Il progetto “Culla di Vita” riempie di speranza l’Ecuador Come non emozionarsi di fronte a questi messaggi e a queste foto?
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Il 29 giugno è stato un giorno molto speciale per le Benedettine che si incaricano del progetto Cuna de Vida (Culla di Vita) del centro Valle Feliz di Santo Domingo de los Tsáchilas, in Ecuador, che ha l’obiettivo di salvare dall’abbandono i minori in situazioni a rischio.
Quel giorno è stato accolto per la prima volta un bambino di circa sette giorni lasciato alla porta della struttura dalla madre.
Secondo quanto riferiscono media come El Comercio, la donna ha lasciato il piccolo in una vaschetta verso le sette del mattino di lunedì. Il pianto del piccolo è stato un segnale di allarme, e le suore sono subito accorse.
Il bambino è stato portato immediatamente per una visita all’ospedale Santo Domingo ed è rimasto in osservazione fino al giorno dopo. Per le autorità, continua El Comercio, l’accaduto può essere considerato una “buona notizia”, visto che se non esistesse questo centro di accoglienza il bambino avrebbe potuto essere abbandonato per strada, essendo più vulnerabile.
“Posso dire che abbiamo salvato una vita. Il nostro obiettivo è salvare i neonati in queste circostanze”, ha affermato la direttrice dell’ospedale Santo Domingo, Lorena Baque.
Accogliere bambini in situazioni di rischio
La Congregazione delle Suore Benedettine Missionarie ha avuto origine a Biala Cerkiew (Ucraina) ed è stata fondata da madre Edvigues Josefa Kulesza, Benedettina di clausura, ricorda la web di Valle Feliz. Tra le preoccupazioni principali delle religiose c’è sempre stata la situazione dei bambini senza famiglia, senza casa, poveri e abbandonati.
Nel 2019 in Ecuador è stata trovata nella spazzatura una bambina che sta pe essere caricata sul camion dei rifiuti. Il fatto ha commosso le religiose e ha ispirato il progetto Cuna de Vida, che si può conoscere meglio grazie all’apporto di Radio Macarena:
https://www.facebook.com/fmMACARENA/videos/195399121850158/
La chiave di questo tipo di iniziative sta nel fatto di non giudicare la madre, perché è difficile sapere cosa l’ha spinta a prendere una decisione di questo tipo (c’è un protocollo stabilito, reso noto in varie opportunità dall’attuale direttrice di Valle Feliz, Ewa Pilarska, e che offre anche la possibilità a chi lascia il proprio figlio nella struttura di andare poi a riprenderlo).
In un’epoca in cui spesso la cosa più semplice è l’“abbandono irresponsabile” – ancor più in mezzo a una tremenda crisi sanitaria con grandi effetti sull’economia – o pratiche ancor più drammatiche come l’aborto, vale la pena di festeggiare la possibilità che i neonati possano avere la speranza di una famiglia.
Un ultimo dato: il bambino che ha cambiato la vita di questo progetto il 29 giugno non ha ancora un nome. E se lo chiamassero Pedro o Pablo, visto che quel giorno si festeggiano i santi Pietro e Paolo?