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Perchè Dio permette le tentazioni? Rispondono Ratzinger e un teologo bizantino

TEMPTATION
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 21/08/20
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Dominare le passioni e respingere le tentazioni è essenziale per essere liberi, perché le passioni non dominate generano il peccato, che allontana da Cristo

Come mai Dio permette che siamo tentati? Risponde a questa domanda nel libro “Il diavolo, la tentazione e il peccato” (edizioni Segno) lo scrittore e sacerdote Don Marcello Stanzione.

Dominare le passioni e respingere le tentazioni è essenziale per essere liberi, perché le passioni non dominate generano il peccato, che allontana da Cristo.

Talvolta, le tentazioni possono essere anche provocate dal comportamento dell’uomo, nel senso che spesso si mette in situazioni caratterizzate da confusione, turbamenti, che non sono peccati, ma comunque creano un terreno fertile per il peccato.

Massimo il Confessore

Ecco quanto afferma il monaco cristiano e teologo bizantino, Massimo il Confessore:

“Per cinque ragioni Dio permette che siamo tentati:

• perché gli attacchi e i contrattacchi ci allenino a discernere il bene dal male;

• perché la nostra virtù, grazie allo sforzo e alla lotta, diventi più stabile;

• perché evitiamo la presunzione e impariamo l’umiltà;

• perché l’esperienza del male ci ispiri un odio illimitato per esso;

• soprattutto perché, giunti alla libertà interiore, ci convinciamo della nostra debolezza e della potenza di Colui che ci ha soccorsi”.

La tentazione di rimuovere Dio

Di nuovo, appaiono importanti e pertinenti le parole di Benedetto XVI:

“Il nocciolo di ogni tentazione: rimuovere Dio, che di fronte a tutto ciò che nella nostra vita appare più urgente, sembra secondario, se non superfluo e fastidioso. Mettere ordine da soli nel mondo, senza Dio, contare soltanto sulle proprie capacità, riconoscere come vere solo le realtà politiche e materiali e lasciare da parte Dio come illusione, è la tentazione che ci minaccia in molteplici forme”.

Riconoscerla prima di combattere

E’ bene combattere la tentazione, ma prima c’è bisogno di riconoscerla. Occorre un’attenta analisi della propria personalità, ma soprattutto una pastorale che sappia cogliere i problemi più urgenti della nostra società e del nostro tempo, dando la possibilità alle persone, soprattutto i giovani, di ritrovare il senso di Dio come primo amore della nostra vita, al quale ogni azione va affidata con fiducia e speranza.


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