Ormai esiste la categoria delle coppie televisive, quegli amori nati e naufragati davanti alle telecamere. È solo spettacolo? Perché siamo arrivati ad esporci in questo modo senza imbarazzi e senza pudore? Non vedo molti programmi di intrattenimento in tv: con due bimbi che cercano solo cartoni animati e un marito amante dei documentari ho una buona scusa per tenermi lontana da un tipo di televisione che non ho mai particolarmente apprezzato. Sono rimasta quindi sbalordita quando un’amica ha portato la mia attenzione su un “servizio” fatto dal programma Le Iene con la scusa di testare la veridicità dell’amore all’interno di coppie nate sotto i riflettori. L’idea era di fare uno scherzo a due persone che si erano incontrate e fidanzate in un altro programma, al fine di dedurre dalla reazione mostrata davanti ad un presunto tradimento quanto fosse vero il sentimento sbandierato ad uso e consumo delle telecamere. Ne è risultato, a mio parere, qualcosa di pessimo gusto, che ha avuto il pregio solo di rendere ancora più evidente quanto alcuni autori – ma non solo loro – abbiano totalmente perso il rispetto per le persone e come siano ormai incapaci di fermarsi prima di oltrepassare il limite che quel il rispetto imporrebbe.
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Chiaramente l’utilizzo di queste coppie – finte o vere che siano – è un bel modo per attirare spettatori e al tempo stesso canalizzarli su programmi “amici”: non è certo la prima volta che succede e non sarà l’ultima. Così come non è la prima volta e non sarà l’ultima che la tv li fa incontrare, la tv li fa innamorare e sempre la tv prova a farli separare: è un circolo vizioso che si autoalimenta in nome dello share e che per questo motivo – ahimè – non si fermerà facilmente. Si sfruttano le persone che calamitano l’attenzione del pubblico per i propri scopi e quando cessano di avere quel potere di attrazione vengono lasciate alle loro vite da ricostruire.
Molte sono le riflessioni che il video di questo “scherzo” ha suscitato in me, a più livelli, molte delle quali in sintonia con ciò che altri commentatori hanno evidenziato. Ci sono però un paio di aspetti su cui minore è stata l’attenzione e su cui credo sia invece importante attivare una riflessione.
Quanto vale la nostra intimità?
La prima cosa che mi preme evidenziare, per la quale mi sento particolarmente indignata, è che in questa situazione, come di certo in tante altre, c’è stata una violazione – violenta e gratuita – dell’intimità di una coppia. Le telecamere sono entrate laddove nessuno dovrebbe mettere piede!
Per intimità della coppia, chiaramente, non intendo solo le tenerezze o i rapporti sessuali: la vedo come quel luogo in cui ci si incontra senza maschere, per ciò che si è realmente, mostrando al partner i propri sentimenti, ma anche i propri sogni, le proprie fatiche e le proprie ferite. L’intimità è il momento in cui i problemi di coppia vanno affrontati, discussi e, se possibile, risolti; è lo spazio in cui si cresce insieme o ci si perde. Non è certo qualcosa su cui “scherzare” a cuor leggero e nemmeno uno spettacolo da mostrare alle telecamere!
So benissimo che se alcune cose accadono in tv è perché da un lato c’è qualcuno che le pensa e, ancor di più, perché dall’altro c’è qualcuno che le permette. Così come so bene che se le permette è perché ci guadagna qualcosa o spera di riuscire a farlo. Il nostro mondo gira su questi ingranaggi: ma a quale costo?
Come siamo arrivati a pensare che non ci sia nulla di male nell’alzare il velo sulla nostra intimità di coppia? Come possiamo permettere che gli altri entrino nel sacra sacrorum della nostra relazione senza far nulla per impedirglielo? Perché siamo arrivati ad esporci in questo modo senza imbarazzi e senza pudore?
Ho idea che nel tempo si sia sempre più affievolita la percezione del valore di quel luogo sacro, accessibile solo ai partner, in cui nessuno – neanche genitori e figli – dovrebbe permettersi di entrare, soprattutto quando si litiga! E per quanto ciò non dipenda solo dai social network, è evidente come con la loro esplosione sia aumentata in tutti la voglia di farsi vedere, a costo di sacrificare persino quella sacralità. Perché spesso è solo svendendo la nostra intimità che otteniamo like e follower: e senza quelli non siamo nessuno… o pensiamo di non essere nessuno!
Ma continuo a chiedermi: a che prezzo?
Le conseguenze
Ho letto i commenti di miei colleghi a questo servizio de Le Iene e mi sono trovata particolarmente in sintonia con chi evidenziava come non si fossero prese in considerazioni le conseguenze emotive di questo “scherzo”, che di certo avrà un suo seguito nella vita di chi l’ha subito, così come nel rapporto con chi lo ha organizzato.
Ritengo che questo caso specifico abbia evidenziato ciò che per gli addetti ai lavori è molto chiaro da tempo: nel nostro Paese non c’è la minima attenzione ai risvolti psicologici di quello che accade alle persone. Lo dimostra, ad esempio, la scarsa attenzione agli effetti della pandemia sulla psiche mostrata da chi ci governa. A volte sembra quasi che ragionare in termini di mente e di conseguenze mentali degli eventi sia un’esagerazione, perché si tratterebbe di cose che riguardano “solo” una minoranza – cosa non vera, ma anche se fosse vera non sarebbe un buon motivo per non occuparsene. Solo che la realtà ben diversa: tutti facciamo i conti con gli effetti sulla nostra mente di ciò che viviamo e non tutti possediamo le stesse risorse mentali per farvi fronte.
Rispettare l’altro vuol dire allora non oltrepassare un limite oltre il quale non sappiamo quali danni potremmo fare. Vuol dire non fargli del male, a livello psicologico così come sul piano fisico.
Aver creduto anche solo per 10 minuti di essere stata tradita e poi mantenere per sempre la consapevolezza che il proprio fidanzato e i propri genitori abbiano accettato di organizzare quella messa in scena senza troppi scrupoli è una cosa che non lascia traccia? L’essere stata vista da milioni di persone in un momento di fragilità emotiva può essere dimenticato senza che tale evento abbia ripercussioni? Io non credo!
E probabilmente le conseguenze psicologiche non saranno da meno per chi quello scherzo ha accettato di farlo. Perché al di là di un senso di colpa che mi auguro il ragazzo in questione possa provare, la scelta consapevole di denudare davanti agli occhi di tutti un aspetto così “privato” della propria relazione (per quanto fosse stato costruito ad hoc), un po’ come fanno tanti “comuni mortali” che mettono sulla pubblica piazza ogni istante della propria vita di coppia, non può non comportare degli effetti a lungo termine! Perdere di vista l’importanza di preservare il proprio mondo più intimo da sguardi esterni equivale a non riconoscerne il valore e, quindi, privarsi di uno spazio di riservatezza che è ossigeno per i rapporti. Questo a lungo termine inciderà negativamente sulla relazione, che perderà spontaneità e autenticità, risultando per forza di cose falsata se non del tutto falsa. E quasi certamente ne risentiranno anche i singoli individui, incapaci di distinguere tra uno spazio privato e uno pubblico.
Per mantenere un sano equilibrio, infatti, noi abbiamo bisogno di mantenere una netta separazione tra uno spazio che possiamo condividere (magari riuscendo a discriminare con chi condividere alcune cose e con chi altre) e ciò che teniamo solo per noi stessi. E, se è vero che i mass media dovrebbero fare un passo indietro per rispettare lo spazio privato della coppia, è ancor più vero che a pretendere tale rispetto dovrebbero essere per primi gli stessi partner: nulla può valere quanto l’intimità di un rapporto! E se rispetto il mio partner – quindi se lo amo veramente – non mi può venire in mente di vendere quell’intimità al miglior offerente!
La violenza nella coppia
C’è un secondo aspetto su cui vorrei soffermarsi, sul quale in realtà molti stanno puntando l’attenzione ben prima di me: l’esplicita proposizione in televisione di scene di violenza di genere.
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Da un lato ho notato un atteggiamento che tendeva a sminuire il problema attraverso l’ironia, come fatto già direttamente nella trasmissione attraverso inopportune risatine di sottofondo, probabilmente basato sul fatto che ad usare gesti violenti sia stata una donna (forse si voleva ridere della debolezza dell’uomo in questione?). Dall’altro c’è stato un gran puntare il dito verso quei calci, quegli schiaffi e quelle tirate di capelli, evidenziando come spesso le donne siano violente senza che gli uomini abbiano il coraggio di denunciarle, per non correre il rischio di non essere creduti o per non venir meno all’immagine di virilità dominante.
Probabilmente siamo talmente abituati all’equazione violenza di genere = violenza dell’uomo sulla donna, da non considerare come essa si riferisca a qualunque forma di violenza di un genere sull’altro. Il problema del rapporto tra i generi non è a senso unico! Inutile dire quanto sia stata quindi inopportuna anche da questo punto di vista la scelta di mandare in onda certe immagini, che in qualche modo hanno derubricato tramite l’ironia un grave comportamento che va invece denunciato quando accade nella quotidianità domestica.
I commenti che ho letto a questo proposito mi hanno però messo in allarme: tanti – uomini e donne – hanno puntato il dito contro la violenza femminile, evidenziando come sia molto comune, come le donne approfittino del fatto che gli uomini non denunciano, come si dovrebbe smettere di parlare solo di violenza maschile, come il problema non sia solo quello e via dicendo. Tutte cose giuste, senza dubbio, ma che nell’ultimo periodo stanno riempiendo i social in modo esponenziale, quasi a voler istigare una guerra tra sessi anche su chi subisce maggiormente le angherie dell’altro. E così invece di unirci per combattere atteggiamenti che dovrebbero sparire del tutto, ci ritroviamo a litigare sui numeri e la gravità della violenza!
A volte mi pare di leggere nel tempismo di questa campagna di “sensibilizzazione” una sorta di attacco nei confronti delle donne vittime di violenze, delle donne che combattono contro le discriminazioni e le ingiustizie e ancor più una svalutazione del problema della violenza maschile. Un po’ come se si volesse (da parte di uomini, ma non solo) rimettere le donne al loro posto, sottolineando le colpe di cui si macchiano le loro simili. Un po’ come dire: “di che volete lamentarvi se anche voi fate lo stesso”?
Come se un problema di violenza escludesse l’altro. Come se denunciarne uno volesse dire sottovalutare l’altro. Quando chiaramente non è così. E l’unica cosa che bisognerebbe fare è puntare ad educarci a relazioni sane, improntate per prima cosa al rispetto dell’altro.
La parola d’ordine
Ormai si è capito: quello che ha evidenziato il servizio de Le Iene è a mio parere l’assoluta mancanza di rispetto a cui ci stiamo assuefacendo: quello verso gli altri, ma spesso anche quello verso noi stessi.
Forse è da questa parola d’ordine che dovremmo ripartire, approfittando del distanziamento sociale per fare un passo indietro anche a livello simbolico. E lo possiamo fare ad esempio togliendo audience a tutti quei programmi che non sanno dove abiti il rispetto, ma anche smettendo di cercare spasmodicamente di entrare nell’intimità degli altri attraverso notizie di gossip. Dovremmo tornare ad occuparci della nostra intimità, coltivando i rapporti che davvero contano e lasciando che ciascuno faccia lo stesso nella propria vita.
Poi dovremmo imparare che il rispetto non può andare a braccetto con la violenza, in qualunque forma si presenti. Ma soprattutto dovremmo insegnare tutto questo ai nostri figli. Allora sì che vivremmo una bellissima fase 2 – quella dei rapporti umani autentici!
QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA CRISTINA BUONAUGURIO