Maestro, marito, padre di otto figli. Primo martire sudafricano: fu ucciso il 2 febbraio del 1990 e beatificato il 13 settembre 2015.Torno a scrivere, a un solo giorno di distanza dal post precedente, perché ho letto una storia molto bella che desidero condividere con i miei amici. Si tratta della storia di Benedict Daswa, un uomo sudafricano nato nel 1946. Era un maestro e poi direttore didattico di una scuola nella provincia sudafricana di Limpopo; sposato, otto figli, figura molto rispettata nella comunità locale.
Purtroppo, come è noto, in molte civiltà di origine tribale permangono ancora delle credenze che sarebbero semplicemente superstiziose, se non fosse che spesso si trasformano in tragedie per le persone coinvolte. Per esempio, gli africani albini spesso sono perseguitati dalle loro comunità in quanto considerati malvagi, portatori di male o di stregoneria; in altri casi, si associa la diffusione dell’AIDS al malocchio esercitato da alcune persone, fra cui spesso, purtroppo, dei bambini. Nel 1989, il distretto di Limpopo fu colpito da pesanti nubifragi che minacciavano l’agricoltura e le infrastrutture. Gli anziani della comunità promossero una colletta per pagare uno stregone che identificasse la persona responsabile del malocchio, cui si attribuiva la causa dell’eccezionale maltempo.
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Benedict Daswa si oppose fermamente, spiegando, con la sua autorità di maestro, che il malocchio e il maltempo sono due cose ben diverse e non correlate. E, soprattutto, non avrebbe mai dovuto andarci di mezzo una persona innocente accusata ingiustamente di questo “crimine” meteorologico. Pochi giorni dopo, una banda di violenti attaccò l’automobile di Daswa mentre tornava a casa; lo colpirono a morte, e, per accertarsi di aver fatto un lavoretto pulito, gli versarono dell’acqua bollente sul capo. Prima di morire, Daswa pregò con le parole di Gesù sulla croce: “Signore, nelle tue mani consegno il mio spirito”.
La Chiesa di errori ne ha fatti, si sa. Ci sono stati membri del clero che hanno partecipato alla caccia alle streghe (benché anche su questo aspetto uno studio serio e non favolistico della Storia ha molto da insegnare), e ci sono stati membri del clero che si sono opposti alle conoscenze scientifiche. Ma il vero uomo di Dio è come Daswa: difende la verità, è assetato di conoscenza; non si ferma alle spiegazioni di comodo, ma – da vero “scienziato” – non ha paura di cercare la radice delle cose; e, soprattutto, mette al primo posto la vita umana, la difesa degli innocenti.
Daswa può essere certamente considerato un martire della scienza contro l’oscurantismo. La Chiesa l’ha proclamato beato domenica scorsa (articolo del 15 settembre 2015 NdR.). Forse, come diceva Giovanni Paolo II, fede e ragione sono complementari come due ali o come due polmoni.
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