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Pestato per aver difeso una donna aggredita dal fidanzato: lo rifarei, è un obbligo morale

VITTORIO CINGANO,
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Silvia Lucchetti - pubblicato il 17/09/20
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“Stiamo diventando una società egoista (…) Ma spero di continuare a fare le scelte giuste, a non fingere di non vedere”. Femore rotto, contusioni, 45 giorni di prognosi per Vittorio Cingoli ingegnere 73enne che è intervenuto a favore di una ragazza malmenata dal compagno.

Lo rifarei: se una donna viene picchiata ho l’obbligo morale di difenderla.

Così commenta dalla sua stanza d’ospedale al Corriere della SeraVittorio Cingano, il 73enne picchiato a sangue per essere intervenuto in difesa di una donna malmenata dal suo ragazzo, Akar Alberto Fontanarosa, 25 anni, italiano di origini ungheresi, che ha aggredito brutalmente l’uomo “colpevole” di essersi intromesso, di non essersi voltato dall’altra parte di fronte alla violenza. 45 giorni di prognosi, un intervento alla gamba sinistra a causa di un femore fratturato:

Ho qualche botta alla testa ma per fortuna la Tac è negativa. Purtroppo a furia di calci quell’uomo mi ha spezzato il femore e la riabilitazione sarà un po’ lunga. Sono appena uscito dalla sala operatoria: hanno dovuto inserirmi tre viti nella gamba sinistra. (Ibidem)

Il pomeriggio di lunedì 14 settembre, presso il parcheggio del mercato ortofrutticolo di Vicenza, un ragazzo alza le mani sulla sua fidanzata; passa di lì il signor Vittorio che non ci pensa neppure un attimo e si schiera in difesa della donna. Un video brutale girato con il cellulare da un residente testimonia l’aggressione furiosa subita dall’anziano, che a terra continua a ricevere i colpi vigliacchi di Fontanarosa che poi si allontana in bicicletta insieme alla ragazza, Carolina, 31 anni, anche lei (è impressionante!) apparentemente impassibile.

«Ma Alberto non ha fatto niente», ha affermato negando ogni evidenza dei fatti l’aggredita tanto che il questore ha emesso nei suoi confronti un “richiamo”: se dovesse finire di nuovo nei pasticci rischierebbe a questo punto l’arresto.

Il servizio di reteveneta mostra il video del pestaggio:

Grazie al filmato i poliziotti hanno immediatamente fermato ed arrestato l’uomo già noto alle Forze dell’Ordine e con precedenti. Ora è accusato di lesioni aggravate dai futili motivi, dalla crudeltà e dalla minorata difesa. (Corriere)

“Era mio dovere intervenire”

Nonostante il pericolo corso e la violenza subita il signor Vittorio non si pente del suo gesto coraggioso, anzi, per lui non si è trattato di coraggio ma di obbligo morale.

C’era un tizio che stava prendendo a schiaffi una povera ragazza. Che cosa avrei dovuto fare, voltarmi dall’altra parte? (…) non c’era scelta: era mio dovere intervenire. (…) Lo rifarei: se una donna viene picchiata ho l’obbligo morale di difenderla. Stiamo diventando una società egoista, lo so. Ma spero di continuare a fare le scelte giuste, a non fingere di non vedere. (Corriere)

Parole che oggi suonano eroiche di fronte all’indifferenza a cui tristemente la cronaca e l’esperienza in strada ci hanno abituati, eppure soltanto qualche anno fa sapere che c’erano persone sull’autobus o nel viale semibuio dove stavi passando infondeva sicurezza e fiducia, sapevi che qualsiasi cosa fosse accaduta qualcuno ti avrebbe aiutato. “Mettetevi dove c’è gente”, dicevano le mamme.

La figlia Silvia: sono orgogliosa di lui

L’ingegnere di Mestre, trapiantato a Vicenza, non si è conformato alla mentalità di questo tempo, ha conservato nel suo cuore l’istinto di protezione verso l’indifeso e il debole. Un brav’uomo, lo definisce la figlia Silvia, legato ai valori del Dopoguerra.

Papà è fatto così: ha dei valori che non possono essere messi in discussione e per i quali gli è impossibile accettare alcun tipo di compromesso. Di fronte a una donna vittima di violenza, non poteva che intervenire. (…) Sono orgogliosa di lui, lo sono sempre stata. (Corriere)

“Ora spero arrivi una condanna severa, che serva da monito”

Ecco come il signor Cingano ha raccontato l’accaduto che difficilmente riuscirà a dimenticare:

Saranno state le 5 del pomeriggio, stavo camminando quando ha sentito le grida di quei due che litigavano e ho visto lui che le metteva le mani addosso. Mi sono avvicinato, gli ho detto: ma che combini? E questo non ha aperto bocca, è venuto verso di me e… bum! Mi ha steso con un pugno. Poi sono arrivati i calci e tutto quello che si vede nel video. Per fortuna i poliziotti sono eccezionali e in pochi minuti l’hanno arrestato. Ora spero arrivi una condanna severa, che serva da monito. (Corriere)

Ovviamente lo rifarebbe, non è pentito, eppure più delle botte forse pesa anche di più l’ingratitudine della donna che ha difeso:

(…) Ma ora sarei più prudente. Quel giovane mi ha colto di sorpresa: tornassi indietro glielo darei io, per primo, un bel cazzotto. (Ibidem)

“Difendere qualcuno che si trova in difficoltà, dovrebbe essere la normalità”

Tutto il parlare che è scaturito di fronte a questa vicenda appare al signor Vittorio esagerato, cosa c’è di straordinario nel difendere qualcuno in pericolo? Nulla in effetti, ma nell’aridità in cui siamo caduti, nell’indifferenza che regna nelle periferie delle nostre città e persino delle nostre case, spesso mascherata dall’alibi di voler rispettare la privacy degli altri  – certo che detto da noi uomini e donne di questo millennio che stiamo sempre a farci i fatti di tutti sui social suona un po’ strano – intervenire a difesa di uno sconosciuto, subire con gli interessi su di sé il carico di botte indirizzato verso la persona indifesa, diventa un gesto intrepido, temerario. Ma non tutto è andato perduto: c’è chi ha conservato il seme, l’essenza dell’essere umani.

Ho letto che sta montando un putiferio intorno a quello che mi è accaduto. Ecco, mi pare tutto un po’ assurdo. Lo ripeto: ciò che ho fatto, difendere qualcuno che si trova in difficoltà, dovrebbe essere la normalità. Anche per i politici. (Corriere)

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