12enne martire della castità, è stata proclamata beata da Papa Benedetto XVIIl 15 giugno la Chiesa ricorda la beata Albertina Berkenbrock, giovane martirizzata ad appena 12 anni per aver difeso la sua verginità.
Per la somiglianza tra le loro storie, la bambina del sud del Brasile è chiamata da molti “la Maria Goretti brasiliana”, in riferimento alla giovane santa italiana che subì il martirio nella stessa situazione.
Albertina era nata l’11 aprile 1919 a Imaruí, nello Stato brasiliano di Santa Catarina. Figlia di immigrati tedeschi che si rifacevano una vita nella nuova patria come agricoltori, ricevette da subito una formazione cattolica, e imparò fin da piccola le preghiere, che recitava con gioia. Partecipava attivamente alla vita religiosa della comunità, e si preparava con entusiasmo a ricevere la Prima Comunione. Albertina diceva che quello sarebbe stato il giorno più bello della sua vita.
Si confessava spesso e si comunicava sempre. Amava molto parlare dell’Eucaristia e coltivava una devozione speciale nei confronti della Madonna, recitando il Rosario con fervore. Era anche devota al patrono della comunità, San Luigi, che provvidenzialmente è considerato un modello di gioventù vissuta nella purezza del corpo e dell’anima.
Il 15 giugno 1931 Albertina, a 12 anni, diede la sua grande testimonianza, perdendo la vita per preservare la sua purezza spirituale e corporea.
Quel giorno, obbedendo a una richiesta del padre, andò a cercare un bue che si era perduto. Lungo la strada incontrò il suo aguzzino, un uomo di nome Idalício Cipriano Martins, che per qualche ragione usava anche il nome di Manuel Martins da Silva. Soprannominato “Maneco Palhoça”, aveva anche aiutato la famiglia nei lavori campestri. Quando la ragazza gli chiese se aveva visto l’animale che stava cercando, l’uomo le diede una falsa pista e la mandò in un punto in cui cercò di violentarla.
Albertina resistette con coraggio e non cedette.
Gettata a terra, si coprì il più possibile con gli abiti. Maneco le affondò un coltello nella gola, sgozzandola. Secondo quanto si legge nel sito dedicato alla beata, in quel momento il “suo corpo è macchiato di sangue, ma la sua purezza e la sua verginità sono intatte”.
L’assassino nascose il coltello e andò ad avvisare i familiari della bambina dicendo che era stata uccisa, sostenendo che il colpevole fosse un altro individuo, un uomo chiamato João Cândido, che fu anche arrestato.
Maneco, però, non riuscì a nascondere il suo crimine per molto tempo. Non smetteva di entrare e uscire dalla sala in cui si svolgeva la veglia funebre, nervoso, e quando si avvicinò alla bara la ferita sul collo della bambina iniziò a sanguinare di nuovo.
Il prefetto della città fece poi liberare João Cândido, e appese con lui un crocifisso nella cappella. I due seguirono la veglia. Qaundo la croce venne collocata sul petto della martire, João si inginocchiò, e con le mani sul crocifisso giurò la propria innocenza. In quel momento, secondo le testimonianze, la ferita smise di sanguinare.
Maneco Palhoça era intanto fuggito, ma poi venne arrestato, confessò il crimine e testimoniò che Albertina non aveva ceduto alle sue pressioni perché non voleva peccare.
La fama di Albertina iniziò a circolare rapidamente tra la popolazione locale, che conosceva la bambina, la sua educazione cristiana, il suo amore per la famiglia e il prossimo e il suo comportamento pieno di pietà e carità.
Albertina Berkenbrock è stata proclamata beata il 20 ottobre 2007 da Papa Benedetto XVI.