Confessioni a cuore aperto alla mia trousse: perdonami, avevo frainteso. Non sei per forza mia nemica, non devo abbandonarti sdegnosamente perché ciò che conta di più è la mia anima. Che anche il corpo, lo stile, il vestito, persino il trucco siano un mezzo per cantare a Dio la nostra gioia.***Premessa: scritto al ritorno della marcia per la vita dove un gruppo di mamme decisamente poco curate nell’aspetto indossava dei sorrisi radiosi e stupendi, marciando con un fuoco dentro che scaldava il cuore. Davanti a me due signore di tutto punto, truccate e perfette che, senza famiglia, parlavano dell’ultimo arrivato dal canile e delle tende nuove che sono perfette con il divano.
Ho pensato: eh no! E dai! Quelle belle fuori dobbiamo diventarlo anche noi, però con il fuoco dentro che brucia!***
Attenzione: leggere attentamente le avvertenze e dosare con dignità, il prodotto potrebbe avere effetti collaterali soprattutto se usato senza equilibrio, contattare un esperto in caso di poca dimestichezza, tenere fuori dalla portata dei bambini!
Cara Chanel, caro Dior, Yve Saint Laurent ed Estée Lauder tutti.
Voi rossetti, mascara ed ombretti che ve ne state silenziosi e un po’ affranti a rinsecchirvi nella mia trousse, a voi tutti io chiedo scusa.
Chiedo scusa perché fino ad oggi non sono stata leale con voi e vi ho tradito, sì vi ho tradito!
All’inizio c’era un sincero amore, la passione delle prime volte che mi ha spinto eccitata a tirare fuori la carta di credito per avervi con me, poi, una volta entrati nell’intimità della mia trousse, una candida vergogna di chi ancora non si conosce e deve scoprirsi. Le prime volte con il tocco delicato, il tempo necessario per stendere bene la matita temperata al punto giusto. Quell’attenzione a non osare troppo con il rossetto, ad essere delicata, a non diventare sfacciata con il mascara.
E dopo le prime volte, capire che avevate bisogno del vostro tempo, dei vostri spazi, della vostra routine che non fa sconti a nessuno.
E poi quel fatidico giorno.
Quel giorno in cui mi sono detta “non posso, troppo sforzo, non devo”.
Non so neanche se sia stato un giorno.
Credo sia stato un periodo.
Sì sono qui per confessarvi quel periodo senza nome, senza data, quando qualcosa in me è cambiato.
Mi ero detta, sono creatura di Dio, non ho bisogno di loro, non sono coerente con me stessa, non sono una giusta frequentazione. Così vi ho abbandonato nel buio della trousse, nella solitudine di chi viene scansato e non capito.
Vi ho considerato nemici, avevo paura di diventare una maschera, avevo paura che avreste preso il controllo su di me.
Come con le amiche belle del gruppo di cui diventi succube. Avevo paura che non foste lì per me ma per prendervi me stessa.
Sono qui per chiedervi scusa.
Perché la bellezza, la mia bellezza, non è il mio nemico.
La bellezza è il veicolo più veloce, la comunicazione più diretta.
I Re della Bibbia erano “segnati da Dio nella bellezza”, lo stesso re Davide è un ragazzo “biondo, dagli occhi belli e di piacevole aspetto”.
Non andiamo certo a Roma per vedere le buche, i parchi incolti o l’immondizia per strada. Non andiamo a Firenze a vedere la periferia e i palazzoni.
No. A Firenze vogliamo il David e gli Uffizi, a Roma la magnifica Pietà e il Colosseo.
La bellezza ci attira, la bellezza ci fa riflettere, la bellezza è contemplazione. E se fosse anche preghiera? Se fosse uno sforzo, un tempo offerto a Dio? Se anche noi, ispirandoci a ciò che fece Dio nella Bibbia, utilizzassimo la bellezza per veicolare?
Se fosse un modo di attrarre, non fine a se stesso, ma per far scoprire qualcosa di più profondo e bello?
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Del resto parlo io che ho sempre scelto i miei libri dalla loro copertina! (che se la scrittrice ha accettato una copertina brutta, figuriamoci il libro!). Parlo io che “…ma hai visto che bello quello? Dai fai finta di farmi la foto che devo farlo vedere a mia sorella!”.
Maria me la immagino bella, Gesù me lo immagino bello, anche le sante me le immagino belle. E gli angeli…vogliamo parlare degli angeli?
Ma non è la realtà di questa bellezza che conta o meno (è bello ciò che piace!), è il fatto che per noi la bellezza va a braccetto con il divino. “Bello come un dio” vi dice qualcosa??
E la contemplazione? Le sculture alte, imponenti e perfette delle nostre chiese ci fanno pensare alla perfezione, al bello, a Dio.
Perciò mia cara trousse tutta, mi scuso perché non ho fatto di te strumento, perché non ho fatto di me veicolo di Dio, anche nel mio aspetto esteriore. Curato, bello, esaltato anche dalla giusta dose di trucco. Senza esagerare, siamo d’accordo.
Sia anche il tempo speso a farmi bella un lodarti, Signore!
QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DAL BLOG MARTHA MARY AND ME