La Santa svedese fu proclamata compatrona d’Europa da Giovanni Paolo II per edificare la speranza e nei testi delle sue Rivelazioni gli angeli sono soldati che non distolgono l’occhio dalla battaglia, vigorosi nel chiedere a Dio misericordia per noi.Per avvicinarsi alla figura di Santa Brigida occorre partire da una data precisa, il 1 Ottobre 1999. Alla vigilia del nuovo millennio e di un Giubileo storicamente decisivo, San Giovanni Paolo II proclamò compatrone d’Europa tre donne: Santa Brigida di Svezia, Santa Caterina da Siena, Santa Teresa Benedetta della Croce (al secolo Edith Stein). A vent’anni da quella scelta davvero profetica dell’allora Pontefice, riconosciamo la paternità della Chiesa che ci donò la provvidenza di tre madri per andare incontro alle sfide di una nuova età. E San Giovanni Paolo II assegnò a queste sante un compito che oggi resta terribilmente urgente, la Lettera Apostolica in cui le nomina compatrone d’Europa porta infatti il titolo di Spes Aedificandi:
La Chiesa non dubita che proprio questo tesoro di santità sia il segreto del suo passato e la speranza del suo futuro. (San Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Spes Aedificandi, 1 Ottobre 1999)
Brigida, Caterina e Teresa Benedetta: quando si parla del ruolo delle donne in Europa, si tenga a mente con quale lungimiranza e intelligenza il pontefice, diventato santo, Giovanni Paolo II pose queste tre sante colonne portanti a sostegno di un continente le cui ferite civili e morali si aggravano di giorno in giorno.
Nel pieno dell’estate, il 23 luglio si celebra la memoria Santa Brigida e la sua eredità investe un aspetto centrale dell’attualità, San Giovanni Paolo II fu assai chiaro nel motivare il grande valore di questa figura:
Indicandola come compatrona d’Europa, intendo far sì che la sentano vicina non soltanto coloro che hanno ricevuto la vocazione ad una vita di speciale consacrazione, ma anche coloro che sono chiamati alle ordinarie occupazioni della vita laicale nel mondo e soprattutto all’alta ed impegnativa vocazione di formare una famiglia cristiana. (Ibid)
Dieci anni più tardi, anche Benedetto XVI ritornò a indicare Santa Brigida come un riferimento a cui gli sposi cristiani potevano aggrapparsi senza indugio:
[…] insieme, gli sposi cristiani possono percorrere un cammino di santità, sostenuti dalla grazia del Sacramento del Matrimonio. Non poche volte, proprio come è avvenuto nella vita di santa Brigida e di Ulf, è la donna che con la sua sensibilità religiosa, con la delicatezza e la dolcezza riesce a far percorrere al marito un cammino di fede. Penso con riconoscenza a tante donne che, giorno dopo giorno, ancor oggi illuminano le proprie famiglie con la loro testimonianza di vita cristiana. (Benedetto XVI, Udienza 27 ottobre 2010)
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Bellissima, di grande intelligenza e carismatica, Brigida di Svezia ebbe anche una vita lunga e piena incontri e viaggi. La sua potrebbe essere la trama di una storia da principessa, se fin da subito la Croce non diventasse il centro della sua anima. È una giovane sposa che abita in un castello, quando una sera davanti al suo letto sontuoso sente una voce che pronuncia questa frase:
Sulla croce la mia testa non aveva dove riposare.
Da allora Brigida dormirà per terra tutte le volte che potrà, ma non è la mortificazione il senso ultimo della sua missione: la via dell’umiltà che percorre è tutta protesa a soccorrere quella testa dolente del Signore che non ha riposo sulla Croce. La solerzia di questa grande santa svedese è legata con un nodo stretto al patire di Dio per salvare l’uomo. Le tappe sintetiche della sua esistenza ci raccontano la storia di una donna completamente affidata al volere del Padre.
In compenso all’età di 10 anni la Vergine Maria comincia a parlare con lei in sogno e iniziano anche a manifestarsi delle visioni dolorosissime del patimento di Gesù in Croce.
Il suo carattere orgoglioso si scontra con la virtù dell’obbedienza: nel 1316 accetta con enorme difficoltà di sposare l’uomo scelto da suo padre per lei, Ulf. Sarà invece un matrimonio meraviglioso, da cui nasceranno 8 figli, di cui una – Caterina – santa a sua volta.
Con Ulf la vita cristiana si approfondisce nella preghiera e nel servizio: ad esempio, non si mettevano a tavola prima di aver servito 12 poveri. Insieme con il marito adotta la Regola dei Terziari francescani.
Mentre i riconoscimenti ufficiali crescono e alla famiglia viene donato il castello di Vadstena, Dio appare a Brigida chiedendole di trasformare quella dimora in monastero e di lasciare tutti i suoi beni. Il marito Ulf muore nel 1344 ed è questo il momento in cui Brigida si libera di ogni possedimento terreno, trasferendosi ad Alvastra dove conduce una vita semplice e austera. Cominciano le profonde conversazioni di Dio che le chiede: «Non amare nel mondo niente nel modo in cui ami me». Questi dialoghi riempiranno i testi delle sue Rivelazioni celesti, in cui anche La Madonna e gli Angeli dialogano con Brigida. Nel 1350 lascia la sua terra per andare a Roma e far approvare dal Papa la regola per il monastero che Dio le ha chiesto di fondare; studia il latino per farsi capire e in Italia istituisce un ricovero per i poveri insieme a sua figlia Caterina (che viveva già in Italia). Vive coi poveri, mendica anche con loro, e scrive lettere severe per convertire i principi. Ha quasi settant’anni quando Dio le chiede di prepararsi a un viaggio in Terra Santa: lo compirà ritornando poi in Italia dove muore nel 1373.
La compagnia degli angeli: non siamo soli a sostenere la speranza
Custode della speranza, delle occupazioni quotidiane e della vita matrimoniale: due papi hanno affidato a Brigida queste cure, e dunque la sentiamo vicinissima. E c’è un vero tesoro da scoprire nelle sue Rivelazioni celesti, il cui contenuto è stato anche messo in dubbio. Basti come indicazione per leggere questi testi quella che ci ha lasciato San Giovanni Paolo II:
[…] riconoscendo la santità di Brigida, la Chiesa, pur senza pronunciarsi sulle singole rivelazioni, ha accolto l’autenticità complessiva della sua esperienza interiore. Ella si presenta come una testimone significativa dello spazio che può avere nella Chiesa il carisma vissuto in piena docilità allo Spirito di Dio e nella piena conformità alle esigenze della comunione ecclesiale. (da Spes Aedificandi)
Un primo grande passo che incontriamo nelle parole di Santa Brigida per edificare la speranza è quello di ricordarci che il Cielo ci è accanto nelle battaglie di questa vita. Non è un modo di dire, i Santi e gli Angeli sono presenze indaffarate a offrirci sostegno dentro la quotidianità. Questa invisibile compagnia presente sgombra la vista dal dubbio che sperare significhi essere soli a sforzarci a pugni chiusi. In un passaggio delle Rivelazioni Dio stesso offre una descrizione dell’angelo custode di Santa Brigida, e dobbiamo immaginare che lo stesso valga per i nostri angeli custodi:
Sei come un soldato che non abbandona mai il suo elmo, nemmeno quando è insoddisfatto e a cui la paura non fa mai distogliere gli occhi dalla lotta, benché sia cruenta. Sei saldo come una montagna, ardente come una fiamma. Sei come un mondo fulgido e per questo sei senza macchia. Domandi misericordia per la mia sposa [così Dio chiama Santa Brigida – NdR] nonostante tu sappia ogni cosa e la veda in me. (Libro 1,36)
Colpisce la tenacia vigorosa dell’angelo nel chiedere misericordia per la creatura nonostante sappia che non è priva di colpe. A corroborare questa energia degli angeli nello spendersi a nostro favore c’è un altro passaggio in cui peraltro si cita l’Italia, la zone dove si erge il santuario di San Michele Arcangelo:
Santa Brigida vide una moltitudine di angeli che cantava melodiosamente sul Monte Gargano, dicendo: «Sii benedetto, nostro Dio, che sei stato, sei e sarai senza inizio e senza fine! Ci hai creati spiriti, ci hai posto al tuo servizio e a quello degli uomini, per la consolazione degli uomini e per la loro custodia, affinché potessimo giovare loro; fa’ che non siamo mai privati della tua dolcezza, consolazione e visione. Ma poiché sembriamo sconosciuti agli uomini, hai voluto mostrare in questo luogo le tue benedizioni e la dignità e l’eccellenza che ci hai dato, affiché l’uomo imparasse ad amarti e desiderare il nostro soccorso.» (Libro 4, 131)
L’angelo brucia nell’amore di Dio ed perciò una presenza che arde di un desiderio che trabocca: i nostri custodi non attendono altro che di essere chiamati da noi per venirci in aiuto. Si potrebbe dire che sono scalpitanti, ma sarebbe una pallida metafora umana per descrivere il loro vigore. Santa Brigida li vide presenti accanto a Maria anche nell’Eucarestia, a conferma del loro essere indissolubilmente fissi in Dio e anche chiamati a sostenere l’umanità.
Per intuire cosa possa significare la potenza di questa compagnia ci viene in aiuto la Madonna che rivelò a Santa Brigida un dettaglio commovente e profondo dell’Annunciazione. Esistono biblioteche di lodi e studi sul «Sì» di Maria all’Angelo; per ciascuno di noi la forza docile di Maria nell’adempiere una volontà così misteriosa di Dio è un esempio che possiamo giudicare inarrivabile.
Ecco, Maria parla a Brigida del momento in cui pronunciò quel «Sì» e davanti ai nostri occhi si apre una scena in cui l’Angelo non è solo il postino di un messaggio divino; oltre all’annuncio porta in dote anche l’ardore di un amore incomparabile che abbraccia la Madonna e innesta in lei il desiderio di diventare la Madre di Dio:
Dopo aver udito l’angelo, provai un immenso desiderio di essere la Madre di Dio, e mi sentii ricolma di un grande amore; la mia anima parlava con uno smisurato amore incomparabile. Per questo pronunciai le parole: ‘Sia fatta la tua volontà’. (Libro 1,9)
Maria stessa, dunque, dichiara apertamente che quel «Sì» nacque non in una solitudine personale, ma nella compagnia presente di un Dio che attraverso l’Angelo donava già il vigore ardente di amare la scelta che avrebbe fatto. Gli angeli sono, dunque, questa speranza che si fa compagnia, portatori della forza che manca a noi per consegnarci completamente a un Dio che non ci chiede di combattere da soli le nostre battaglie.