La nomina porta al risultato di 6/3 a favore del settore conservatore. Se i Democratici vinceranno le elezioni, avranno la Corte Suprema controDonald Trump ha appena nominato Amy Coney Barrett nuova candidata alla Corte Suprema Federale degli Stati Uniti (CS). Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, la Barrett non è una giurista tra le tante. Quando il Presidente ha nominato Brett Kavanaugh per il TS nel 2018, aveva già detto che “riservava” la Barrett per il posto vacante che avrebbe lasciato la Ginsburg.
Oltre a magistrato federale, è stata per 15 anni docente presso la prestigiosa Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Notre Dame. Per tre anni consecutivi è stata eletta “migliore professoressa dell’anno”.
È un elemento importante, perché un bravo giurista deve avere familiarità sia con quello che chiamiamo “diritto in stato di riposo” (la legge contemplata in modo statico) che con il “diritto sul piede di guerra”, ovvero il diritto vivo, in azione, giurisprudenziale. Amy è dunque riconosciuta come un’eccellente giurista.
La Barrett ha 48 anni, è cattolica e madre di sette figli (due dei quali di colore adottati). Con lei, il numero di cattolici alla CS arriva a 5 su un totale di 9. Altri tre sono ebrei, uno è protestante.
Se la sua nomina verrà ratificata dal Senato, sarà l’unica donna conservatrice della CS, visto che le altre due donne – come la defunta Ginsburg – si inquadrano in quelle che potremmo chiamare “socialdemocratiche”, nella terminologia statunitense “liberali di sinistra”.
Un TS 6/3 a favore dei Conservatori
Mercoledì scorso, lo stesso Trump ha affermato che “il risultato delle elezioni di novembre si rifletterà sulla Corte Suprema statunitense”, com’è accaduto a seguito delle discusse elezioni tra Bush Jr e Al Gore. Si capisce bene l’importanza della nomina, che porta a un 6/3 a favore del settore conservatore, teoricamente più influenzabile dall’ideologia centrista o di destra.
Dico “teoricamente” visto che ricordo sempre come a Eisenhower sia stato chiesto in un’occasione se aveva commesso qualche errore come Presidente, al che ha risposto senza esitazioni: “Sì, due, ed entrambi siedono alla Corte Suprema”. Si riferiva ai magistrati Warren e Brennan, da lui nominati ma che presto hanno seguito criteri contrari al suo.
Il Diritto naturale nella Barrett
Essendo la Barrett relativamente giovane, sono poche le sue decisioni di peso. Va osservato che è da appena tre anni giudice federale nel 7º Circuito, uno dei tribunali d’appello di rango federale, che tratta gli appelli contro le decisioni distrettuali inferiori e all’interno del suo circuito federale.
Dalle sue decisioni e dai suoi scritti si può comunque dedurre che sia “originalista”, ovvero che intenda che la Costituzione debba essere interpretata in base al suo senso, che è fisso ed è stato stabilito nel momento in cui è entrata in vigore. Segue così la linea di Scalia, magistrato conservatore defunto della CS, con il quale ha lavorato.
Dall’altro lato ci sono i tre magistrati “creazionisti”, per i quali il senso della Costituzione cambia in base al momento storico in cui viene interpretata, come se fosse un romanzo che si scrive a capitoli.
C’è un suo voto recente particolare in una sentenza sull’uso delle armi nel secondo emendamento in cui parla di “un diritto naturale all’autodifesa”. Prescindendo dal contesto dell’espressione, questa indica una visione del diritto come insieme di norme e decisioni giurisprudenziali che devono essere immerse in un mondo di valori, in cui l’etica gioca un ruolo fondamentale.
L’aborto non è un “superprecedente”
Questo spiega gli attacchi della sinistra statunitense, emersi quando Amy è stata nominata giudice federale di circuito, nomina che deve passare anch’essa per il Senato per essere ratificata.
La Barrett è stata attaccata soprattutto per un articolo scritto nel 2013 sulla Texas Law Review in cui ha stabilito una serie di temi che ha definito “superprecedenti”, ovvero sentenze precedenti che il Tribunale Supremo non dovrebbe revocare. Ha escluso la Roe v. Wade, la sentenza che ha stabilito la dottrina per la quale nei primi 6 mesi di gravidanza si può abortire senza limiti, mentre nei tre rimanenti si potrebbe limitare il diritto all’aborto sempre che non comporti una lesione (fisica o morale) della donna.
Quando la sua nomina è passata al Senato le è stato chiesto di questa eccezione. La Barrett ha detto di non aver incluso la sentenza a favore dell’aborto perché per definire una dottrina “superprecedente” era necessario godere del sostegno generalizzato non solo dei giuristi, ma anche dei politici e del pubblico in generale, al punto da rendersi immuni alla revoca o alla sfida.
Non va dimenticato che per i giuristi statunitensi l’aborto è il “crocevia sanguinoso” del Diritto. Ha di fronte tre atteggiamenti: sostenere con decisione la Roe v. Wade, eroderla con sentenze che concedano a poco a poco agli Stati la facoltà di limitarne la portata o cercare direttamente l’eliminazione del precedente.
Mi sembra che la nuova candidata alla CS propenda per la seconda, che è più o meno la posizione della maggioranza attuale della CS, con l’eccezione del presidente Roberts (nominato da George W. Bush), che nonostante il suo carattere conservatore fa da “pendolo” sostenendo di tanto in tanto la minoranza liberale di sinistra.
L’attacco democratico
Nelle udienze di ottobre, i Democratici cercheranno di attaccarla, come hanno fatto anni prima, sul tema dell’aborto, come anche sull’Obamacare, questione sulla quale – soprattutto per la sua ripercussione religiosa – la Barrett non concorda con la politica democratica.
Se la sua nomina verrà ratificata dal Senato e i Democratici il 3 novembre vinceranno non solo le elezioni presidenziali, ma anche alle due Camere, il potere legislativo tornerà ad avere molto più potere che negli ultimi quattro anni, probabilmente creando forti tensioni con la Corte Suprema. Alcuni Democratici pensano anche di elevare per legge il numero dei magistrati, neutralizzando con la nomina di “creazionisti” la maggioranza conservatrice.
Ci ha già provato Roosevelt quando ha vinto le elezioni del 1936. Rivalidata la sua maggioranza, ha preso una decisione alle spalle del partito: avrebbe provato a costruirsi una maggioranza alla Corte Suprema incrementando il numero dei suoi membri, cosa che gli avrebbe permesso di nominare giudici vicini ai suoi atteggiamenti. Questo atteggiamento, che ha ricevuto popolarmente il nome di Court-packing plan, una volta reso pubblico è stato accolto con grande cautela, quando non con aperta ostilità.
In ogni caso, si prepara una buona battaglia per la ratifica della nomina della Barrett. Alla fine, credo, trionferà la posizione repubblicana, e Amy verrà nominata magistrato.
Per il resto, la cosa più probabile è che la nuova CS cerchi un punto di mezzo tra stabilità e cambiamento. I suoi componenti – anche i 3 giovani magistrati ultimamente nominati da Trump – sanno che “senza stabilità il diritto diventa un gioco d’azzardo, ma con la sola stabilità del diritto è come acqua stagnante, in cui ci sono putridume e morte”.
Rafael Navarro- Valls è docente, accademico e analista della Presidenza degli Stati Uniti