Il presule cattolico caldeo ha salvato migliaia di documenti durante l’attacco dello Stato Islamico a Mosul nel 2014L’arcivescovo caldeo Najib Mikhael Moussa, di Mosul, è stato nominato per un prestigioso premio dell’Unione Europea per i suoi sforzi per preservare migliaia di importanti documenti storici salvati dall’invasione di Mosul da parte dello Stato Islamico nel 2014. Il Premio Sakharov per la Libertà di Pensiero viene conferito a individui e gruppi che mostrano dedizione nei confronti della difesa dei diritti umani e della libertà di pensiero.
Il sito web del Parlamento Europeo ha presentato le nomine, scrivendo dell’operato dell’arcivescovo Moussa:
“Monsignor Najeeb Moussa Michaeel, arcivescovo di Mosul, ha assicurato l’evacuazione di cristiani, siriaci e caldei al Kurdistan iracheno e ha salvaguardato più di 800 manoscritti storici risalenti al periodo tra il XIII al XIX secolo. Questi manoscritti sono stati poi digitalizzati ed esibiti in Francia e Italia. Dal 1990 ha contribuito a salvaguardare altri 8.000 manoscritti e 35.000 documenti della Chiesa orientale”.
Secondo il Catholic News Service, l’arcivescovo Moussa, che durante l’attacco del 2014 era sacerdote, è entrato in azione quando la battaglia era ormai perduta e le forze curde stavano battendo in ritirata, organizzando un piccolo gruppo per stipare in due camioncini circa 1.300 manoscritti preziosi e fragili. Il sacerdote ha fatto poi partire i due camion, preferendo rimanere con la sua gente mentre i veicoli percorrevano cinquanta chilometri sotto il cocente sole estivo per raggiungere la capitale curda.
In un’un’intervista ad AsiaNews, l’arcivescovo Moussa ha ricordato il momento in cui aveva un disperato di bisogno di aiuto nei suoi sforzi per preservare i documenti, fondamentali per la storia culturale del suo popolo. Come ha spiegato, ha chiesto aiuto a Dio, e gli è prontamente arrivato:
“Perché i manoscritti e le persone si potessero salvare durante l’avanzata dei miliziani dell’ISIS servivano molti piedi e molte mani. Ho chiesto a Dio, in quei momenti, di avere dieci piedi e dieci mani per salvare libri e persone, lui mi ha risposto mandandomi in soccorso molti giovani che mi hanno aiutato in questa missione”.
L’arcivescovo Moussa ha definito la nomina un onore per il suo popolo e per “per le vittime innocenti, in particolare gli yazidi: un popolo pacifico, che ha dovuto affrontare una vera e propria tragedia”.
“Abbiamo bisogno della vera pace per continuare a vivere di un essere comunità fondata sul principio di cittadinanza, superando barriere formate da razza, religione, etnia… Questa è la sola soluzione praticabile per l’avvenire”, ha concluso.