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Ragazzina di 13 anni sta affogando in mare, la salvano 2 detenuti

GIRL
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Paola Belletti - pubblicato il 24/08/20
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«Sono stata punta da una medusa e dal dolore non riuscivo a nuotare». Ma grazie a Dio due uomini sentono le sue grida e corrono in soccorso. Sono detenuti di origini rumene impegnati a lavorare sull’isola.

Una piacevole nuotata che stava per finire in tragedia

Ancora una tredicenne protagonista e ancora al mare, in vacanza con la famiglia. Ma ben diverse le circostanze e ben più drammatiche le circostanze che le hanno conquistato le pagine di siti e giornali.



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E’ sabato pomeriggio e la ragazzina sta nuotando a poca distanza dalla spiaggia di Cala Giovanna quando viene punta da una medusa; il dolore è così intenso, si legge dalla sua testimonianza sul CorSera, che le impedisce di nuotare; inizia ad urlare e ad annaspare. Sofferente, ma forse soprattutto lucidamente terrorizzata dalla consapevolezza che da sola non avrebbe potuto farcela, lancia grida che raggiungono qualcuno in grado di soccorrerla.

Gli uomini giusti al posto giusto? Proprio così!

Grazie a Dio poco distante dal mare stavano infatti lavorando due uomini, di circa quarantanni. Corrono, si tuffano, la salvano.

(…) sono corsi verso il mare, si sono gettati in acqua e in pochi minuti hanno raggiunta la giovane turista e l’hanno riportata in spiaggia sana e salva. (CorSera)

Grazie a Dio, possiamo dire con tutta la sorpresa per questi meravigliosi paradossi, quei due uomini sono finiti in carcere. Perché si tratta proprio di due detenuti; hanno 37 e 44 anni, sono di origine rumena e si trovano nei pressi della spiaggia proprio nella zona dell’ex carcere; sono lì per svolgere il loro lavoro il cui scopo è la riabilitazione e in futuro il reinserimento nella società.

Dal male si può trarre sempre il bene. C’è di mezzo il mare della nostra libertà e l’oceano di quella di Dio

Non è un esempio magnifico di come dal male le due libertà sempre in gioco nel teatro della storia possano trarre il bene? Il vero Prestigiatore è sempre il buon Dio poiché è Lui che dispone di una vera e totale libertà e di una carità compiuta e infinita; ma anche noi, che siamo tutti potenziali detenuti casomai graziati in via preventiva da nostro Signore, possiamo gettare i nostri sporchi denari sul piatto e scommettere per il bene. Anche se ci siamo macchiati di colpe gravi, anche fossimo stati criminali convinti (cosa che dei due signori coinvolti non sappiamo affatto! NdR).

E così la piccola è stata portata a riva e riconsegnata ai suoi cari, tra lacrime e risa di gioia. E sotto lo scroscio di applausi dei quaranta turisti giornalieri arrivati da poco con la motonave salpata dall’Elba.

PIANOSA ISLAND

Di Elflaco1983|Shuttesrtosck

La vocazione aspra e luminosa dell’isola di Pianosa

Siamo in Toscana, a Pianosa, isola dal passato arcigno e luminoso per via della vocazione che le è stata imposta e di quella che le fu a lungo negata: carcere di massima sicurezza dai tempi del Regno fino alla seconda repubblica e involontaria oasi naturalistica senza visitatori. E’ proprio a causa dei divieti di attracco e della mortificazione del suo talento vacanziero che ha conservato una natura più ricca e incontaminata. Ma non solo, la varietà delle colture agricole è da imputarsi proprio al lavoro dei carcerati.

La colonia penale a Pianosa venne istituita nel 1856 e divenne carcere di massima sicurezza nel 1968.

L’esistenza fino al 1997 del carcere di massima sicurezza, rendeva l’isola praticamente inaccessibile e ciò ha permesso di mantenere inalterato gran parte del patrimonio naturale dell’isola, interessato anche da coltivazioni agricole condotte dai reclusi della struttura carceraria. (infoelba)

La chiusura del carcere definitiva è avvenuta nel 2011, da quel periodo alcuni restrizioni fino a quel momento in vigore cessano. (ib)

Da allora rimangono alcune limitazioni per i visitatori ma termina il divieto assoluto di sbarco che aveva bloccato lo sviluppo del turismo e impedito il saccheggio dei suoi tesori naturalistici. Eppure lo sappiamo ancora istintivamente che uno spettacolo simile senza la presenza rispettosa e protettiva dell’uomo, ma soprattutto senza il suo sguardo capace di meraviglia è un vero peccato. Nel senso più etimologico e primitivo del termine. E se questo vale per la macchia mediterranea o per le rovine romane, vale ancora di più per la bellezza che solo l’essere umano può squadernare al mondo. E quello, tutto, ci si dovrebbe inchinare, perché porta il marchio del Creatore.


BOY, LIFEGUARD, SEA
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E così ci auguriamo, con il direttore del carcere di Porto Azzurro nel quale i due uomini stanno scontando la pena, che sempre più detenuti possano riscoprire la propria dignità e la propria inaudita capacità di bene.

Anche il direttore del carcere di Porto Azzurro ha espresso, come riporta La Nazione, soddisfazione e gratitudine per il gesto dei due improvvisati bagnini. «E’ una chiara dimostrazione – ha spiegato Francesco D’Anselmo, – di come un carcere rieducativo come il nostro determini comportamenti lodevoli da parte dei detenuti. Sono soddisfatto del loro intervento che ci fa ben sperare per il loro futuro reinserimento nella società, proporrò per loro un encomio». La ragazzina era alloggiata con la famiglia all’hotel Milena e stava facendo il bagno a un centinaio di metri dalla spiaggia di Cala Giovanna. «Sono stata punta da una medusa e dal dolore non riuscivo più a nuotare», ha raccontato la giovane. I due detenuti lavorano in una cooperativa dell’isola e hanno permessi per lavorare fuori dal carcere di Porto Azzurro. (CorSera)

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