La formazione dei catechisti
Nella sua prima parte, intitolata “La catechesi nella missione evangelizzatrice della Chiesa”, il testo si sofferma in particolare sulla formazione dei catechisti: affinché siano testimoni credibili della fede, essi dovranno “essere catechisti prima di fare i catechisti” e quindi dovranno operare con gratuità, dedizione, coerenza, secondo una spiritualità missionaria che li tenga lontani dallo “sterile affanno pastorale” e dall’individualismo. Maestri, educatori, testimoni, i catechisti dovranno accompagnare con umiltà e rispetto la libertà altrui. Al contempo, bisognerà “vigilare con determinazione perché sia garantita ad ogni persona, specialmente ai minori e alle persone vulnerabili, la protezione assoluta da qualsiasi forma di abuso”. I catechisti sono inoltre invitati ad adottare uno “stile di comunione” e ad essere creativi nell’uso di strumenti e linguaggi.
Il linguaggio della catechesi: narrazione, arte, musica
La sfida del linguaggio è presente, in particolare, nella seconda parte del Direttorio, intitolata “Il processo della catechesi”. Numerose le modalità espressive citate, a partire dalla narrazione, definita “un modello comunicativo profondo ed efficace” perché in grado di intrecciare, in modo fecondo, la storia di Gesù, la fede e la vita degli uomini. Importante poi l’arte, che, tramite la contemplazione della bellezza, permette di fare esperienza dell’incontro con Dio, mentre la musica, soprattutto quella sacra, instilla nello spirito umano il desiderio di infinito.
La catechesi nella vita delle persone: l’importanza della famiglia
Ma è quando la catechesi si cala nel concreto della vita delle persone che emerge con nitidezza l’importanza della famiglia: soggetto attivo di evangelizzazione e luogo naturale per vivere la fede in modo semplice e spontaneo, essa offre infatti un’educazione cristiana “più testimoniata che insegnata”, attraverso uno stile umile e compassionevole. Di fronte, poi, alle situazioni irregolari e ai nuovi scenari familiari presenti nella società contemporanea, in cui si riscontra uno svuotamento del significato trascendente della famiglia, la Chiesa chiama ad accompagnare nella fede con prossimità, ascolto e comprensione, in un’ottica di premura, rispetto e sollecitudine, per ridonare a tutti fiducia e speranza e vincere solitudini e discriminazioni. La catechesi andrà, inoltre, pensata a seconda delle fasce d’età dei suoi destinatari: bambini, giovani, adulti, anziani. Ma, pur diversificata nei linguaggi, essa dovrà avere un unico stile: quello dell’accompagnamento, che rende i catechisti testimoni credibili, convinti e coinvolgenti, discreti ma presenti, in grado di valorizzare le qualità di ciascun fedele e di farlo sentire accolto e riconosciuto all’interno della comunità cristiana.
“Cultura dell’inclusione” e accoglienza per disabili e migranti
Accoglienza e riconoscimento sono le parole-chiave che devono accompagnare la catechesi anche nei confronti dei disabili: di fronte all’imbarazzo e alla paura che essi possono suscitare perché richiamano il dolore e la morte, sarà importante rispondere con una “cultura dell’inclusione” che vinca quella “dello scarto”. Le persone con disabilità, infatti, sono testimoni delle verità essenziali della vita umana, come la vulnerabilità e la fragilità, e vanno quindi accolte come una grande dono, mentre le loro famiglie meritano “rispetto e ammirazione”. Un’altra categoria particolare ricordata dal Direttorio è quella dei migranti che, lontani dalla loro terra, possono riscontrare una crisi di fede: anche per loro, la catechesi dovrà puntare su accoglienza, fiducia e solidarietà, affinché siano sostenuti nella lotta ai pregiudizi e ai gravi pericoli in cui possono incombere, come la tratta degli esseri umani.
Il carcere, “autentica terra di missione”; l’opzione preferenziale per i poveri
E ancora, il documento guarda alle carceri, come “autentica terra di missione”: per i detenuti, la catechesi sarà l’annuncio della salvezza in Cristo, il perdono e la liberazione, insieme ad un ascolto premuroso che mostri il volto materno della Chiesa. Tra le categorie più emarginate, la Chiesa non dimentica i poveri: l’opzione preferenziale verso di loro sia anche “attenzione spirituale” – chiede il Direttorio – richiamando il primato della carità e l’importanza di un dinamismo missionario che, nell’incontro con i più indigenti, realizzi l’incontro con Cristo. “Anche la Chiesa – raccomanda il testo – è chiamata a viverre la povertà come abbandono totale a Dio, senza confidare nei mezzi mondani”. In questo ambito, la catechesi dovrà educare alla povertà evangelica, promuovere la cultura della fraternità e favorire nei fedeli lo sdegno per le situazioni di miseria e ingiustizia. In prossimità della Giornata Mondiale dei Poveri, inoltre, la riflessione catechistica dovrà essere accompagnata da “un impegno concreto e diretto, con segni tangibili dell’attenzione ai poveri e agli emarginati”.
Parrocchie, associazioni e scuole cattoliche
Nella terza parte, dedicata a “La catechesi nelle Chiese particolari”, emerge soprattutto il ruolo delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, e delle scuole cattoliche. Delle prime, definite “esempio di apostolato comunitario”, si sottolinea la “plasticità” che le rende capaci di una catechesi creativa, “in ascolto” e “in uscita” verso le esperienze delle persone. Di associazioni e movimenti, invece, si ricorda la “grande capacità evangelizzatrice” che li rende una “ricchezza della Chiesa”, purché curino la formazione e la comunione ecclesiale. Quanto alle scuole cattoliche, vengono esortate a passare da scuole-istituzioni a scuole-comunità, ovvero comunità di fede con un progetto educativo basato sui valori del Vangelo.
Insegnamento della religione e catechesi: distinti, ma complementari
In questo ambito, un paragrafo a parte è dedicato all’insegnamento della religione che – si sottolinea – è distinto, ma complementare alla catechesi, e si caratterizza per due aspetti: l’entrare in relazione con altri saperi e il saper trasformare la conoscenza in sapienza di vita. “Il fattore religioso è una dimensione dell’esistenza e non va trascurato”, afferma il Direttorio; pertanto, “è un diritto dei genitori e degli studenti” ricevere una formazione integrale che tenga conto anche dell’insegnamento della religione. L’importante è che ciò avvenga sempre attraverso un dialogo aperto e rispettoso, scevro da scontri ideologici.
Pluralismo culturale e pluralismo religioso: il rapporto con ebraismo e Islam
Un ampio capitolo si sofferma, poi, sui diversi scenari contemporanei con cui deve confrontarsi la catechesi: il pluralismo culturale che porta a trattare con superficialità le questioni morali; i difficili contesti urbani spesso disumani, violenti e segreganti; il confronto con i popoli indigeni che richiede una conoscenza adeguata per superare i pregiudizi; la pietà popolare ed il suo essere, da una parte, “luogo teologico” e “riserva di fede”, ma dall’altra il suo correre il rischio di aprirsi alle superstizioni ed alle sètte. In tutti questi ambiti, la catechesi è chiamata a portare speranza e dignità, a vincere l’anonimato, a promuovere la tutela dell’ambiente. Settori speciali sono, poi, quelli dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso con l’ebraismo e con l’Islam: riguardo al primo punto, il Direttorio sottolinea come la catechesi debba “suscitare il desiderio di unità” tra i cristiani, per essere “uno strumento credibile di evangelizzazione”. Quanto all’ebraismo, si invita ad un dialogo che combatta l’antisemitismo e promuova la pace e la giustizia, mentre di fronte al fondamentalismo violento che può a volte riscontrarsi nell’Islam, la Chiesa esorta ad evitare le generalizzazioni superficiali, favorendo la conoscenza e l’incontro con i musulmani. In ogni caso, in un contesto di pluralismo religioso, la catechesi dovrà “approfondire e rafforzare l’identità dei credenti”, aiutandone il discernimento e promuovendone lo slancio missionario attraverso la testimonianza, la collaborazione ed il dialogo “affabile e cordiale”.
Il mondo digitale: luci e ombre
La riflessione del Direttorio si sposta, poi, sul tema del digitale: in primo luogo, si ribadisce l’importanza di garantire, nella “rete”, una presenza che testimoni i valori del Vangelo. Quindi, si esortano i catechisti ad educare le persone al buon uso del digitale: in particolare i giovani dovranno essere accompagnati, poiché il mondo virtuale può avere ripercussioni profonde sulla gestione delle emozioni e la costruzione dell’identità. Oggi, la cultura digitale – prosegue il documento – è percepita come “naturale”, tanto da aver modificato linguaggio e gerarchie di valori su scala globale. Ricco di aspetti positivi (ad esempio, arricchisce le capacità cognitive e favorisce l’informazione indipendente a tutela delle persone più vulnerabili), al contempo il mondo digitale ha anche un “lato oscuro”: può portare solitudine, manipolazioni, violenze, cyberbullismo, pregiudizi, odio. Non solo: la narrazione digitale risulta emotiva, intuitiva e coinvolgente, ma è priva di analisi critica, finendo per rendere i destinatari semplici fruitori, piuttosto che decodificatori di un messaggio. Senza dimenticare l’atteggiamento quasi “fideistico” che si può avere nei confronti, ad esempio, di un motore di ricerca.
Contrastare la cultura dell’istantaneo
Cosa può fare dunque la catechesi in questo settore? Educare, in primo luogo, a contrastare la “cultura dell’istantaneo”, priva di gerarchie valoriali e di prospettive, debole nella memoria e incapace di distinguere verità e qualità. I giovani, soprattutto, andranno accompagnati nella ricerca di una libertà interiore che li aiuti a differenziarsi dal “gregge social”. “La sfida dell’evangelizzazione comporta quella dell’inculturazione nel continente digitale”, afferma il Direttorio, ribadendo l’importanza di offrire spazi di esperienza di fede autentica, capaci di fornire chiavi interpretative per temi forti, come la corporeità, l’affettività, la giustizia e la pace.
Scienza e fede: apparenti conflitti, testimonianza di scienziati cristiani
Il documento si sofferma, poi, sulla scienza e la tecnica. Ribadendo che esse vanno orientate al miglioramento delle condizioni di vita e al progresso della famiglia umana, ponendosi così al servizio della persona, al contempo il Direttorio raccomanda una catechesi ben preparata e approfondita che sappia contrastare una divulgazione scientifica e tecnologica spesso poco accurata. Si esorta, quindi, a eliminare pregiudizi e ideologie ed a chiarire gli apparenti conflitti tra scienza e fede, così come a valorizzare la testimonianza di scienziati cristiani, esempio di armonia e sintesi tra le due. Lo scienziato, infatti, cerca la verità con sincerità, è incline alla comunicazione ed al dialogo, ama l’onestà intellettuale e può, quindi, favorire l’inculturazione della fede nella scienza.
Bioetica: non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente ammissibile
Una riflessione a parte, invece, va fatta per la bioetica, partendo dal presupposto che “non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente ammissibile”. Bisognerà, quindi, distinguere tra interventi terapeutici e manipolazioni, e fare attenzione all’eugenetica e alle discriminazioni che essa comporta. Sulla denominazione di “gender”, si ricorda che la Chiesa accompagna “sempre e in qualsiasi situazione”, senza giudicare, le persone che vivono situazioni complesse e a volte conflittuali. Tuttavia, “in una prospettiva di fede, la sessualità non è solo un dato fisico, ma è una realtà personale, un valore affidato alla responsabilità della persona”, “una risposta alla chiamata originaria di Dio”. In ambito bioetico, quindi, servirà per i catechisti una formazione specifica che parta dal principio della sacralità e dell’inviolabilità della vita umana e contrasti la cultura della morte. A tal proposito, il Direttorio condanna la pena di morte, definita “misura disumana che umilia la dignità della persona”.
Conversione ecologica, impegno sociale e tutela del lavoro
Tra gli altri temi affrontati dal documento, il richiamo ad una “conversione ecologica profonda” da promuovere attraverso una catechesi attenta alla salvaguardia del Creato e ispiratrice di una vita virtuosa, lontana dal consumismo, perché “l’ecologia integrale è parte integrante della vita cristiana”. Forte anche l’incoraggiamento ad un impegno sociale attivo dei cattolici, affinché agiscano in favore del bene comune, contrastando le strutture di peccato con rettitudine morale ed apertura al dialogo. Quanto al mondo del lavoro, si esorta all’evangelizzazione secondo la Dottrina Sociale della Chiesa, con particolare attenzione alla difesa dei diritti dei più deboli. Infine, gli ultimi due capitoli del Direttorio si soffermano sui catechismi locali, con le relative indicazioni per ottenere l’approvazione dalla Sede Apostolica, e sugli organismi a servizio della catechesi, tra cui il Sinodo dei Vescovi e le Conferenze episcopali.