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La rugiada che sgorgava dal letto della mistica Anna Henle

Anna Henle da bambina. Sin da piccola, intorno a lei, si sono verificati fenomeni mistici.

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 14/09/20
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Al fenomeno eccezionale assisteva, secondo le testimonianze di chi si recava a casa della stigmatizzata, anche l’angelo custode

La stigmatizzata tedesca Anna Henle (1871-1950) vissuta malferme per quasi sessantacinque anni, a seguito d’una misteriosa paralisi che la colpì il giorno della sua prima comunione.

Durante quegli anni, ella beneficiò, come tutti i malati dell’epoca, della comunione a domicilio, che i sacerdoti venivano a portare molto raramente a suo parere. Dacché ella aveva ricevuto l’eucarestia per la prima volta, ella era letteralmente consumata dal desiderio di ricevere l’Ostia consacrata.

La rugiada sul letto

Questo desiderio era ancora attizzato dal suo angelo custode, che, in grandiosi scenografie, le mostrava in visione lo svolgimento della liturgia celeste e la gioia perfetta degli eletti saziati dal Pane di vita.

Queste visioni si chiudevano invariabilmente, dal 1894, con un fenomeno dei più formidabili: il letto della stigmatizzata, così come il crocifisso e la statua della Madonna  posti sulla sua tavola di capezzale, si coprivano d’una rugiada argentea che, nei giorni di solennità, esalavano un soave profumo:

“Dopo l’estasi, io vedo sgorgare una sorgente, in onore della festa del giorno. Essa si riversa in un bacino circolare, della taglia d’una grande tavola, che si riempie d’una acqua trasparente. Poi il mio angelo custode si avvicina, avendo una palma che immerge nell’acqua e con cui mi asperge copiosamente la fronte e le mani. Il resto cade sul letto e sulle pie immagini. Risvegliata da questa rugiada, io ritorno alla vita normale in mezzo agli uomini”.

Cosa accadeva nella notte di Natale

Questa misteriosa paraliturgia era strettamente legata alla celebrazione eucaristica, alla quale Anna assisteva in estasi, ed intorno alla quale si ordinava la festa del giorno.

Nella notte di Natale, il suo angelo la trasportava – in spirito o in bilocazioni? – nella chiesa della Natività a Betlemme, dove ella prendeva parte al sacrificio eucaristico: l’angelo la comunicava, e le rare persone che erano allora al suo capezzale potevano vedere l’ostia materializzarsi sulla sua lingua. Quando un sacerdote era presente, l’ostia appariva sospesa in aria e circondata di luce davanti alle labbra della stigmatizzata, ed è a lui che toccava comunicare questa.

La testimonianza di Padre Busert

Padre Joseph Busert ne fece l’esperienza durante la notte di Natale del 1896. Nel mentre che Anna sospirava, il volto tutto infiammato, un’ostia immacolata apparve subito nella sua stanza, tenuta da una mano invisibile, e si accostò lentamente, come planando nell’aria, alla bocca dell’estatica. Diciassette persone, in mezzo alle quali – fatto notevole – vi erano due sacerdoti (l’autorità ecclesiastica aveva loro accordato il permesso in quell’occasione di render visita ad Anna Henle, ma non di celebrare la messa a casa sua), furono testimoni di quel fatto prodigioso e videro l’ostia santa.

Il giovane abate Busert si accostò allora al letto e chiese alla stigmatizzata:

– Anna, il Signore permette che vi comunichi io stesso?

Senza uscire dall’estasi, Anna fece un segno con la testa e manifestò l’acconsentimento del Signore. E, tutto commosso, il giovane vicario prese la sacra ostia. Come stava per deporla sulla lingua di Anna, un’ombra di dubbio lo sommerse: e se questo era un imbroglio, un’illusione? Allora, tra le sue dita che tremavano, l’ostia si mise a sanguinare. Il sangue, in pesanti gocce, ruscellò sulle dita e sulla stola del sacerdote.

Con una voce lamentevole, sul punto di venir meno, la stigmatizzata gridò:

– Padre, datemi il mio Salvatore, egli sanguina!

Allora, davanti ai testimoni sconvolti, padre Busert comunicò Anna Henle che ricadde molto dolcemente sul suo letto, col volto radioso.

Le promesse dell’angelo

L’angelo comunicava raramente Anna Henle, rispettoso del ministero del sacerdote e delle leggi della Chiesa allora in vigore relativamente alla comunione dei malati. Per contro, egli le presentava dell’acqua che aveva attinto con un vaso d’argento nel bacino mistico, e gliela faceva bere affinché ella fosse associata ai meriti del santo di cui si celebrava la festa. La stigmatizzata ne traeva conforto e gioia. Ella beneficiò di quel favore fino alla fine della sua lunga vita offerta per l’unità della Chiesa e la conversione dei peccatori.

La rugiada del Cielo come ella la chiamava, poteva essere raccolta su dei tamponi d’ovatta: di consistenza oleosa, poteva seccare istantaneamente, salvo ridiventare liquida, talvolta anche luminosa, e si manifestava nei luoghi in cui Anna era portata in bilocazioni dal suo angelo custode: diversi sacerdoti ne videro il corporale coperto mentre che celebravano la messa, alla quale assisteva invisibilmente la stigmatizzata sveva. Quella rugiada del Cielo apparve per l’ultima volta sul letto di Anna nell’istante in cui ella rendeva l’ultimo sospiro, il mercoledì delle Ceneri 21 febbraio 1950.



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