L’importanza fondamentale della relazione tra gli sposi in tutte le dimensioni dell’amore: erotico, donativo, di amicizia.
di Pietro e Filomena
Nell’ultima diretta di “3 Coppie 2.0″ che con un pizzico di brio da qualche settimana portiamo avanti insieme ad Antonio e Luisa, Claudia e Roberto, abbiamo tentato di affrontare il tema della Sessualità.
Tema “scottante” che noi come “Sposi&Spose di Cristo” abbiamo letto da un punto di vista spirituale.
Ecco cosa abbiamo detto!
Buona lettura…
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Nel libro della Genesi 2,23 leggiamo:
Allora l’uomo disse:
«Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna (‘isshà)
perché dall’uomo (‘ish) è stata tolta».
In italiano facciamo un po’ di fatica a capire il senso di queste parole che vengono comunemente chiamate: “il canto di gioia di Adamo”.
Nel testo originale troveremmo:
La si chiamerà ‘isshà
perché da ‘ish è stata tolta.
Quindi il termine che l’ebraico usa per definire donna è ‘isshà e per definire l’uomo usa ‘ish.
Cosa significano queste due paroline? Hanno più significati, non solo donna e uomo, ma anche sposo/a, amico/a, fratello/sorella, amante.
Quindi le tre dimensioni dell’amore erotico, dell’amicizia e dell’amore donativo che nell’antichità erano separate, nel testo Biblico sono unite. In questo vediamo una carica profetica enorme…pensando a quando è stata scritta la Genesi è davvero sconvolgente!
La Bibbia ci sta dicendo che l’amore si può vivere a 360° nella coppia.
Quindi Eros (amore erotico) e Agape (amore donativo) non sono più separati! Lo sposo e la sposa sono chiamati a diventare amici ed amanti
Il matrimonio è costituito da due aspetti fondamentali: l’aspetto unitivo e quello procreativo.
L’aspetto unitivo è crescere nella comunione tra i coniugi, aiutarsi a donare la vita per percorrere insieme la via della santità.
I termini ‘ish e ‘isshà indicano l’aspetto unitivo della coppia: maschio e femmina vivono la sponsalità con il corpo, la psiche e l’anima.
Il termine Sposo/a viene dal latino SPONS che significa promessa. Promessa di cosa?
Del dono di sé. L’essere umano può portare a compimento la sua umanità solo nel dono sincero di sé.
L’uomo e la donna portano inscritta nel corpo la sponsalità come vocazione alla comunione delle persone.
Parlando di sessualità, pensiamo subito all’atto pratico (per così dire), mentre dobbiamo ricordarci che l’amicizia tra gli sposi è il primo elemento dell’aspetto unitivo della coppia.
Una buona intimità sessuale dipende da una buona qualità della relazione tra gli sposi.
Infatti il matrimonio è un’unione che possiede tutte le caratteristiche di una buona amicizia: ricerca del bene dell’altro, reciprocità, tenerezza, intimità, stabilità.
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Il matrimonio si rivela così un’amicizia che comprende le note proprie della passione orientata verso un’unione sempre più intensa
La Chiesa ci dice che il Matrimonio non è stato istituito solo in vista della procreazione (ovvero i figli), ma per far crescere l’amore reciproco tra i coniugi per portare a compimento la propria umanità e la propria vocazione alla comunione.
La Chiesa, nella sua sapienza, sottolinea che le due dimensioni non devono essere separate. Infatti se nella vita concreta c’è uno squilibrio tra la dimensione unitiva e quella procreativa…questo porta allo squilibrio della coppia. Ai litigi, al non comprendersi più, a vivere male.
Per esempio abbiamo conosciuto diverse coppie che hanno vissuto intensamente l’apertura alla vita ed hanno diversi figli; però magari in queste situazioni non trovano più il tempo per guardarsi negli occhi, assorbiti dall’impegno che richiedono i bambini, non riescono più a coltivare la loro relazione.
Molti di loro pensano che uscire in coppia ormai sia impossibile, sia per motivi logistici, ma anche perché ci si sente in colpa per aver lasciato i figli per andare a divertirsi insieme.
In questi casi è importante comprendere che non esistono 2 beni in contrapposizione, ma che la famiglia è sempre al centro…e senza coppia non c’è famiglia.
Se la coppia soffre, soffre tutta la famiglia, figli compresi
Se la coppia si prende cura di sé stessa anche i figli sono felici.
Se mamma e papà escono insieme non solo per sbrigare commissioni, parlano tra di loro (e non solo dei figli), si chiedono “come stai?”, sognano e fanno progetti insieme (in una parola: coltivano l’amicizia) …faranno anche bene l’amore e avranno voglia di farlo sempre con la stessa persona proprio perché l’amicizia cresce con gli anni, il tempo e le esperienze vissute insieme.
Nel racconto della Creazione ricorre una frase: “e Dio vide che era cosa buona.”Ma al momento della creazione dell’uomo, come sappiamo, troviamo “Dio vide che era cosa molto buona”.
La parola Buono in ebraico è TOB. Questa parola è difficile da tradurre in italiano in quanto un solo vocabolo racchiude diverse sfumature presenti contemporaneamente. E’ presente un senso morale, per cui lo si rende in italiano con buono, c’è poi un senso di carattere pratico, ovvero utile ancora meglio traducibile con conforme allo scopo, un senso estetico che traduciamo con bello, infine, in senso più ampio significa anche vero, armonioso.
Essere definiti TOB per gli esseri umani non è un complimento, ma è una responsabilità; nella parola TOB come abbiamo visto “bellezza, bontà, verità e utilità (nel senso di essere conforme allo scopo)” sono inseparabili.
Senza bontà e verità tutto potrebbe essere ridotto ad un oggetto e strumentalizzato; ciò che è buono, bello ed utile non si deve mai disgiungere da ciò che è vero
Quindi la sessualità per essere buona, bella e conforme allo scopo, non può essere separata dall’amore che si dona totalmente.
In una prospettiva cristiana, la sessualità non è un bene di consumo o una fonte di gratificazione fine a se stessa. La sessualità è il linguaggio dell’amore e questo linguaggio può essere più o meno veritiero, più o meno menzognero.
Un’unione sessuale può dirsi vera e utile cioè conforme allo scopo della comunione, quando l’unione del corpo simboleggia e compie l’unione della vita e, quindi, esprime una relazione di totale coinvolgimento, di reciproca donazione della propria vita, di corresponsabilità, di condivisione.
Unirsi fisicamente al di fuori di questo contesto umano denso e impegnativo appiattisce la sessualità sulla genitalità e la svuota del suo significato più autentico, rendendola una «parola» vuota anche se momentaneamente esaltante.
L’unione sessuale trova il suo contesto appropriato nel matrimonio perché nel matrimonio, inteso come progetto globale di vita, la sessualità può esprimere le due dimensioni fondamentali dell’amore coniugale, la comunione e la fecondità.
Quindi possiamo dire che la sessualità, tanto quanto la preghiera, il perdono, la cura delle relazioni e tutto quello che abbiamo detto fino ad oggi, ci aiuta ad essere felici.
Dio non ci dà regolette da seguire, ma ci indica la via della felicità. In questo caso, sin dalla creazione, ci dice che è possibile essere felici vivendo, ad esempio, la fedeltà, la sessualità in una unione stabile ed indissolubile, nella relazione con il coniuge che è diverso da me e che mi mette in discussione…ma è proprio in questa unione, così faticosa a volte…diciamolo…che sboccia la bellezza della nostra vita.
Dio ha già detto sulla tua vita quella parola di sapienza, di grazia e di benedizione perché la tua vita possa essere buona, bella, vera, utile e felice.
Sta a te intraprendere questa strada e anche se adesso pensi di essere nella tristezza, nella rassegnazione, anche se la felicità ti sembra qualcosa di molto lontano…c’è già da oggi un piccolo passo possibile che puoi fare.
Cerca di vederlo e se non lo vedi lasciati aiutare a trovarlo. Sarà piccolo, ma ti mette in cammino sulla via della felicità e della vita con Dio.
QUI IL LINK ALLL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG SPOSI E SPOSE DI CRISTO