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Sadfishing: una pericolosa tendenza sulle reti sociali

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Adriana Bello - pubblicato il 24/09/20
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Usare il dolore e la tristezza come metodo di approvazione fa tendenza tra i giovani Ricordo che alla scuola di giornalismo mi hanno insegnato una tattica comunicativa detta “falsità dell’appello alla misericordia”, che si verifica fondamentalmente quando una persona manipola i sentimenti del suo pubblico per sostenere un’argomentazione come valida (anche se non lo è necessariamente).

Non è niente di nuovo, perché il fatto ispirare compassione è vecchio di secoli. Ultimamente, però, i giovani hanno cominciato a usarlo in modo ricorrente sulle reti sociali, ispirati spesso ad artisti e influencers che fanno lo stesso, al punto che esiste anche un termine inglese per indicare questa tendenza: sadfishing (“pescare tristezza”), coniato all’inizio del 2019 dalla scrittrice Rebecca Reid.

L’aspetto delicato di questa situazione è che non solo ci si espone in modo potenzialmente rischioso a livello emotivo se non si riceve la risposta sperata, ma anche che alcuni arrivano a inventare o esagerare storie su ansia, depressione, abuso o pensieri suicidi per richiamare l’attenzione, a scapito di chi soffre davvero di queste problematiche.

Visto che questo fenomeno è ormai conosciuto, inoltre, una persona con problemi che ricorre alle reti sociali come sfogo può essere vittima di attacchi ancor peggiori da parte di gente che crede che stia fingendo o lo faccia per ottenere qualcosa, con tutte le conseguenze negative che questo può comportare.

Per i minorenni può essere particolarmente pericoloso mostrarsi tanto vulnerabili o alla costante ricerca di sostegno emotivo sulle reti, visto che diventano facili bersagli per pedofili e delinquenti.

È davvero preoccupante che in questa ricerca di validazione attraverso “Mi piace” e commenti i giovani arrivino a tanto, credendo di trovare sollievo o approvazione, quando forse quello di cui hanno bisogno è un aiuto privato e professionale. Non è neanche bene che credano che facendo appello alla compassione si possa sfuggire ai problemi o a qualche errore commesso.

Cosa possono fare i genitori se vedono che il figlio sta cadendo nel sadfishing?

La prima cosa da fare è non rimproverare i figli, indagare bene su quello che sta accadendo e dimostrare più amore. Che soffrano davvero per qualche disturbo psicologico o fingano semplicemente, c’è qualcosa che non va.

È importante spiegare loro i rischi di esporsi tanto (soprattutto sulle reti sociali in cui ci sono tanti sconosciuti e malintenzionati) e sottolineare che devono sempre contare su di voi per risolvere insieme i problemi.

La tristezza non dovrebbe mai essere di moda, e usarla per manipolare può essere un’arma a doppia taglio. Molti potrebbero prenderla come un “Al lupo, al lupo”, portando a non credere alla persona anche quando dice la verità.

Continuiamo a promuovere l’uso consapevole e responsabile delle reti sociali, educhiamo sulla serietà delle malattie mentali e sulla loro diagnosi corretta (non si può dire alla leggera che si soffre di ansia o depressione) e soprattutto lavoriamo sui rapporti interpersonali perché l’unico aiuto da cercare fuori, con un estraneo, sia quello di un professionista esperto della questione.

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