Perché non c’è miseria e disgrazia più grande, non c’è degrado più radicale che quello della schiavitù dal peccato. Ogni sacerdote che vive la propria vocazione, consegnataGli e resa possibile istante per istante da Cristo stesso nella Sua Chiesa, è per gli ultimi.Tutti i preti che annunciano il Vangelo sono preti degli ultimi. Perché chiunque vive schiavo del peccato è più che ultimo, è morto.
Preti che annunciano la vittoria di Cristo sul peccato e la Grazia di una vita nuova nella Chiesa; e che le annunciano sino ai confini della terra e delle loro forze, e sperimentano per questo il potere della predicazione in tanti uomini risuscitati dalla morte dei loro peccati. Preti che, predicando l’amore di Dio rivelato in Cristo, aiutano le coppie a non divorziare; le donne a non abortire; i ragazzi a non drogarsi e non avere rapporti laceranti prima del matrimonio; tante persone a vivere le difficoltà con il proprio genere sessuale alla luce liberante del Vangelo; a vivere questo tempo senza la paura indotta dall’informazione del pensiero unico; che accompagnano malati gravissimi sulla loro dolorosa via Crucis senza scappare e bestemmiare, ma nella pace che viene dall’unione crocifissa con lo sposo, nell’agonia che prepara l’incontro eterno con Dio; che servono con amore e gioia le comunità cristiane loro spose, spezzando il pane della Parola di Dio e amministrando fedelmente i sacramenti di salvezza; che cercano la pecora perduta inoltrandosi negli abissi dove è precipitata; che guardano e amano poveri, gli ultimi, gli scarti contemplando in ciascuno il vero volto di Cristo; che sperano contro ogni speranza di fronte ai peccatori più corrotti e incalliti. Questi sono i preti con le comunità loro affidate, preti che, proprio come ha predetto il Signore, per il mondo, il potere e la sua informazione, sono nemici stolti della società, della cultura, dei diritti, del pensiero unico dominante. Preti condannati all’irrilevanza e alla persecuzione proprio da chi oggi esalta non un prete ucciso, ma la propria ideologia a cui lo vorrebbe associare, strumentalizzando il martire da esibire per proprio tornaconto. Peccato, perché la morte di un prete che, come tantissimi, ha offerto la vita per la salvezza dell’uomo, avrebbe potuto chiamare tutti a conversione. Ma possiamo ancora contemplare e accogliere in lui l’amore di Dio che si è fatto carne in Cristo, di cui i preti portano la Grazia di perdonare e farsi cibo di vita eterna. A lasciarci ferire dal dono gratuito della vita di cui non siamo capaci, perché risplenda la Verità in un mondo accecato dalle tenebre della menzogna.
Basta strumentalizzazioni, basta ideologia, lasciamoci piuttosto riconciliare con Dio, mettendoci al posto nostro, quello del ragazzo che, lucidamente, ha ucciso il bene che gli veniva incontro. Solo riconoscendoci peccatori e ultimi potremmo farci abbracciare dalla misericordia di Dio attraverso la carne della Chiesa che è la carne di Cristo capace di rigenerarci e farci santi. Come don Roberto Malgesini. Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, non certo di nuovi schiavi dell’ideologia. Per questo oggi cantiamo a Dio la gratitudine per il sangue di Cristo unito a quello di don Roberto, versato per la salvezza di questa generazione. Perché, sino alla fine del mondo, non vi sarà altra salvezza per ogni uomo che il sangue di Cristo, offerto gratuitamente per raggiungere tutti nella tomba, lavare i peccati e, come con una trasfusione, irrorare di vita nuova l’esistenza. Per questo oggi (ieri, Ndr) è per la Chiesa giorno di festa e tripudio, giorno in cui Cristo di nuovo ha ucciso la morte e fatto trionfare la vita. Perché don Roberto è vivo nell’amore celeste che risplende in lui, speranza offerta a tutti noi peccatori.
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