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Nessuno digiuna durante una festa di nozze

WEDDING PARTY
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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 04/09/20
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La vita spirituale non è una tecnica da seguire, ma è stare di fronte alla presenza di Gesù, dello sposo. Se Lui è con noi la gioia della lode non deve essere nascosta.

In quel tempo, gli scribi e i farisei dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!».
Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro?
Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio.
E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti.
Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.
Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!». (Lc 5,33-39)
È interessante come la percezione dei discepoli di Gesù sia davvero diversa, ad esempio, da quella dei discepoli di Giovanni Battista: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!». Effettivamente, si potrebbe dire, che questa caratteristica ha sempre molto accompagnato il cristianesimo fin dall’inizio. Ma al di là delle facili battute che potrebbero nascere da una simile considerazione, ciò che sta a cuore a Gesù è affermare un principio che non può mai essere trascurato: “Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno»”.
La possibilità o meno di una pratica religiosa non è nella fiducia nella pratica stessa. Nella vita spirituale non funziona come in una palestra dove la “tecnica” degli esercizi è il motivo per cui uno va. La vita spirituale è tutta nascosta nel motivo e non nella semplice pratica. Gesù è il motivo per cui vale o no fare qualcosa. Ed è quindi Lui a decidere se una cosa vale o meno la pena. In questo senso tutta la nostra pratica di fede dovrebbe fare i conti su “ciò che vuole” il Signore e non “su ciò che noi pensiamo che Egli voglia”. Infatti quando ragioniamo in questo secondo modo, molto spesso viviamo come se dovessimo comprarci la sua benevolenza in ogni modo possibile.
Gesù, invece, ci invita innanzitutto ad accorgerci se Egli, lo sposo, c’è o meno. Perché se c’è allora non ha motivo il digiuno ma la lode, e se non c’è allora non ha senso la lode ma il digiuno. Ma non il digiuno per convincerlo a tornare, ma il digiuno che ci ricorda che se non c’è Lui nessuno può riempire quel vuoto di senso che ci abita. Incontrare Lui è incontrare una novità che scardina alla base la nostra educazione religiosa. Incontrare Gesù e conservare l’esteriorità della nostra religione senza convertire anch’essa, è come mettere il vino nuovo in un otre vecchio: alla fine spacca, non salva.
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