Una fotografia del dottor Néstor Ramírez che recita il Rosario è un simbolo di fede nella situazione che vive la Colombia, che soffre per la pandemia e non ha un sistema sanitario adeguato per affrontarlaCom’è abituale nelle sue giornate lavorative, l’anestesista Néstor Ramírez Arrieta approfitta di qualsiasi opportunità per recitare il Rosario, come dimostra una fotografia scattata in una clinica della città colombiana di Cartagena.
“Come molti medici sostiene turni interminabili e una pressione emotiva molto forte che molti non sarebbero in grado di sopportare. Nei brevi momenti di riposo tira fuori il suo Rosario e si dedica alla preghiera. Anche se differiamo nel modo di adorare e di pregare, qualcuno dubita del fatto che Dio ascolti questa preghiera?”
È questa la didascalia con cui il pastore evangelico Luis Alberto Gallego ha accompagnato la fotografia del dottor Ramírez. L’immagine è stata condivisa e commentata da migliaia di persone sulle reti sociali.
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“Non dubito del fatto che Dio ascolti le nostre preghiere. Quello che ama di più è guarire i malati, e sono quotidianamente testimone della sua presenza. Egli agisce attraverso le mie mani. Gli chiedo di usare il mio ministero di guarigione, soprattutto ora che viviamo una situazione tanto difficile”, ha detto convinto ad Aleteia il dottor Ramírez, uno dei tanti professionisti che lottano per salvare vite uman in un Paese in cui la crisi del sistema sanitario si è aggravata con il Covid-19.
In Colombia sono morte 3.641 persone per coronavirus, e più di 106.000 sono state contagiate, ha riferito un rapporto ufficiale del 2 luglio, giorni in cui sono stati riportati 4.101 nuovi casi.
La situazione non è facile perché le risorse ospedaliere sono insufficienti, la povertà obbliga molti abitanti a uscire per guadagnarsi da vivere e altri non rispettano le misure di prevenzione. Cartagena è una delle città più colpite dal virus: circa 8.600 contagiati e 344 vittime.
“Non temere, io sono con te”
In questo difficile contesto, i medici, gli infermieri e tutti i professionisti del settore sanitario sono un gruppo molto vulnerabile, non solo per i rischi di contagio, ma anche per le carenze lavorative e operative del sistema sanitario colombiano e l’incomprensione dei cittadini che li hanno stigmatizzati, arrivando all’estremo di minacciarli di morte e aggredirli.
Consapevole di questa situazione, il dottor Ramírez va a lavorare ogni giorno alla Clínica Madre Bernarda – della comunità delle Suore Francescane – con la tranquillità di essere protetto dalle armi migliori: la preghiera, l’Eucaristia, il Rosario, il Sangue di Cristo e i sacramentali. Le sue giornate scorrono tra tensioni, lotta per salvare vite umani, precauzioni, pazienti guariti, il miracolo della vita e la preghiera costante.
“Qualche giorno fa ho dovuto realizzare una tracheotomia nella sala Covid. Era la seconda volta che provavo una grande paura nella pandemia, ma anche una grande speranza. Dopo essere entrato in un labirinto, essere stato vestito da due persone, con due tute, mascherine, guanti e copribocca abbiamo realizzato la procedura, una di quelle che provoca più contagi nell’équipe medica. Se la gente avesse l’opportunità di vedere queste cose non uscirebbe, non si accelererebbe la riapertura dei settori economici e si farebbe più attenzione”, ha commentato ad Aleteia.
Uscendo, il medico ha approfittato del fatto che la sala d’attesa era vuota e ha preso una delle letture bibliche disponibili, e il messaggio di Dio è stato chiaro e contundente: “Non temere, io sono con te” – sufficiente a rafforzarlo e a dargli la tranquillità per continuare ad agire.
Ogni turno di 24 ore e ogni intervento sono per il dottor Ramírez un’opportunità di preghiera: “Molti pazienti, nonostante l’anestesia generale, mi hanno detto di aver sentito qualcosa di spirituale, una sensazione difficile da descrivere. Quando li vedo vulnerabili prego per loro, e loro lo sentono. È Dio che agisce attraverso le mie mani”.
Il medico è anche stato testimone di miracoli nelle sale operatorie, come nel caso di un bambino di 4 mesi con una malformazione congenita al cranio che ha dovuto operare una mattina senza aver avuto il tempo per prepararsi.
“È un intervento poco comune, in cui gli esperti aprono il cranio e il paziente perde molto sangue. L’unica cosa che ho potuto fare mezz’ora prima è stata rivedere un articolo e andare davanti al tabernacolo per dire a Dio di prendere il controllo di quella situazione. Il bambino non ha sanguinato, si è svegliato e mi ha rivolto un sorriso angelico, e allora ho saputo ancora una volta che Dio era passato di lì”.
Un caso simile ha riguardo un altro bambino operato in laparoscopia per un tumore biliare e che non si svegliava più dopo l’intervento; dopo un esame dei gas arteriosi per vedere lo stato di ogni cellula si è stabilito che era in stato di morte cerebrale.
“Per me è stato terribile, ho detto a Dio di non permettere che il mio ministero venisse stroncato e ho chiesto preghiere a mia moglie e a dei sacerdoti amici”, dicendo al contempo al medico della terapia intensiva: “Applica le tue conoscenze, che Dio ha il controllo di tutto”.
Per la gloria di Dio, il bambino si è svegliato il giorno dopo, e anche se ha dovuto essere sottoposto a un nuovo intervento ora è in buone condizioni di salute.
Il Rosario, compagno fedele
La vita di Néstor Ramírez si divide in due: prima e dopo aver conosciuto Cristo. Il suo cammino spiritualem, che dura da 18 anni, gli permette di evangelizzare mentre applica la scienza. Non è stato facile, e all’inizio alcune persone lo deridevano e gli chiedevano la benedizione, ma a poco a poco i suoi colleghi si sono resi conto che è un uomo di fede.
“Dopo una crisi familiare e una vita mondana, ho avuto l’opportunità di sentire Dio faccia a faccia in un giorno di solitudine. Ho iniziato ad assistere a gruppi di preghiera, mi sono lasciato guidare da guide spirituali, sono tornato all’Eucaristia, ho iniziato a studiare la vita della Vergine Maria e ad affezionarmi al Rosario, compagno fedele nella mia vita professionale, al punto che lo recito tra le 5 e le 10 volte al giorno”, afferma.
Le preghiera di sua moglie, María Bernarda López, hanno aiutato la sua conversione, e oggi, dopo 36 anni di matrimonio, camminano mano nella mano con Dio, che sostiene la loro famiglia, composta anche da tre figli e un nipote.
Néstor non si vede lontano dalla sala operatoria: “Nonostante le difficoltà a esercitare la mia professione, continuerò ad aiutare tanti malati che implorano misericordia, perché lavoro per Dio, non per gli uomini. Continuerò fin quando Egli mi darà la forza”.