Lo indica il nuovo “Direttorio per la catechesi” approvato da Papa Francesco
«Un’ulteriore tappa nel dinamico rinnovamento che la catechesi sta attuando». È stato presentato così il nuovo Direttorio per la catechesi, approvato da Papa Francesco il 23 marzo scorso, a distanza di 23 anni dal Direttorio generale per la catechesi e a 15 anni dal Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Obiettivo: far fronte alle «nuove problematiche che la Chiesa è chiamata a vivere», e in particolare il fenomeno della «cultura digitale».
Nel Direttorio, consultato da Aleteia, si offrono una serie di suggerimenti ai catechisti per usare nella giusta direzione internet e i social network e renderli “protagonisti” nella catechesi.
Le sintesi “dogmatiche” e il linguaggio dei giovani
«Nella Chiesa – si legge nel Direttorio – si è spesso abituati ad una comunicazione uni-direzionale: si predica, si insegna e si presentano sintesi dogmatiche. Inoltre, il solo testo scritto fatica a parlare ai più giovani, abituati a un linguaggio consistente nella convergenza di parola scritta, suono e immagini. Le forme della comunicazione digitale offrono invece maggiori possibilità, in quanto sono aperte all’interazione. Perciò è necessario, oltre alla conoscenza tecnologica, imparare modalità comunicative efficaci, insieme a garantire una presenza nella rete che testimoni i valori evangelici».
in alcuni contesti geografici e culturali dove i cristiani si sentono isolati, «le reti sociali possono rafforzare il senso della loro effettiva unità con la comunità universale dei credenti».
Le “tracce profonde” del mondo virtuale
Il catechista oggi deve essere consapevole di quanto il mondo virtuale possa lasciare tracce profonde, specialmente nelle persone più giovani o più fragili, e quanta influenza possono avere nella gestione delle emozioni o nel processo di costruzione dell’identità.
Non deve essere una sostituzione!
La realtà virtuale non può però supplire la realtà spirituale, sacramentale ed ecclesiale vissuta nell’incontro diretto tra le persone: «Noi siamo mezzi e il problema di fondo non è l’acquisizione di sofisticate tecnologie, anche se necessarie ad una presenza attuale e valida. Sia sempre ben chiaro in noi che il Dio in cui crediamo, un Dio appassionato per l’uomo, vuole manifestarsi attraverso i nostri mezzi, anche se sono poveri, perché è Lui che opera, è Lui che trasforma, è Lui che salva la vita dell’uomo».
Per testimoniare il Vangelo, è necessaria una comunicazione autentica, frutto di un’interazione reale tra le persone.
Le caratteristiche di una catechesi e di un catechista 3.0
La Chiesa è chiamata a riflettere sulla peculiare modalità di ricerca di fede dei giovani digitali e, di conseguenza, aggiornare le proprie modalità di annuncio del Vangelo al linguaggio delle nuove generazioni, invitandole a creare un nuovo senso di appartenenza comunitario, che includa e non si esaurisca in quello che esse sperimentano in rete.
1Dio ti porta fuori dal gregge social
Sembra aprirsi una stagione in cui la catechesi si fa portatrice di istanze in grado di generare percorsi di avvicinamento alla fede sempre meno standardizzati e attenti alla singolarità di ciascuno.
La sfida pastorale è quella di accompagnare il giovane alla ricerca dell’autonomia, che rimanda alla scoperta della libertà interiore e della chiamata di Dio, che lo differenzia dal gregge social a cui appartiene.
2Discepoli meglio che influencers
Un’altra sfida è certamente quella di chiarificare il linguaggio utilizzato in rete che spesso ha consonanze con quello religioso. Si pensi, ad esempio, alla chiamata di Gesù ad essere discepoli, termine che chiede di essere spiegato per evitare che venga confuso con dinamiche tipiche della rete: la dinamica dell’essere discepoli, infatti, non è la stessa che si instaura tra un influencer e i suoi follower virtuali.
Per fare questo servono figure autorevoli, che attraverso l’accompagnamento personale portino ogni singolo giovane a riscoprire il proprio progetto personale di vita. Questo cammino richiede di passare dalla solitudine, nutrita dai likes, alla realizzazione di progetti personali e sociali da realizzare in comunità.
3 Puntare alle esperienze concrete di fede
Nel processo dell’annuncio del Vangelo, la vera domanda non è come utilizzare le nuove tecnologie per evangelizzare, ma come diventare una presenza evangelizzatrice nel continente digitale. La catechesi, che non può semplicemente digitalizzarsi, ha certamente bisogno di conoscere la potenza del mezzo e usarne tutte le potenzialità e le positività, con la consapevolezza, tuttavia, che non si fa catechesi solo usando gli strumenti digitali, ma offrendo spazi di esperienze di fede.
Solo così si eviterà una virtualizzazione della catechesi che rischia di rendere l’azione catechistica debole e ininfluente. Compito della generazione adulta che vuole trasmettere la fede è quello di favorire esperienze. Solo una catechesi che procede dall’informazione religiosa all’accompagnamento e all’esperienza di Dio sarà capace di offrire il senso.
4Non escludere dalla catechesi trend topic tabù
La trasmissione di fede si fonda su esperienze autentiche, che non vanno confuse con gli esperimenti: l’esperienza trasforma e fornisce chiavi interpretative della vita, mentre l’esperimento si riproduce soltanto in maniera identica. La catechesi è chiamata a trovare modi adeguati per affrontare le grandi questioni circa il senso della vita, la corporeità, l’affettività, l’identità di genere, la giustizia e la pace, che nell’era digitale sono interpretate in maniera differente.
5Personalizzata ma non individuale
La catechesi nell’epoca del digitale sarà personalizzata ma mai un processo individuale: dal mondo individualista e isolato dei social si dovrà transitare nella comunità ecclesiale, luogo in cui l’esperienza di Dio si fa comunione e condivisione del vissuto.
Non è da sottovalutare la potenza della liturgia nel comunicare la fede e introdurre nell’esperienza di Dio. Essa si compone di una pluralità di codici comunicativi che fanno leva sull’interazione dei sensi (sinestesia) oltre che sulla comunicazione verbale.
È pertanto necessario riscoprire le capacità della liturgia, ma anche dell’arte sacra, di esprimere i misteri della fede. La sfida dell’evangelizzazione comporta quella dell’inculturazione nel continente digitale.
È importante aiutare a non confondere i mezzi con il fine, a discernere come navigare in rete, in modo da crescere come soggetti e non come oggetti e andare oltre la tecnica per ritrovare un’umanità rinnovata nella relazione con Cristo.
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