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Covid, un medico del Niguarda: ho comprato dentifrici e rasoi per alleviare i miei pazienti

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/08/20
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La testimonianza al Meeting di Rimini 2020 della dottoressa Poggiali: erano impauriti e sprovvisti di tutti, catapultati all’improvviso nel reparto. Poi il loro volto è cambiato per il bene ricevuto

Non solo farmaci e corsa contro il tempo per salvare la vita delle persone ammalate di coronavirus. Ma anche tanta umanità. E’ quello che emerge dal video realizzato da “Medicina e Persona” in occasione del “Meeting di Rimini 2020 Special Edition” con il contributo di Banco Farmaceutico e di Emme Esse.

Tra queste testimonianze raccolte nel video, c’è la storia della dottoressa Federica Poggiali, medico di “Medicina ad Alta Intensità” diventato un reparto unico di “Medicina Covid”, con specialisti di varie competenze presso l’ospedale di Niguarda di Milano..

La dottoressa racconta: «All’inizio di marzo sono stata catapultata ad uno dei reparti di Covid che erano stati allestiti. Una mattina, dopo la vestizione, entro nella stanza di un paziente, e gli chiedo di mostrarmi la lingua. Lui mi dice di  no perché “non ho lo spazzolino”. In quel momento ho compreso che i malati ricoverati nel reparto, venivano quasi prelevati di forza, messi in isolamento e nessun parente poteva venirli a trovare. Quindi erano sprovvisti di tutto ed erano in difficoltà».

La proposta al supermercato

A quel punto scatta una umanità che cambia la vita al medico e al paziente. «Alla fine del turno decido di andare a fare la spesa e ho comprato spazzolini, dentifrici, rasoi e tutto quello di cui avevano necessità i pazienti. Ho capito che il bisogno era molto superiore rispetto alle mie risorse e ho avuto una intuizione. Ho provato a chiedere al servizio clienti del supermercato se potevano regalare dei kit per i pazienti e subito mi sono accorta di una benevolenza: la risposta è stata positiva».

400 kit regalati ai pazienti

Federica si accorge di essere «parte di un popolo». «Non sapevo – prosegue – come far pervenire burocraticamente tutto quel materiale in ospedale. Tramite mio cognato che lavora in amministrazione, mi sono messa in contatto con il servizio approvvigionamenti del nosocomio, che a sua volta si è messo in contatto col supermercato. Così sono arrivati 400 kit per i pazienti».

Dalla paura di morire al bene ricevuto

Il giorno dopo, «quando ho visitato il paziente e l’ho aiutato a lavarsi i denti, a mettere il dentifricio sullo spazzolino – aggiunge la dottoressa – ho visto un’altra espressione sul suo viso, ribaltata. Dall’essere piegato dalla paura di morire ad essere “spostato” su un altro piano: quello del bene che gli è stato voluto, attraverso quel piccolo gesto»

“Non era più lotta contro il virus”

Ma questa benevolenza «non è finita così». La catena della solidarietà si è moltiplicata. In amministrazione sono giunti sacchetti con spazzolini, salviette, e dentifrici, donati dallo stesso personale ospedaliero. «Non era più la lotta contro il virus, ma la commozione davanti all’umano».


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