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Dalla Bibbia alle Bibbie: la Bibbia etiopica

Bibbia etiopica

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Philippe-Emmanuel Krautter - pubblicato il 31/08/20
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La Bibbia etiopica rende evidentissima testimonianza della ricchezza della fede nel Dio d’Israele in questa regione d’Africa, tra le prime ad essere introdotta al cristianesimo. Associando origini leggendarie e storicamente accreditabili, questa ricca storia si congiunge oggi a una fede sempre molto fervente che attinge a radici millenarie.

La Bibbia etiopica ha le sue origini tra leggenda e storia, origini che si agganciano al famoso episodio della Regina di Saba – la Melket Hawa ricordata in 1Re 10,1-13 o la Regina del Sud del Vangelo secondo Luca (11,31) – il Corano la menziona come Balkis. Potente, bella e ricca, era rimasta colpita da come la fama di Salomone fosse giunta fin nel suo regno di Saba, regno all’altezza all’attuale Yemen, nel Mezzogiorno della penisola arabica, ma a settentrione di Etiopia ed Eritrea. E la regina decise allora una spedizione al fine di giudicare da sé la veracità delle voci sulla sapienza del re di Israele. La Bibbia evoca con forti dettagli e con studiata retorica quella spedizione senza omologhi noti – un’interminabile fila di cammelli carichi d’oro e di pietre preziose in quantità incalcolabili attraversò il deserto fino a Gerusalemme. Dopo aver incontrato Salomone, la regina fu presa dalla sapienza del grande re e ammise:

Quel che ho sentito dire su di te e sulla tua sapienza, nel mio Paese, era dunque vero! Non volevo credere a quel che dicevano, finché non sono venuta e non ho visto coi miei occhi, ma in verità quelle voci non rendevano giustizia neppure alla metà della realtà: tu superi in sapienza e in prosperità la fama di cui mi è giunta l’eco!

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Domaine public I Claude Gellée

Claude Gellée, L'imbarco della regina di Saba, 1648

La regina di Saba decise allora di abbandonare gli dèi che venerava fino ad allora e riportò nella futura Etiopia il culto del Dio d’Israele: forse al figlio comune di entrambi i sovrani, Menelik, Salomone avrebbe donato una copia (il “Libro dei re” afferma che in realtà la copia sarebbe rimasta a Gerusalemme) dell’Arca dell’Alleanza. Quella dinastia sarebbe rimasta al potere nella regione fino al colpo di stato di guerriglieri marxisti nella seconda metà del XX secolo.


Codex Vaticanus
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Una delle più antiche Chiese d’Africa

Così, l’origine della fede nel Dio di Israele in Etiopia risalirebbe alla conversione della Regina di Saba, nei tempi più antichi. È però nel IV secolo della nostra era che il cristianesimo sarebbe diventato la religione predominante in quella contrada africana. A metà del IV secolo, infatti, l’imperatore Costanzo II avrebbe richiesto effettivamente ai re di Aksum di presentare ufficialmente il loro vescovo, Frumenzio, ad Alessandria, perché venisse verificato che la loro fede era conforme a quella professata nell’Impero romano. Il Regno di Aksum si collocava sugli altipiani della futura abissinia, all’incrocio di ricche rotte commerciali che portavano dall’India al Mediterraneo. L’ellenismo e la lingua greca erano giunti fino in quei luoghi a sud dell’Egitto, e delle croci risalenti al IV secolo confermano lo sviluppo della religione cristiana in quelle zone remote, anche se le divinità tradizionali sarebbero rimaste sempre compresenti (o in concorrenza o – più spesso – in associazione alla nuova religione).

Da quest’epoca in poi, sebbene la storia dello sviluppo del cristianesimo in Etiopia resti in parte misteriosa, la Chiesa cristiana in Etiopia fu legata alla Chiesa di Alessandria – legame che sarebbe perdurato fino al XX secolo.



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Fonti frammentarie

I più antichi manoscritti della Bibbia redatti in antica lingua etiopica (detta “ge’ez”) e giunti fino a noi risalgono ai secoli XIII e XIV – come ad esempio il manoscritto Borg. Tre di questi manoscritti sono oggi conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana: tuttavia, due evangelici miniati di Garima conservati nel monastero di Abba Garima, nel nord dell’Etiopia, hanno rivelato – recentemente sottoposti al test del Carbonio 14 – di essere databili tra il V e il VII secolo; ciò che basta a collocarli tra i più antichi Vangeli manoscritti al mondo. È a partire dal greco e dalla Bibbia alessandrina che una parte della Bibbia etiopica sarebbe stata redatta in ge’ez. Questa prima traduzione sarebbe stata accompagnata, parallelamente, da testi greci – in particolare da un bestiario cristianizzato – da testi patristici e da testi apocrifi. Gli specialisti discutono ancora sulle diverse influenze del giudaismo nel cristianesimo etiopico, che accorda all’Antico Testamento un posto prioritario mentre anche spiriti e demonî provenienti dai culti zoroastriano, spesso rappresentati in forma di serpente, avrebbero continuato a coabitare col testo sacro. È facile indovinare che la Bibbia etiopica non ha ancora finito di rivelarci i suoi segreti.

Un’influenza capitale sulla società etiopica

La lingua etiopica avrebbe conservato fino ai nostri giorni questa memoria biblica: essa resta ancora oggi la lingua liturgica in vigore nella Chiesa cristiana che fa uso della Bibbia etiopica. Essa funge da sostrato a numerosi tratti culturali del Paese africano, ricchi di leggende e di storia, e continua a nutrire abbondantemente l’ispirazione di artisti che producono splendide pitture religiose.



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Ai nostri giorni, il cristianesimo in Etiopia resta molto attivo, in particolare dalla fine della dittatura militare nel 1991, e rappresenta il 60% della popolazione.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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