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Gianni, il Leone paralimpico di Ischia e la sua gara più dura: il Cammino di Santiago

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 07/08/20
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Durante quell’esperienza, invocando Maria ha capito che ci sono cose molto più importanti delle vittorie sportive e della smania dei traguardi agonistici. La fede e la devozione mariana di Gianni Sasso. La storia di Gianni Sasso è per molti versi eccezionale: a causa di un incidente stradale a 16 anni gli fu amputata una gamba, ma sorretto da un carattere di ferro ha cominciato ad allenarsi raggiungendo traguardi incredibili gareggiando con le stampelle: ha fatto segnare il record del mondo nella maratona di 42 chilometri di Amsterdam nel 2012 con il tempo di 4 ore e 28 minuti, nel 2019 ha corso la maratona di New York coprendo i 42,195 km in meno di sei ore, tanto che al suo arrivo è stato accolto in trionfo dai tantissimi spettatori presenti al traguardo in Central Park.

“Non ce l’avrei fatta senza la fede”

Soprannominato il Leone di Ischia in quanto originario di Foro dell’Ischia, classe 1969, gioca a calcio nella Nazionale Italiana Amputati, è campione di paraciclismo, ed è arrivato nono alle paraolimpiadi di Rio nel 2016 nella disciplina del triathlon. In una recente intervista concessa al settimanale Maria con Te, oltre che dei suoi traguardi sportivi, parla con ancora più grande emozione dell’esperienza fatta con il Cammino di Santiago e della sua devozione per la Madonna:

Sicuramente ho raggiunto molte vette e traguardi che non mi sarei mai aspettato di ottenere. Con questa unica gamba sono arrivato in alto, ho imparato a giocare a calcio, a correre, ad affrontare le paure, ho imparato a vivere la disabilità come forza su cui far leva e non più come fattore negativo. Ma non ce l’avrei fatta senza la fede che è stata la mia vera ancora cui mi sono aggrappato, conquistando la pace interiore. (Ibidem)

“Ho chiesto aiuto alla Madonna”

Racconta che nel dicembre del 2018, mentre si trovava ad Ischia dopo una intensa stagione agonistica, fu convinto da alcuni amici ad unirsi a loro per il Cammino di Santiago. Partito dal Portogallo si trova così ad affrontare un percorso molto impegnativo in condizioni climatiche spesso sfavorevoli, tanto da nutrire ad un certo punto forti dubbi sulla possibilità di andare avanti.

In quei momenti ripercorrevo col pensiero la mia vita, mi sentivo molto provato, stanco, emotivamente sfinito e ho chiesto aiuto alla Madonna, di darmi la forza di continuare perché non ero sicuro di farcela. In quelle riflessioni ho capito che le vittorie sportive danno solo un’emozione materiale e fuggevole. E anche che bisognava recuperare il valore delle cose più belle: la famiglia, l’amore, l’amicizia, i sentimenti. Ogni tanto poi mi fermavo in delle cappelle che trovavo nel percorso (…) La Madonna che avevo invocato mi ha ascoltato, aiutandomi non solo a non scoraggiarmi nel percorso, ma anche a far luce in me stesso. L’amore per Maria mi ha portato a capire che le emozioni più importanti non sono fatte solo di vittorie agonistiche e sfide contro se stessi. La fede, l’amore per i propri cari e per il prossimo danno molto di più. (Maria con te)

Gianni è particolarmente legato all’effige della Madonna che si venera nella Chiesa del Soccorso a Forio sull’isola di Ischia, a cui

(…) se volessi chiederle qualcosa le chiederei aiuto e conforto per tantissime persone che soffrono e soprattutto di fare in modo che ci sia meno invidia, più benessere per tutti quanti. (Ibidem)

Ai giovani

Richiesto dall’intervistatrice Anna Lamonaca di dare consigli alle nuove generazioni risponde così:

Di non pensare a quello che non si ha, ma impegnarsi a fare sempre meglio con quello che si ha. Lo sport è l’unico antidoto-prevenzione che serve alla salute e non per ottenere risultati agonistici. Diceva De Coubertin che l’importante è partecipare. L’importante è esserci alla partenza, iniziare a fare il primo passo, i ragazzi devono capire che non bisogna essere un super atleta per fare sport, ma occorre essere soltanto un atleta e una brava persona e questo è tutto. (Maria con te)

 

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