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Sarà presto beatificato il sacerdote martirizzato dallo Stato Islamico in Iraq

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Jesús Colina - pubblicato il 05/06/20
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13 anni fa, padre Ragheed Ganni veniva assassinato insieme a tre suddiaconi, martiri dell’EucaristiaEra il 13 giugno 2007. Padre Ragheed Ganni, di 35 anni, contro gli ordini dello Stato Islamico che aveva occupato con la forza Mosul, in Iraq, aveva appena finito di celebrare la Messa domenicale.

“Ti avevamo detto di chiudere la chiesa, perché non lo hai fatto?”, gli ha gridato uno dei combattenti barbuti dell’autoproclamato Califfato, lo Stato Islamico, che si erano presentati nel tempio sapendo che i cristiani vi si erano riuniti.

Il sacerdote aveva già ricevuto minacce ed era stato vittima di attentati dal 2004, perché offriva il suo servizio sacerdotale nella chiesa dello Spirito Santo di Mosul, e sapeva perfettamente quello che poteva accadergli.

“La Casa di Dio non si può chiudere”, ha risposto con semplicità al minaccioso jihadista.

p ragheed

Insieme a padre Ganni c’erano tre suddiaconi che lo avevano assistito durante la liturgia domenicale in rito caldeo: Basman Yousef Daud, Wahid Hanna Isho e Gassan Isam Bidawed. Quest’ultimo era accompagnato dalla moglie.

La conversazione non è proseguita. I soldati del jihad lo hanno costretto, spingendolo, ad allontanarsi da lei. Quando erano ormai fuori dal campo visivo della donna, hanno giustiziato a sangue freddo i quattro cristiani per il semplice crimine di aver pregato nella loro chiesa.

Gli assassini hanno abbandonato i loro corpi accanto alla chiesa, e li hanno circondati di esplosivo perché nessuno potesse avvicinarsi. La polizia di Mosul ha impiegato ore a disinnescare le bombe. Solo di notte le famiglie hanno potuto riabbracciare i corpi senza vita dei quattro martiri.

FATHER RAGHEED GANNI

Father Ragheed Ganni | Facebook

Verso la beatificazione

Qualche mese fa, la causa di beatificazione di padre Ragheed e dei suoi suddiaconi, figura oggi ancora vigente nella Chiesa caldea, è stata trasferita alla Congregazione delle Cause dei Santi.

Oggi la Chiesa lo riconosce già con il titolo di “servo di Dio”.

Visto che i fatti mostrano in modo evidente che la loro morte è stata un autentico martirio, il processo è più semplice. Nel caso dei martiri, la procedura della causa di beatificazione non richiede il riconoscimento di un miracolo attribuito alla loro intercessione.

La causa diocesana del processo di beatificazione si è concluso in Iraq il 27 agosto 2019 con il riconoscimento ufficiale del martirio.

Martire dell’Eucaristia

Ragheed Ganni era nato a Karemlesh il 20 gennaio 1972. Dopo aver studiato Ingegneria all’università locale era entrato in seminario studiando teologia a Roma, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, laureandosi in Teologia ecumenica.

Oltre all’arabo parlava italiano, inglese e francese. Tornato in Iraq, informava su quello che accadeva nel suo Paese in qualità di corrispondente dell’agenzia internazionale AsiaNews, del Pontificio Istituto Missioni Estere.

Il 22 aprile 2017, nella celebrazione della memoria dei nuovi martiri nella basilica di San Bartolomeo a Roma, Papa Francesco ha indossato la stola rossa con cui padre Ganni celebrava l’Eucaristia.

“È stato un autentico martire dell’Eucaristia”, ha dichiarato su Vaticannews.va in occasione dell’anniversario del martirio di padre Ganni il sacerdote Rebwar Basa, di sei anni più giovani, che è stato suo allievo di Teologia ecumenica all’Università di Baghdad.

Il sacerdote ha scritto il libro “Un martire del jihadismo. La storia di padre Ragheed Ganni, assassinato in Iraq”, pubblicato a livello internazionale dall’organizzazione Aiuto alla Chiesa che Soffre.

Padre Ganni “ha resistito per cinque anni, e la sua ultima azione ha consistito nella celebrazione della Messa: ha distribuito la Comunione ai suoi fedeli, e subito dopo è stato assassinato. Ha dato il suo sangue per Gesù, per la Chiesa, per i suoi fedeli. È stato davvero un martire dell’Eucaristia”, ha aggiunto il suo ex allievo e biografo.

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