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Frati e suore in difficoltà in cucina: il pranzo lo preparano gli angeli

DINNER
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 23/09/20
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Alcune testimonianze di religiosi che invocano gli spiriti celesti. E all’improvviso essi intervengono, risolvendo situazione culinarie davvero complicateGli angeli sembrano apprezzare la zuppa: quando fra Bartolomeo Da Foresta (+ 1498), cuoco dei francescani di Todi, rovesciò per distrazione la marmitta nel lavello, ma gli angeli vennero in suo soccorso riempiendo il recipiente del brodo più untuoso e più squisito che avessero mai mangiato i monaci.

ANGELS

Therese Trinko | Flickr CC BY-NC-ND 2.0

Il brodo fumante e le monache

E con suor stefania De Jesus(+ 1617), conversa nel carmelo di Valladolid, essi si mostrarono ancor più servizievoli: allorché ella portava la zuppiera nel refettorio, il recipiente le sfuggì di mano.

Lungi dal perdere il suo tempo in lamenti, la religiosa si rivolse direttamente al Signore, come se fosse responsabile dell’incidente: “Padre celeste, le vostre spose non avranno di che mangiare!”. Subito gli angeli intervennero, ed i piatti delle monache si trovarono istantaneamente pieni d’un brodo fumante dei più squisiti. Senza commuoversi oltre misura, la comunità rese grazie a Dio e ringraziò gli angeli, poi assaporò la zuppa del cielo, come la si chiamò poi.

“I frati avranno di che mangiare”

Il beato Gerardo Cagnoli (+ 1343) era frate francescano minore a Randazzo, in Sicilia. Il giorno di Pasqua, essendo indisposto il cuoco del convento, il padre guardiano chiese a fra Gerardo di preparare il pranzo. Questi, che non conosceva nulla di cucina, accettò con un segno di testa l’obbedienza al superiore e si mise in preghiera.

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A sinistra il beato Cagnoli.

Alcuni istanti prima del pranzo, il fuoco non era neanche acceso e, ai rimproveri che gli faceva il guardiano, fra Gerardo rispose, spingendo la porta della cucina: “Padre, state tranquillo, i frati avranno di che mangiare!”. Incuriosito, il superiore l’osservò attraverso una fenditura della porta, e vide apparire subito un giovane d’una grande bellezza che portava ogni tipo di alimenti. Il nuovo venuto – un angelo, da non dubitarne – si mise a preparare le pietanze mentre che fra Gerardo era in estasi, e scomparve nel momento in cui i religiosi entrarono in refettorio. Ritornato in sé, fra Gerardo servì il pranzo, il più saporito che si fosse mai mangiato nel convento. L’episodio, edificante – il che non gli impedisce di essere stato forse reale – mira ad esaltare la virtù dell’obbedienza.

Il pranzo di Natale di fra Giacomo

Fra Giacomo Da Montesanto era l’incaricato della cura della cucina nel convento di Civitanova. Il bravo religioso si annoiava: cuocere il pane, piluccare i legumi, preparare il pranzo della comunità gli impedivano di pregare. Egli chiese al suo superiore di toglierlo dal suo incarico, al fine di poter consacrarsi maggiormente all’orazione. Stanco! Lungi dal godere delle delizie della contemplazione, egli non conobbe più che aridità e desolazione interiore. Chiese allora di ritrovare il suo vecchio incarico, sperando di ritrovarvi le consolazioni sensibili della preghiera. Invano.

Il giorno di Natale, egli preparò in tutta fretta il pranzo dei frati e guadagnò la cappella per pregarvi a suo piacimento, lasciando i piatti cuocere sul fuoco. Quando il padre guardiano venne in cucina per vedere se tutto fosse pronto, trovò le pentole scoppiate sul fuoco, gli alimenti sparsi nelle ceneri del focolare e per terra, dove i gatti avevano cominciato a mangiarne una parte. Furioso, egli si mise in cerca del cuoco e lo ritrovò in un angolo oscuro della cappella.

CHRISTMAS TABLE

Rawpixel.com – Shutterstock

Gli rivolse una severa reprimenda, rimproverandogli di aver negletto il pranzo dei confratelli per soddisfare i suoi gusti tanto egoistici quanto pietosi. Tutto abbattuto, fra Gerardo confessò la sua colpa davanti alla comunità e chiese scusa a Dio: mai più avrebbe trascurato il suo incarico col pretesto di pregare come un ubriaco! Commossi dalle sue lacrime, degli angeli apparvero allora nella cucina e, in alcuni istanti, il miglior pranzo di Natale si trovò preparato, così delizioso che mai i frati ne avevano gustato di simile. Quanto a fra Giacomo, egli si santificò oramai nella sua cucina, sperimentando ben prima di Santa Teresa d’Avila che il Signore si trova anche in mezzo alle pentole, nella carità fraterna.

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