Dopo De Lubac, Daniélou e von Balthasar, Jean Duchesne ci presenta Louis Boyer. Pastore luterano convertito al cattolicesimo, aveva scoperto l’importanza della liturgia e della tradizione, in particolare grazie ai benedettini. Vicino a Paolo VI, giocò un ruolo importante e critico nell’attuazione delle riforme liturgiche che seguirono il Concilio Vaticano II.
Venuto dal protestantesimo un po’ come Newman (che però era stato anglicano, non luterano), e rimasto tanto profondamente anticonformista quanto più era diventato tradizionale, Louis Bouyer (1913-2004) ha saputo «riformulare in modo nuovo l’essenziale della fede cattolica», come di lui ha detto il cardinale Lustiger, di cui era stato professore.
Vita
Nato a Parigi in una famiglia luterana, Louis Bouyer entrò al seminario protestante e fu ordinato pastore nel 1936. Aveva però scoperto l’importanza della liturgia e delle tradizioni frequentando ambienti russi ortodossi e benedettini. Impedito dalla guerra nel recarsi a Oxford per sostenervi una tesi, nel 1939, e rifugiato nell’abbazia di Saint-Wandrille, vi prese coscienza del fatto che le esigenze della fede erano pienamente assunte nella Chiesa cattolica, e domandò di esservi accolto. Cosa che ha prodotto le confidenze autobiografiche raccolte in Dal protestantesimo alla Chiesa (1955).
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Entrato nell’Oratorio di Francia e divenuto prete nel 1944, fu inviato a insegnare al liceo di Juilly. Ebbe come alunno Philippe Noiret, notò i suoi talenti e persuase i di lui genitori a lasciarlo diventare attore. Parallelamente, difese la propria tesi all’Institut Catholique di Parigi, poi gli furono affidati dei corsi e in particolare le cattedre di Dogmatica, Sacra Scrittura, Storia della Chiesa e Spiritualità. Durante il suo noviziato oratoriano si era unito al movimento del rinnovamento liturgico, e nel 1945 pubblicò Il Mistero pasquale. Questo commentario degli antichi riti del Triduo, dal Giovedì santo alla mattina di Pasqua, contribuì al ristabilimento della Veglia pasquale, nel 1951, e gli valse di veder pubblicare i libri tratti dai suoi corsi.
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Alcune delle sue idee parvero nondimeno audaci, e nel 1962 delle polemiche lo condussero a dimettersi. Da allora insegnò per una parte dell’anno accademico negli Stati Uniti (dove era invitato fin dal 1952), dedicando il resto del tempo a scrivere, in lunghi ritiri nei chiostri delle abbazie de La Lucerne, poi di Landévennec e infine di Saint-Wandrille. Aveva partecipato alla preparazione del Vaticano II e giocò un ruolo capitale ma critico nell’attuazione delle riforme liturgiche che seguirono. Nominato da Paolo VI, che l’apprezzava da molto tempo, nella Commissione Teologica Internazionale creata nel 1970, rifiutò la porpora cardinalizia e si dedicò unicamente al dialogo ecumenico. Nel 1997 la sua declinante salute rese necessario il trasferimento presso le Petites Sœurs de Pauvres, a Parigi, lì dove si spense nel 2004.
Opera
Louis Bouyer ha pubblicato più di cinquanta libri. La sua ispirazione è chiaramente nella Parola di Dio. La teologia deve attingervi prima di sottomettersi a questioni filosofiche, perché la Rivelazione arricchisce il pensiero umano di concetti che gli sarebbero indeducibili. Le Scritture restano chiaramente vitali per la preghiera, sia personale sia liturgica, e per i sacramenti: l’uomo vi riceve non soltanto quel che Dio rivela di Sé stesso, ma anche le parole per rispondervi e agire conseguentemente.
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La Bibbia e l’Evangelo (1951) accompagna e giustifica così l’evento forse più considerevole della storia della Chiesa nel XX secolo, cioè la riscoperta del Primo Testamento da parte dei cattolici. I lavori del padre Bouyer partono quindi dalla Rivelazione e studiano le interpretazioni successive nella storia fino ad arrivare a un’attualizzazione dell’essenziale. Questo principio si applica ai riti e ai sacramenti (La Vita della liturgia, 1965), messa compresa, con particolare insistenza sulle fonti giudaiche (Eucaristia, 1966) e sulla spiritualità, che il padre Bouyer è stato senza dubbio il primo a definire rigorosamente nella sua Storia della spiritualità cristiana (1961-1965). Ha pure presentato i tre “stati di vita” nella Chiesa: quello dei consacrati (Il senso della vita monastica, 1950), di tutti i battezzati (Introduzione alla vita spirituale, 1960) e dei sacerdoti (Il senso della vita sacerdotale, 1961).
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I nove tomi che formano una triplice trilogia della sua grande sintesi teologica, concepita e cominciata fin dal 1957, e terminata tra il 1970 e il 1994, partono ugualmente dalle fonti bibliche e proseguono attraverso la ricezione nel corso dei secoli per trarre conclusioni utili. Un primo pannello – sull’economia (o “il piano”) della Salvezza, comporta un’antropologia basata sulla Vergine Maria (Trono di Sapienza), una sociologia (La Chiesa di Dio) e una cosmologia che tiene in conto dei risultati delle scienze (Cosmo). La parte centrale è teologica nel senso stretto del termine, con un volume su ciascuna delle Persone della Trinità: Il Padre invisibile, Il Figlio eterno e Il Consolatore (lo Spirito Santo). L’ultimo trittico poggia su tre nozioni-chiave: il mistero e la mistica (Mysterion), la conoscenza di Dio (Gnosis) e la sapienza (Sophia).
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Padre Bouyer ha poi scritto su diversi santi e sante, sull’umanesimo del Rinascimento, sulle icone e sulle leggende del Graal. Amico degli scrittori T.S. Eliot, Elizabeth Goudge, J.R.R. Tolkien e Julien Green, ha pubblicato diversi romanzi sotto pseudonimo.
Da leggere
Molte delle sue opere sono state recentemente ristampate in francese: Mestiere di teologo (interviste in cui spiega il suo lavoro) nel 2005 per i tipi di Ad Solem, le Memorie sono state pubblicate nel 2014 per il Cerf. Tra gli opuscoli che tutti dovrebbero leggere si possono segnalare le ristampe di Architettura e liturgia (Cerf 2009), che ci permette di comprendere le nostre chiese, e di Iniziazione cristiana (Cerf 2012), il cui titolo parla da sé. Segnaliamo infine Mistero e Ministeri della donna, ristampato nel 2019 da Ad Solem e vertente su una questione tanto discussa nell’ora presente.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]