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Papa Francesco chiama i vescovi USA per sostenere il messaggio della Chiesa contro il razzismo

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Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 05/06/20
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“In questo momento impegnativo per i nostri ministeri e il nostro Paese, spero che tutti possiamo trovare consolazione e forza nelle preghiere e nell’incoraggiamento del nostro Santo Padre”, afferma il presidente dei vescoviIl 3 giugno, Papa Francesco ha chiamato l’arcivescovo José H. Gómez di Los Angeles, presidente della Conferenza Episcopale statunitense, per esprimere la sua vicinanza alla Chiesa e al popolo del Paese in questo momento di tribolazione dopo le proteste e le violenze provocate dalla morte di George Floyd mentre era sotto custodia della polizia a Minneapolis il 25 maggio.

Come presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB), l’arcivescovo Gómez ha informato i suoi fratelli nell’episcopato della telefonata in un comunicato, affermando che il Papa ha assicurato le sue preghiere e ha ringraziato per “il tono pastorale della risposta della Chiesa” di fronte alle manifestazioni in tutto il Paese e l’approccio pacificatore nelle loro “dichiarazioni e azioni dalla morte di George Floyd”.

L’arcivescovo Gómez, a nome della Conferenza Episcopale, ha trasmesso la sua gratitudine al Pontefice per le sue parole di sostegno, espresse anche durante l’udienza generale del mercoledì, e ha assicurato al Papa le sue preghiere.

Papa Francesco: “Non possiamo tollerare alcun tipo di razzismo”

“Non possiamo tollerare né chiudere gli occhi su qualsiasi tipo di razzismo o di esclusione e dobbiamo pretendere di difendere la sacralità di ogni vita umana”, ha affermato Papa Francesco dalla Biblioteca Apostolica Vaticana al termine dell’udienza generale, riferendosi alla “tragica morte del signor George Floyd”, morto dopo che un poliziotto bianco lo ha soffocato premendogli il ginocchio sul collo per almeno otto minuti.

“Nello stesso tempo dobbiamo riconoscere che la violenza delle ultime notti è autodistruttiva e autolesionista. Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde”, ha aggiunto richiamando le parole dell’arcivescovo Gómez nella sua dichiarazione del 31 maggio.

I vescovi statunitensi contro la violenza

“In questo momento impegnativo per i nostri ministeri e il nostro Paese, spero che tutti possiamo trovare consolazione e forza nelle preghiere e nell’incoraggiamento del nostro Santo Padre”, ha scritto l’arcivescovo ai vescovi.

Nella sua dichiarazione a nome dei presuli statunitensi su George Floyd e sulle proteste in molte città degli Stati Uniti, l’arcivescovo Gómez ha definito la morte di Floyd “senza senso e brutale, un peccato che grida al cielo chiedendo giustizia”. “A nome dei miei fratelli vescovi”, ha aggiunto, “condivido l’indignazione della comunità afroamericana”.


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La crudeltà contro George Floyd

“La crudeltà e la violenza che ha subìto non riflettono la maggior parte degli uomini e delle donne che fanno parte dei corpi di polizia, che svolgono il proprio dovere con onore, lo sappiamo”, ha scritto l’arcivescovo. “Confidiamo nel fatto che le autorità civili indagheranno su questo omicidio con molta cura e si assicureranno che chi ha commesso il crimine ne risponda”.

“Bruciare e saccheggiare le comunità e distruggere il sostentamento quotidiano del prossimo non ci fa avanzare nella causa dell’uguaglianza razziale e della dignità umana”, ha sottolineato il presule.

“Manteniamo gli occhi posti sul prezzo della verità e del cambiamento duraturo. Le proteste legittime non devono essere sfruttate da persone con valori e agende diversi”.

“Non dobbiamo permettere che si dica che George Floyd è morto invano. Dobbiamo onorare il sacrificio della sua vita con l’eliminazione del razzismo e dell’odio dai nostri cuori e rinnovando il nostro impegno a rispettare la promessa sacra della nostra Nazione di essere un’amata comunità di vita, libertà e uguaglianza per tutti”.

Proteste contro il razzismo

I disordini provocati dalla morte di Floyd si sono moltiplicati in molte città degli Stati Uniti, con scene di guerriglia urbana e proteste contro la polizia, che hanno provocato più di 4.000 arresti e il coprifuoco in quasi 40 città.

Nella sua telefonata all’arcivescovo Gómez, il Papa ha assicurato ai vescovi le sue continue preghiere e la vicinanza nei giorni e nelle settimane a venire, riservando preghiere speciali all’arcivescovo Bernard A. Hebda e alla Chiesa locale di Saint Paul e Minneapolis.



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Canalizzare la rabbia in modo sano

Dal Vaticano è stata proposta l’organizzazione di un evento di preghiera ecumenica e interreligiosa: “Nelle tante città degli Stati Uniti in cui sono esplose le violenze, vorrei invitare i vescovi, i sacerdoti, i pastori e i leader delle diverse comunità a organizzare un evento ecumenico, interreligioso”, ha detto a Vatican News il cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero della Santa Sede per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale.

Il porporato ha esortato a realizzare questa preghiera “in un parco, all’aperto, e si potrebbero riunire tutte le persone per pregare. L’unica cosa di cui George Floyd ha bisogno in questo momento è la preghiera: la preghiera, mentre si presenta davanti a Dio”.

“Come Chiesa cattolica, questo è ciò che possiamo fare: pregare per George, adesso. E sarebbe bello se si potesse organizzare un grande evento di preghiera per riunire le persone. Darebbe loro la possibilità sì di esprimere la loro rabbia repressa, ma in un modo che sia sano, religioso e porti alla guarigione”, ha concluso.


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