRATERNITÀ SAN CARLO

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