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Come confidare in se stessi quando si diffida delle proprie capacità?

IDEE DISTORTE REALTA
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Carlos Padilla - pubblicato il 01/07/20
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Mi ripetono che valgo, ma è molto più forte in me l’esperienza del fallimento…Nella vita risulta molto difficile confidare. Mi costa confidare in me stesso, in tutto quello che posso arrivare a fare.

Prima di poter confidare devo aver sperimentato che qualcuno confida in me. Poi quell’esperienza di salvezza riempie il mio cuore di fiducia.

Confidare in me stesso è una vera sfida. Guardo la mia vita nella sua fragilità e mi costa pensare di essere capace di cose grandi.

Vedo talenti e doni, ma mi paragono e ne esco perdente. Mi soffermo sulle mie ferite, sui miei difetti, sulle mie carenze.

Mi crogiolo nelle mie sconfitte convincendomi del mio scarso valore, e mi costa apprezzare con una certa obiettività un talento speciale che Dio mi ha affidato.

Confidare in me è la missione che mi accompagnerà per tutta la vita. Se confido sarò capace di fare cose grandi, se non lo faccio diventerò inutile, mi paralizzerò e nulla riuscirà a convincermi del mio valore.

Per quanto me lo ripetano non ci crederò. È molto più forte in me l’esperienza del fallimento. Si incide a fuoco e copre tutto con la sua ombra.

Imparare a confidare nel dono e nel compito che Dio ha seminato nella mia anima è la mia strada.


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Amore incondizionato

Vorrei custodire esperienze di casa, di famiglia, nell’anima, e far tesoro di momenti in cui mi sono sentito amato per quello che sono, non per quello che faccio.

L’amore incondizionato mi dona la fiducia in me stesso. Potrò arrivare lontano, raggiungere le mete indicate, quando crescerà in me la fiducia in tutto ciò che posso dare.

E quella fiducia è quella che mi porta a guardare il cielo. Dio delinea legami umani che mi portano a Lui. Le mie esperienze di casa sulla Terra mi portano alla casa del Cielo.

Nella mia casa mi sento amato per quello che sono e ho la forza per intraprendere qualsiasi cammino. Una persona fiduciosa non teme il futuro, non teme il fallimento. Confida nelle sue forze, e, cosa più importante, arriva a confidare in Dio, nell’amore di suo Padre.

È l’esperienza di Maria: “Il ‘Sì’ di Maria alla volontà del Signore è un salto all’oscurità, confidando in Colui che tutto può” [1].

Confido in me stesso e al contempo confido nelle mie forze. Non riesco a fare tutto da solo. Ho bisogno di aiuto.

Confidare è un dono

Una persona con una sana autostima sa chiedere aiuto, non teme di mostrare la sua fragilità, non nasconde le sue paure né le sue sconfitte.

La fiducia è un dono che si riceve dall’alto. Non c’è bisogno di guadagnarsi ogni giorno la fiducia con l’approvazione degli altri. Se vivo così non avanzo.

Perché ci sarà sempre qualcuno che non crede in me, o che non confida nella mia parola. Ci saranno persone che mi screditeranno. Testimoni che parleranno male di me.

Solo quando ripongo la mia fiducia in Dio tutto cambia. Sarò sicuro nelle sue mani e non temerò il fallimento in termini umani. La fiducia che Dio mi dà è quella che mi aiuta a confidare nelle persone.

In Germania c’è un detto che parla di una realtà: “La fiducia è bene, il controllo è meglio”. Mi colpisce la quantità di volte in cui lo verifico nella mia vita.

Dico di confidare nelle persone, ma poi le controllo. Delego compiti e poi supervisiono per vedere se vengono svolti bene. Chiedo che qualcuno faccia qualcosa e poi vedo se lo fa a modo mio.


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Resto alle sue spalle vigilando e consigliando perché faccia tutto in base al mio modo di vedere le cose.

Ci sono molti modi diversi di fare le cose, e spesso credo che il mio sia il migliore. Il più efficiente, il più rapido, il più corretto.

Sbaglio, ci sono molte strade. È solo il mio modo di fare le cose, ma non è l’unico. E se fanno male quello che ho affidato loro è poi così grave? Mi fa paura che facciano male le cose, e voglio evitare il disastro.

Quando si tratta di mio figlio, il suo fallimento sembra il mio fallimento come padre. Se io sono il responsabile, mi costa pensare che il cattivo risultato ottenuto colpisca anche me.

Per questo spesso resto vicino, a controllare. Non c’è niente di peggio che mi affidino qualcosa e poi mi controllino per vedere se lo faccio bene e come vogliono loro. Meglio che se lo facciano da soli, penso.

La fiducia è un dono. Che qualcuno mi apra la sua anima o che io sia capace di aprirla a un’altra persona è un miracolo. La fiducia è delicata come un cristallo prezioso, come una tela molto sottile.

Qualsiasi movimento sbagliato, o brusco, la può spezzare. Qualsiasi errore, una parola fuori luogo, un gesto offensivo, il silenzio al momento meno opportuno, o le parole che avrei dovuto saper tacere.

In ogni caso, quello che mi ci sono voluti anni per costruire si può distruggere in un piccolo gesto, in un istante nefasto. Un vento, una fiamma, un sussurro.

Qualsiasi cosa basta per spezzare per sempre la fiducia. Per questo ringrazio in ginocchio per tutta la fiducia di chi mi ha aperto la sua anima.

Mi commuovono la sua apertura e la sua umiltà, e chiedo perdono quando non ho trattato con delicatezza e amore quel dono così sacro.

Confidare è molto difficile. Smettere di farlo è la cosa più semplice. Devo prendermi cura del dono ogni giorno, trattarlo come una perla tra le mie mani. Irrigarlo come una pianta in pericolo di moire.

Mi piace guardare così la vita che Dio mi affida. E credo che mi darà la saggezza per confidare nelle persone, anche se più di una volta mi deluderanno.

Tornerò a credere in loro dopo che avranno fallito, perché Dio crede sempre in me, anche se fallisco tante volte.

[1] Sebastián Prieto Silva, La espera alegre en la incertidumbre: María, hija de Abraham

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