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“Mi accusarono di aver ucciso Dio. Ora insegno il Nuovo Testamento ai preti cattolici”

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 02/07/20
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La storia di Amy-Jill Levine, la prima docente di origini ebraiche di una università cattolica, raccontata sul mensile “Donne Chiesa Mondo”

«Nel giugno del 1963 mia madre mi fece guardare in televisione le esequie di Papa Giovanni XXIII, perché disse ‘lui è stato un bene per gli ebrei’. Appresi che il papa viveva in Italia. Pensate che fino a quel momento associavo il nome del vostro Paese esclusivamente agli “spaghetti”. Mia madre mi disse pure che il papa era acclamato dalle folle, ed era un bene per gli ebrei. Allora le dissi che volevo fare il papa. Lei replicò: ‘Non puoi’. ‘Perchè no?’, le domandai. Mi rispose: ‘Perchè non sei italiana’».

Inizia così, la vivace testimonianza di Amy-Jill Levine, docente di Nuovo Testamento e Studi giudaici alla Vanderbilt University (Nashville) e professore ospite presso il Pontificio Istituto Biblico, dove è la prima persona ebrea a tenere un corso sul Nuovo Testamento. Le parole di Amy sono riportate in un articolo, nel nuovo numero di “Donne Chiesa Mondo“, l’inserto femminile dell’Osservatore Romano.

Il collare dei preti

«Quello stesso anno (1963 ndr) – prosegue la docente – una ragazzina mi disse: ‘Hai ucciso nostro Signore’. ‘Non è vero’, risposi. Se si uccide qualcuno, si dovrebbe sapere. ‘Si, l’hai fatto’, disse. ‘L’ha detto il nostro prete’».

«Ero convinta che il prete indossasse un collare speciale – prosegue la studiosa statunitense nel numero della rivista, dedicato, questo mese, alle “donne di frontiera” – e che quindi se avesse mentito, il collare lo avrebbe soffocato. Pertanto dovevo per forza essere responsabile della morte di Dio. Quando arrivai a casa in lacrime, mia madre mi assicurò che il prete aveva torto e che non avevo ucciso nessuno».

“Chiesi di seguire un corso di catechesi”

I genitori, riposta Askanews.it (2 luglio), le dissero che cristiani ed ebrei adorano lo stesso Dio. «Leggiamo gli stessi libri, come la Genesi e i Salmi. Amiamo il nostro prossimo, come ci impone il Levitico. Mi dissero anche che i cristiani parlano di un uomo ebreo di nome Gesù. Come poteva un sacerdote, che dovrebbe sapere tutto questo, poteva accusarmi di deicidio? Decisa a correggere questo insegnamento anti-ebreo, chiesi di seguire il catechismo della chiesa cattolica. I miei saggi genitori acconsentirono. ‘Purchè ti ricordi chi sei – dissero – vai e impara. E’ bene conoscere la religione dei nostri vicini».

Il fascino di Gesù

Ad Amy quelle lezioni affascinavano più che altri bambini. «Mi ricordavano storie sentite in sinagoga. Il Bambino Gesù è stato quasi ucciso, come il bambino Mosè. Gesù racconta parabole e guarisce persone, come altri ebrei nelle storia ebraica. In seguito, leggendo il Nuovo Testamento, compresi due cose. Anzitutto, i miei amici cattolici sapevano cosa dicevano i Vangeli, ma mi volevano comunque bene. Così mi resi conto che scegliamo noi come leggere le cose. In secondo luogo capii che il Nuovo Testamento è legato alla storia ebraica. E oggi ho realizzato il mio sogno: insegno a studenti che si preparano a essere sacerdoti e insegnanti di religione».

Un libro per superare gli stereotipi

Nella primavera del 2019, conclude Amy-Jill Levine, «sono diventata la prima ebrea a tenere un corso di Nuovo Testamento al Pontificio Istituto Biblico. Nello stesso periodo Marc Brettler e io abbiamo presentato a Papa Francesco il volume da noi curato: “The Jewish Annotated New Testamento“».

Un libro per aiutare i cristiani a leggere il Nuovo Testamento senza falsi stereotipi contro gli ebrei, e mostrare agli ebrei come il Nuovo Testamento faccia parte della nostra storia sotto forma di vocazione e gioia. «Non rendo culto a Gesù – chiosa – ma continuo a trovare affascinanti e ispiratrici le storie che ha raccontato, e quelle che lo riguardano».


BARI,POPE FRANCIS
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