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Chesterton: «Un dio può essere umile: il demonio non può essere che umiliato»

MARY, CRUSH, SNAKE
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Aleteia - pubblicato il 08/07/20
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Non c’è errore più grave di eludere qual è il vero nome e volto del male. Ecco alcuni folgoranti pensieri di Chesterton sul diavolo e su ciò che lo sconfigge: l’umiltà di un Dio incarnato.Un grande errore contemporaneo è quello di non fare i conti con il male, eppure di esserne spavantati in modo irrazionale. Senza Dio l’uomo si illude di togliersi un’inutile zavorra astratta e di poter essere più libero nella vita pratica, senza vincoli imposti dall’alto: anche questo è un enorme abbaglio. Un attento osservatore della realtà come G. K. Chesterton smascherò queste bugie capovolgendo la prospettiva con cui guardare in modo unitario il nostro corpo e il nostro spirito: la cosa che dà più fastidio all’uomo di oggi è ammettere di essere segnato dal peccato, ma solo partendo da questo dato si può ragionare in modo davvero positivo cioé chiamando per nome il nostro nemico e, perciò, il nostro bisogno di essere salvati.


ANGELA MUSOLESI, DON AMORTH
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Uno stereotipo superficiale descrive il Diavolo come il grande sostenitore del godimento corporeo, ma è l’opposto. Un tratto caratteristico del Diavolo è proprio la sua tentazione a svilire la nostra corporeità e a farci idolatrare i nostri pensieri. Il cristianesimo tiene unito ciò Satana vuole separare, cioé il corpo e l’anima. Solo l’umiltà di un Dio incarnato può abbracciare la nostra fragile presenza terrena, capace di fare il male ma che pure è «un tempio sacro». Solo questa umiltà incarnata, che ci ha salvato, è l’alternativa all’idolo di una «purezza» astratta prodotta da un mondo ateo che può solo far finta di non vedere le proprie macchie. Ed ecco dunque una carrellata di folgoranti pensieri di Chesterton sulla presenza del male e sulla sconfitta definitiva del diavolo.

Dare il vero nome al male

«Sono un uomo – rispose padre Brown, gravemente – e perciò ho il cuore pieno di diavoli». (da Il martello di Dio)

Il risultato peggiore dell’evoluzionismo volgarizzato è stato questo: ha sostituito la Bestia al Diavolo. Ci ha indotto a pensare che il nostro nemico sia ciò che loro chiamano la nostra “natura più bassa”, il che vuol dire i nostri puri e semplici appetiti e voglie, cose che di per sé sono del tutto innocenti. Tennyson, per esempio, parlava del miglioramento morale come di “un avanzare verso l’alto, buttando fuori l’animale bruto”. Ma era nel giusto? Perché dovremmo buttar fuori il bruto? Quel che è sbagliato in noi non è, come dicono gli evoluzionisti, l’animale bruto. La cosa sbagliata in noi è il diavolo, l’austera vergine intellettuale che sopporta sofferenze per il male, che per il male compie azioni eroiche. […] I maiali non sono corrotti dall’imperialismo. Le tigri non hanno superbia spirituale. Le balene non ti scherniscono mai. I coccodrilli non sono (malgrado la simpatica leggenda) affatto ipocriti. Esaminandone l’esterno, è difficile capire perché qualcuno gli abbia dato credito di una qualità tanto vivace e ingegnosa. I peccati peggiori di tutti sono i peccati puramente umani. Potete muovervi verso l’alto, buttando fuori il bruto, ma senza buttare fuori nessun peccato. Ma che dico, potreste buttarne dentro. Meno bestie diventate, più cattivi potreste diventare. (Daily News, 3 febbraio 1906)

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PD

La più grande bugia: un inferno senza diavolo

In tutti i nostri cervelli, certamente nel mio, sono sepolte cose sgradevoli come quelle sepolte sotto quel mare amaro; se Egli non venne per combatterle, perfino nelle tenebre di un cervello umano, non so proprio perché venne. Certamente non venne per parlare soltanto di fiori o del socialismo. Più riusciamo a vedere davvero la vita come una favola, più chiaramente il racconto si risolve in una lotta con il drago che devasta il paese delle fate. Non mi addentrerò nella teologia alla base del simbolo, ma sono sicuro del simbolo di tutti i simboli. Ho conosciuto uomini raffinati tra i teologi liberali che trovano più difficile credere in un demone invece che in molti. Nel Nuovo Testamento ammettevano la presenza di spiriti malvagi, ma non il nemico comune dell’umanità. Come chi sembra volere il dramma di Amleto senza il principe di Danimarca, vorrebbero il dramma dell’Inferno senza il Principe delle Tenebre. Non discuterò questi argomenti, ma aggiungerò solo che la lingua del Vangelo mi sembra andare dritta al punto. La voce che si ascolta in questo testo ha l’autorità di una voce che parla a un esercito; la sua nota più squillante richiama la vittoria, non la pace. Quando gli apostoli furono mandati ai quattro angoli della terra e si voltarono per acclamare il loro maestro, egli non affermò in quell’ora trionfale: «Sono tutti aspetti di un insieme armonioso» o «L’universo evolve dal progresso alla perfezione» o «Tutto trova la sua fine nel Nirvana» o «Le gocce di rugiada scivolano nel mare lucente». Guardò verso l’alto e disse: «Ho visto Satana cadere dal cielo come una folgore». (da La Nuova Gerusalemme)

Una falsa purezza senza corpo

Il più grande disastro del XIX secolo è stato questo: che gli uomini hanno cominciato a usare la parola «spirituale» come se corrispondesse alla parola «buono». Hanno pensato che il diventare più raffinati e incorporei fosse come crescere in virtù. Quando fu divulgata l’evoluzione scientifica, molti ebbero timore che essa incoraggiasse la pura animalità. Ha fatto di peggio: incoraggiò la pura spiritualità. Insegnò agli uomini a credere che, per quanto venivano dalla scimmia, andavano verso l’angelo. Ma ci si può anche staccare dalla scimmia e andare al diavolo. (da Ortodossia)

L'umiltà di un Dio incarnato

“E allora” domandò Turnbull “che differenza c’è fra Satana e Cristo?”. “Semplicissimo: il Cristo è disceso all’inferno; Satana vi è caduto”. “Questa è una grande differenza?”. “Grande. L’uno di essi ha voluto discendere ed è salito. Un dio può essere umile: un demonio non può essere che umiliato”(La sfera e la croce)

L’istinto che indusse i cristiani a inumare i cadaveri era umano e religioso a un tempo, in quanto riconosceva che la carne era sacra né aveva perso la sua sacralità solo perché la vita l’aveva lasciata. Diciamo di noi stessi: «Questo tempio della vita si è fatto inadatto; dobbiamo lasciarlo, ma non lo bruceremo. È stato un ricettacolo sacro; non accadrà che venga distrutto». I primi cristiani preservavano con la massima devozione i corpi dei defunti, sicuri che in questo modo non avrebbero oltraggiato
Dio, poiché il corpo perdeva solo per breve tempo il suo scopo immediato di ricettacolo sacro. (in Ffinch)

La carità cristiana è qualcosa di altrettanto speciale quanto l’odore delle cipolle. (da La leggenda di Yule, cit. in Ffinch)

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La filosofia tomistica prese l’avvio dalle radici più basse del pensiero, i sensi e i truismi della ragione; e un sapiente pagano avrebbe magari disprezzato simili cose, così come disprezzava le arti servili. Ma il materialismo, che in un pagano è puro cinismo, in un cristiano può essere umiltà cristiana. San Tommaso era disposto a cominciare col registrare i fatti e le sensazioni del mondo materiale, così come sarebbe stato disposto a cominciare lavando i piatti e le stoviglie al monastero.
Il punto essenziale del suo aristotelismo era che, anche se il buon senso sulle cose concrete era in realtà una sorta di compito servile, egli non doveva vergognarsi di essere servus servorum Dei. (da San Tommaso)

(da G.K. Chesterton, Summa Chestertheologica, 384 pagine – 20 €, libro distribuito dal Centro Missionario Francescano, per acquistarlo: laperlapreziosa@libero.it )

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