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Gli angeli custodi e quegli aiuti a San Domenico: due interventi clamorosi

San Domenico di Guzman (1170-1221). 8 agosto. Religioso, sacerdote, fondatore dell'Ordine dei Predicatori – Domenicani. «Sono buono a poche cose, spero che Dio avrà pietà di me e che si accontenterà di queste poche cose, perché le ho fatte per amor suo».

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 17/06/20
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Un primo segno si riferisce al soggiorno del santo a Roma. Un secondo segno ci mostra il santo nelle sue corse apostoliche e che soggiorna presso il vescovo di Faenza

La mistica Giuseppina Berettoni ci tramanda il legame speciale tra gli angeli e San Domenico. Un rapporto segnato da almeno due segni prodigiosi. A riportarlo è Marcello Stanzione nel suo libro “Giuseppina Berettoni e gli spiriti celesti per le vie di Roma e del cielo” (edizioni Segno).

L’ordine dei frati predicatori è chiamato a buon diritto l’ordine angelico, in ragione del bianco saio dato dalla Santa Vergine. La vita di san Domenico, suo fondatore, racchiude molti segni prodigiosi, denotando una familiarità abituale con gli spiriti celesti.

Il primo segno: le suore di San Sisto

Un primo segno si riferisce al soggiorno del santo a Roma. “Egli era andato a visitare le suore di san Sisto – riporta la Berettoni – si faceva tardi e decise di rientrare al suo convento di santa Sabina sull’Aventino. Si volle trattenerlo, ma egli disse: ‘Il Signore vuole che me ne vada, ci invierà il suo Angelo’. Prendendo con lui frate Tancredi e frate Odone, egli uscì. Alla porta, essi trovarono un bellissimo giovane, in tenuta da viaggio, con un bastone in mano, che si mise a camminare davanti ad essi”.

Il Santo fece passare i suoi compagni tra la guida e lui stesso, “di modo che egli camminava per ultimo. Essi giunsero al convento le cui porte erano chiuse. Il giovane si diresse verso uno dei battenti della porta principale che si aprì da se stessa; entrò, introdusse i due frati ed il santo, riuscì e la porta si ritrovò chiusa come precedentemente. Fra Tancredi interrogò il santo: ‘Chi è quel giovane che ci ha accompagnati?’. Il Santo rispose: ‘Figlio mio, è un Angelo che Dio ha inviato alla nostra custodia’”.

Invocare il nostro angelo fa avvertire più vicina la sua protezione. La pratica dei

© Jose Luis Cernadas Iglesias / Flickr / CC

Il secondo segno: il vescovo di Faenza

Un secondo segno ci mostra il santo nelle sue corse apostoliche e che soggiorna presso il vescovo di Faenza. Questo fatto non è riportato da un autore assolutamente contemporaneo, come lo è il precedente; tuttavia, è così preciso e così interessante che non ho creduto doverlo omettere.

Annota Giuseppina Berettoni: “Quando san Domenico si alzava col suo compagno per cantare il mattutino, si constatò a diverse riprese che due giovani d’una grande bellezza si avvicinavano alle loro stanze con delle fiaccole accese e li guidavano tutti e due fuori dal palazzo episcopale le cui porte restavano chiuse, poi ritornavano in capo a qualche tempo. Il fatto fu riportato al vescovo che volle rendersene conto coi propri occhi. Avendo visto i due giovani portatori di fiaccole che accompagnavano il santo fuori, egli andò la mattina a trovare il suo ospite e, con grande rispetto, gli chiese chi fossero quei giovani che lo scortavano la notte. Il santo parve non comprendere”.

“Vieni alle gioie eterne”

Infine, pressato dal vescovo, “gli dichiarò che erano degli Angeli e che il luogo dove essi lo guidavano ogni mattina era una certa chiesa di Sant’Andrea, situata nelle vigne, dove aveva saputo per rivelazione che doveva edificarsi un convento del suo ordine. Profondamente toccato, il vescovo si affrettò a concedergli quella chiesa per far erigere al suo fianco un convento”.

Nessun dubbio che san Domenico non avesse avuto durante la sua vita ben altri rapporti con gli Angeli che sono rimasti sconosciuti. Un Angelo gli annuncia la sua preziosa morte dicendogli: “Vieni, mio benamato, vieni alle gioie eterne”.


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