Jonas Salk era bloccato, nonostante lavorasse continuamente nel suo laboratorio. Poi un ritiro gli ha dato la chiarezza di cui aveva bisognoMentre il mondo continua a lottare contro la pandemia di Covid-19, si potrebbe ripensare a un’altra epoca in cui le infezioni virali erano fonte di terrore. Fino agli anni Cinquanta del Novecento non c’era un vaccino per la poliomielite, e si diceva che quella malattia era la seconda fonte di preoccupazione più grande dopo la bomba atomica.
Jonas Salk è diventato l’eroe del giorno quando il suo vaccino antipoliomielite è stato reso disponibile per l’uso “massiccio” nel 1955.
Il vaccino contro la poliomielite paralitica non è ovviamente venuto fuori dalla mattina alla sera, richiedendo anni di duro lavoro, studio, esperimenti, test di laboratorio sugli animali e prove sugli esseri umani. “Salk ha lavorato per anni 16 ore al giorno, sette giorni a settimana”, ha scritto Dennis Denenberg, autore di 50 American Heroes Every Kid Should Meet (50 eroi statunitensi che ogni bambino dovrebbe conoscere).
Quando il vaccino iniziò ad essere amministrato in modo ampio, portando a una notevole riduzione dell’incidenza della poliomielite, Salk venne considerato un “operatore di miracoli”. Lo sviluppo del vaccino, del resto, non si verificò senza una sorta di ispirazione divina, e – come accade spesso – proprio quando si allontanò dal suo lavoro.
“Malgrado tutti gli sforzi, Salk era bloccato. La sua ricerca di un vaccino contro la poliomielite arrivava a un punto morto a ogni svolta”, scrive l’autore James Clear sul suo blog. “Alla fine decise che aveva bisogno di una pausa. Salk lasciò il laboratorio e si ritirò nelle tranquille colline del centro Italia, dove si fermò in un monastero francescano del XIII secolo noto come basilica di San Francesco d’Assisi”.
Fu proprio ad Assisi, circondato da splendide opere d’arte e un’architettura notevole, che Salk ricevette l’ispirazione. “La spiritualità dell’architettura era così ispiratrice che sono riuscito a pensare intuitivamente andando ben oltre quanto avessi mai fatto prima”, raccontava lui stesso.
“Sotto l’influenza di quel luogo storico ho progettato intuitivamente la ricerca che sentivo avrebbe portato a un vaccino contro la poliomielite. Sono tornato nel mio laboratorio di Pittsburgh per verificare le mie idee e ho scoperto che erano corrette”.
Clear si chiede se l’ispirazione abbia colto lo scienziato mentre era in monastero o se avesse ragione a pensare che l’ambiente aveva influito sul suo pensiero.
Per i milioni di bambini che avrebbero potuto essere colpiti dalla poliomielite e non l’hanno fatto non conta molto, e oggi, mentre il mondo attende con ansia una cura per il Covid, alcuni scienziati mettono in guardia contro la fretta di produrre vaccini poco testati. Forse alcuni di loro troveranno ispirazione in un luogo in cui potranno calmare le proprie idee per un po’ e permettere alla luce dello Spirito Santo di aiutarli a vedere cosa manca ancora.