La croce astile riposava nella parrocchia di Saint Nicolas de Pont-Saint-Pierre. Lo scorso sabato 30 maggio, anniversario della morte di Giovanna d’Arco e sua festa liturgica, ha fatto ritorno a Rouen per il centenario della canonizzazione.
La mattina del 30 maggio 1431, verso le 9, Giovanna d’Arco fu condotta su una carretta verso la piazza del mercato di Rouen. Dopo averle dato la possibilità di confessarsi e comunicarsi, un centinaio di uomini scortarono la diciannovenne Pulzella verso il rogo. Lungo il tratto, il canonico Loyseleur, che durante il processo aveva piegato la ragazza, venne preso dai rimorsi: cercò di intervenire e di chiedere perdono, ma fu violentemente allontanato. Lo storico Adrien Harmand racconta che
Giovanna fu issata sul rogo. Poiché ne fece richiesta, le andarono a cercare la croce processionale della parrocchia del Saint-Sauveur, che lei strinse a sé baciandola e piangendo. La lasciò quando la legarono allo stipite che sormontava la catasta di legna. Mentre la legavano, continuava ad alzare suppliche e lai verso Dio e verso i santi, invocando specialmente san Michele.
«Ho bruciato una santa»
Isambard de La Pierre, il prete che scortò la santa sul rogo, raccontò in occasione del processo di riabilitazione:
Mi aveva pregato di tornare lì vicino con la croce, quando avessero appiccato il fuoco, e di fargliela vedere fino alla fine – cosa che ho fatto.
Mastro Jacques Trémolet de Villers, presidente dell’Associazione degli Amici di Giovanna d’Arco e autore di numerosi libri molto documentati sull’argomento, prosegue così il racconto:
Dopo aver pronunciato sei volte il nome di Gesù, lo urlò un’ultima volta e poi – dalla sua testa caduta sulla spalla – tutti capirono che era morta. Il cronachista riporta che tutti piangevano, anche il vescovo Cauchon. Il più segnato dalla vicenda rimase il boia, il quale avrebbe confessato più tardi che «mai l’esecuzione di un criminale gli aveva dato tanta pena quanto quella di questa ragazza». Dopo aver gettato nella Senna il cuore della ragazza, non bruciato nel rogo a dispetto dell’olio, del legno e delle frasche rabboccate, disse pure: «Ho molta paura di finire dannato, perché ho bruciato una santa».
Il parroco di Heudicourt, che assistette all’orribile scena, fu anch’egli scosso e disse:
Durante l’esecuzione, mastro Jean Alépée, allora canonico di Rouen, era accanto a me. Piangeva da destare meraviglia e l’ho sentito dire: «Magari fosse la mia anima ad essere lì dove credo che sia quella di questa donna!».
600 anni più tardi
Secondo l’inventario stilato dal ministero della Cultura, proprietario dell’oggetto, la croce astile è un pezzo di oreficeria in legno coperto di cuoio e vetro, risalente probabilmente al XV secolo. Si legge sul catalogo: «IHS MA / Donato da me, Simon Langlois, sacerdote a Parigi, 1600». Dopo essere stato conservato nell’abbazia di Fontaine-Guérard de Pont-Saint-Pierre, a pochi kilometri da Rouen, la croce riposa finalmente nella parrocchia di Pont-Saint-Pierre, nel dipartimento dell’Eure. Poiché nel XVI secolo la chiesa del Saint-Sauveur a Rouen fu confiscata dagli ugonotti, l’oggetto fu trafugato e custodito da allora.
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La croce doveva essere esposta in gran pompa per le Feste Giovannee di Rouen, previste per la fine dello scorso maggio. La crisi sanitaria ha fatto sì che le cose andassero diversamente, ma il parroco di Rouen, Geoffroy de La Tousche, ha approfittato della graduale riapertura per celebrare come si deve l’anniversario del martirio di Giovanna d’Arco e il centenario della sua canonizzazione nel 1920. Quasi 600 anni dopo la morte e cento dopo la canonizzazione, la croce venerata da Giovanna sul rogo è esposta agli abitanti della città. Dopo una presentazione a mons. Dominique Lebrun, arcivescovo di Rouen, una processione ha accompagnato la croce dalla cattedrale fino alla piazza del mercato. È stata poi celebrata una messa per commemorare l’oblazione della santa. Già alla sera la croce è stata riportata a Pont-Saint-Pierre.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]