separateurCreated with Sketch.

Dalla Bibbia alle Bibbie: TaNaK, il canone delle Scritture giudaiche

Uno hassid che recita i Salmi al Muro del Piano

whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Philippe-Emmanuel Krautter - pubblicato il 21/08/20
whatsappfacebooktwitter-xemailnative

Comprendere le radici del cristianesimo, in particolare l’Antico Testamento, impone di meglio conoscere i fondamentali indissociabili della fede giudaica e della comparsa del monoteismo.

Se i cristiani designano abitualmente la prima Alleanza tra Dio e il suo popolo e l’insieme degli scritti biblici relativi a questa con l’espressione “Antico Testamento”, tuttavia questa denominazione non è quella adottata dagli ebrei, i quali ricorrono da parte loro all’acronimo TaNaK. Si tratta di un insieme di testi ebraici, per la precisione ventiquattro libri, releganti ciò che i cristiani chiamano “il Pentateuco” (la Torah), i Profeti (i Neviîm) e gli Agiografi (i Ketuvîm). È in questo corpo di regole che risale ai tempi più remoti del monoteismo che bisogna cercare l’origine della fede nel Dio d’Israele. Quanto al seguito, i cristiani avrebbero aggiunto un Nuovo Testamento corrispondente alla Nuova Alleanza che fu distinta dall’altra per primo da san Paolo.

La Torah e il suo insegnamento

In questa prima parte del canone giudaico, la Torah, corrispondente dunque al Pentateuco cristiano, si racchiude per il giudaismo antico e moderno un fondamento teologico notevole. Essa raggruppa infatti i primi cinque libri della Bibbia, e cioè la Genesi, l’Esodo, il Levitico, il libro dei Numeri e quello del Deuteronomio. Alla lettera, il termine “torah” significa in ebraico “istruzione”, “insegnamento”; in senso lato può rimandare all’insieme del TaNaK e all’insegnamento giudaico. La Torah è materializzata nella sinagoga mediante un rotolo che si svolge e si avvolge nel corso della lettura – che da parte sua è cancellata. Poiché quella pergamena è sacra, non deve essere toccata direttamente.


MOÏSE LAW TABLE, RAPHAEL
Leggi anche:
Dalla Bibbia alle Bibbie: le Scritture ebraiche

Ma quand’è che nasce la Torah in sé e per sé? Il suo fondamento rimanda ai primi tempi della fede giudaica, quando Mosè rispondeva all’appello divino e si recava sul Sinai per ricevere la Legge scritta e la Legge orale da Dio. È su questo dono di trasmissione da parte di Dio che si fonda la Torah. E poi non è sbalorditivo che tale insegnamento sia il primo dei comandamenti, per cui s’impone nel quotidiano di ogni ebreo lo studio dei testi sacri? Sottolineiamo come sia nella Torah che si trovano scritti i dieci comandamenti, la cui importanza è palmare tanto nella religione ebraica quanto in quella cristiana.

Neviîm, la parola dei Profeti

Neviîm” è il plurale della parola ebraica “navi”, persona esaltata che farebbe conoscere la parola divina mediante le sue rivelazioni. I profeti sono spesso stati parte della società, che da parte sua non sempre li vede di buon occhio, soprattutto quando le loro imprecazioni imponevano o ricordavano regole di condotta esigenti e non sempre gradite. I primi profeti degli scritti giudaici, e con ciò dell’Antico Testamento cristiano, compaiono a partire da Samuele, e da allora i loro nomi sono rimasti eternati per i posteri – Elia, Eliseo, Isaia, Geremia, Ezechiele… –. Le loro parole sono considerate equiparabili a quelle di Dio: parole divine che essi trasmettono agli uomini nel corso di manifestazioni spesso suggestive – grida, canti, musiche, danze, fenomeni di trance… La loro azione comune punta essenzialmente alla difesa della Legge di Mosè, la quale ricorre perfino alla forza per imporla (ad esempio contro il culto cananaico di Baal, assai pervasivo in una società che faticava a staccarsi dal paganesimo).


Qumrâm
Leggi anche:
Dalla Bibbia alle Bibbie: i manoscritti del Mar Morto

Le Parole divine, o “profezie”, di questi “uomini di Dio”, raccolte dalla fede giudaica tra i Neviîm, sono una parte essenziale della Bibbia ebraica e il loro insegnamento resta – al pari della Torah – centrale nella fede giudaica.

Ketuvîm, gli Scritti

La terza parte della Bibbia ebraica raccoglie, infine, gli Scritti, detti in ebraico Ketuvîm – libri sacri ben noti anche ai cristiani, poiché vi si annoverano i Salmi, i Proverbi, il libro di Giobbe, il Cantico dei Cantici… Questi testi hanno in comune la condivisione di un’esperienza umana – in tutte le sue debolezze, come per Giobbe, o in tutte le aspirazioni poetiche, come si vede nei Salmi –. La loro filosofia non è lontana da quella delle fonti più antiche del monoteismo, specialmente coi precetti di Ben Sira (Ecclesiastico) e con quelli del Qoèlet (Ecclesiaste). Tuttavia, questi insegnamenti sorti in parte dalla sapienza orientale antica si scaricano da un rapporto unico e singolare tra l’uomo e il suo Dio, non più fondato sulla paura e sul timore, ma su un’Alleanza consentanea e nutrita da infinito amore. Un’Alleanza essenziale al cuore della fede giudaica e che viene a nutrire la Bibbia ebraica.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

Top 10
See More